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GIORNO PER GIORNO 25 gennaio

Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancora.


25 gennaio 1890

Nellie Bly completa il suo viaggio attorno al mondo in 72 giorni. È stata la prima che si è dedicata al giornalismo investigativo e la creatrice del genere di giornalismo sotto copertura. Ci si ricorda di Hunter Thompson, Tom Wolfe e il new journalism e ci scordiamo di Nellie Bly.

La verità svelata dalla finzione. Nellie Bly (1864-1922), madre del giornalismo investigativo, è stata pioniera delle inchieste sotto copertura. Nel 1887 si finge pazza e si fa internare nel manicomio dell’isola Blackwell per poi denunciare i terribili maltrattamenti e gli abusi subiti dalle pazienti. Successivamente si fa arrestare per poter raccontare le storie delle detenute, ma prima riesce a farsi assumere come operaia per poter scrivere di sfruttamento e povertà. Di tanto altro si occuperà Bly che allo scoppio della Grande guerra sarà la prima donna reporter al fronte. Ma anche la prima e l’unica a convincere il direttore del suo giornale – Joseph Pulitzer – a farla partire, senza la compagnia di un uomo, per il giro del mondo in meno di 80 giorni. Aveva appena letto il libro di Jules Verne e riuscì a battere la fiction: il 25 gennaio 1890 completa il giro del mondo in settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi. Un’impresa che la trasforma in un fenomeno di costume con milioni di fan che avevano letto le sue cronache e partecipato alla lotteria indetta dal giornale sulle sue imprese. www.nellieblyonline.com


25 gennaio 1976

Secondo concerto di Bob Dylan a supporto della liberazione di “Hurricane” Carter, il pugile afroamericano imprigionato ingiustamente e vittima di un pregiudizio razziale. si svolge a Houston (Texas) il 25 gennaio 1976. Apriva di fatto la serie di concerti che sarebbe culminata nel tour primaverile di quell’anno della Rolling Thunder Revue, con Dylan deciso a ripetere l’entusiasmante esperienza e il successo dell’autunno precedente. Il grande circo itinerante, una comunità ambulante, come l’aveva pensata comprendeva non solo musicisti, attori, ma anche alcuni dei nomi più importanti della beat generation come Anne Waldman e Allen Ginsberg.


25 gennaio 1953

Il viaggio di William Bourroughs verso la sacra via dello Yage, la potente pianta amazzonica, prosegue con tappa in Bolivia. Il 25 gennaio scrive a Ginsberg una nuova lettera “Caro Al, Bogotà è su un pianoro circondato da montagne. L’erba della savana è di un verde brillante, e qui e lì monoliti pre-colombiani in pietra nera sono incastonati nell’erba. Una città dall’aspetto lugubre e sombre. La mia camera d’albergo è un bugigattolo senza finestra (le finestre sono un lusso in Sud America) con verdi pareti di compensato e un letto troppo piccolo. Per un gran tempo sono rimasto lì sul letto paralizzato dall’alcool. Poi sono uscito nella sottile aria gelida per andare a bere, ringraziando Dio di non essere arrivato in questa città malato di droga.” La lettera prosegue con il racconto della visita all’Università alla ricerca di tracce dello Yage. Nell’istituto regna un grande disordine, uffici chiusi e senza targhette. “Mi sono arrampicato sopra gabbie da imballaggio e animali imbalsamati e torchi per pressare campioni botanici. Questi articoli vengono mossi continuamente senza nessuna ragione apparente”. Burroughs fa conoscenza con un altro disperato alla ricerca di campioni. Dall’aspetto lo giudica professore ad Harvard. E’ il Dottor Schindler della Commissione Agricola Americana, alla ricerca dei suoi campioni di un raro cacao selvatico, ovviamente introvabile nel disordine. “Gli chiesi dello Yage – Oh sì- disse, – ne abbiamo dei campioni qui. Venga con me e glieli farò vedere. Mi fece vedere un campione seccato di Yage che mi aveva l’aria di essere un genere di pianta insignificante. Sì, l’aveva preso. – Ho visto i colori ma non ho avuto visioni. (…) Gli chiesi della telepatia. – E’ tutta immaginazione, naturalmente,-disse”.


25 e 26 gennaio 2001

a Davos, in Svizzera, mentre sotto l’alta protezione della polizia si svolgeva il World Economic Forum, che vedeva riuniti capi di stato e delle grandi imprese, manifestanti riescono a sfuggire alla chiusura dei confini e, come a Seattle per il G8, interrompere il Forum. Allo stesso tempo a Porto Alegre in Brasile si apre il primo Forum Sociale Mondiale; riunirà per quasi una settimana molte Organizzazioni Non Governative e migliaia di attivisti di varia sensibilità politica ma tutti contrari alla sfruttamento globalizzato del neoliberismo capitalista. Durante i quattrocento convegni, seminari e dibattiti esprimeranno il loro rifiuto del liberalismo economico e dell’implacabile logica del denaro. “Il mondo non è una merce” (José Bové). Inoltre, gli hacker riescono a penetrare nel sistema di sicurezza del Forum di Davos e rubare i dati riservati (indirizzi, numero di carte di credito, ecc.) delle personalità e dei capi di stato presenti. Come a Seattle nel 1999, dove forme nuove di lotta si intrecciano ospitando operai e intellettuali, concerti punk e hard core e incontri d nuova spiritualità, sembra di nuovo marciare come negli anni Sessanta l’opposizione creativa di chi non si rassegna a considerare questo come unico mondo possibile.

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