GIORNO PER GIORNO 26 gennaio
- Andrea Colombu
- 1 mar 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancora.
26 gennaio 1966
Si tiene L’Angry Arts Weeks, organizzato dagli artisti che avevano base nella Lower East Side di New York, tra cui Peter Schuman della compagnia teatrale Bread&Puppets, Michael Brown dei Pageant Players, Osha Neumann e Ben Morea, pittore e animatore dei gruppi Black Mask e Motherfuckers. L’evento, che si protrarrà sino al 5 febbraio, è considerato per la East Coast il più significativo momento artistico collettivo di lotta contro la guerra in Vietnam. Più di cinquecento artisti, con video, musica su diversi palchi e iniziative in quindici localit à di Manhattan raggiunte con un camion che ospitava a rotazione performance diverse.
l’Angry Arts Week ha avuto origine dalla chiamata degli artisti Dore Ashton e Max Kozloff con un appello sottoscritto dalle associazioni di studenti e docenti dal Greenwich Village Peace :
“Noi, ARTISTI E SCRITTORI PROTESTA, vi invitiamo a partecipare a un collage di indignazione, da montare per la causa della pace, dal 29 gennaio al 4 febbraio 1967, al Loeb Student Center, New York University. Intitolato The Angry Arts, presenterà, in un contesto di eventi, letture di poesie, film, musica e teatro, tele di dimensioni panoramiche, su cui a voi artisti di New York, viene chiesto di dipingere, disegnare o allegare qualsiasi immagine o oggetto che esprimerà o rappresenterà la tua rabbia contro la guerra… Siamo anche interessati a qualsiasi tipo di invettiva visiva, caricatura politica o materiale selvaggio correlato a cui vorresti contribuire. Partecipa nello spirito di collaborazione con altre comunità artistiche della città in un disperato appello per la sanità mentale”
26 gennaio 1969
concerto dei Grateful Dead all’Avalon Ballrom di San Francisco. La registrazione della serata, assieme a quella effettuata il 26 febbraio al Fillmore West, finirà nel primo disco live della band, finalmente capace di restituire agli ascoltatori la dimensione acida e dilatata della musica della band. Tra i brani mai prima compresi in altri album, eccetto Saint Stephen, compare Dark Star, della durata di un’intera facciata, 23 minuti, con il testo di Robert Hunter, poeta e paroliere. Il pezzo viene considerato vero manifesto lisergico dei Grateful Dead e di un’intera stagione culturale.
La stella oscura si schianta, riversando la sua luce nella cenere La ragione si sbriciola, le forze si staccano dall’asse Proiettore di ricerca che lancia i difetti nelle nuvole dell’illusione Andremo, tu ed io finché possiamo Attraverso il transitivo tramonto dei diamanti?
Lo specchio si frantuma nei riflessi informi della materia Mano di vetro che si dissolve nel ghiaccio, fiori di petali che ruotano La signora in velluto si allontana nelle notti dell’addio. Andremo, io e te, finché possiamo Attraverso la notte transitiva dei diamanti?
26 gennaio 1962

ripresa della performance Ray Gun Theatre di Claes Oldenburg’s.
Claes Thure Oldenburg, artista della Pop Art e precursore delle idee del movimento Fluxus, nel giugno 1961 aveva trasferito il proprio atelier in un negozio al 107 East Second Street nel lato meridionale di Manhattan . Nella stanza sul retro installò la cosiddetta manifattura Ray-Gun, una produzione che utilizzando materiali di scarto riproduceva con deliberata grossolanità le merci in vendita nei negozi che gli stavano intorno, ma tutto in versione iper, gelati di gesso e hot dog pantagruelici, vestiti per bambine gigantesse ecc.. Uno stravolgimento estetico e straniante del bene di consumo e insieme dell’idea borghese che l’arte sia solo creazione e non business. Come artigiano diventava pasticcere e tappezziere, sarto, macellaio e come performer teatralizzava l’idea del rifiuto del consumo offrendo al pubblico di acquistare le sue opere con denaro da lui stesso creato e distribuito. Come la sua figura ricorrente, il robot Ray Gun, rinato da diverse forme di rifiuti e materiali urbani di scarto,anche la moneta corrente nel suo ”store” avevano il Ray Gun come unità di misura.
La locandina recita:”Ray Gun Theatre.” Performances include: “Store Days”, “Nekropolis”, “Injun (N.Y.C.)”, “Voyages”, “World’s Fair”. Illustrated with photograph of a rehearsal for the performance “Circus (L’arte e ciò che ne resta fuori L’esempio di The Store di Claes Oldenburg Ironworks / Fotodeath)”, già in esposizione per tutto il mese di dicembre 1961.
leggi anche “L’arte e ciò che ne resta fuori L’esempio di The Store di Claes Oldenburg” Michael Lüthy e Bernhard Schieder
Commenti