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GIORNO PER GIORNO 31 gennaio

Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancora.


31 gennaio 1947

L’articolo del Dr Beer “Sa follie” pubblicato sull’ultima pagina del settimanale Arts interamente dedicata a Van Gogh e alla mostra tenuta all’Orangerie suscita l’indignazione di Antonin Artaud che scriverà il saggio Van Gogh, il suicidato della società

Antonin Artaud, drammaturgo, attore e regista, autore di uno dei più significativi testi sul teatro Il teatro e il suo doppio, tra le menti più creative di tutto il Novecento, internato anch’egli come Vincent van Gogh in un istituto psichiatrico e sottoposto ad elettroshock definì “crimine organizzato” quello compiuto dalla società nei confronti di Vincent van Gogh.

“Van Gogh […] non si è suicidato in un impeto di pazzia, nel panico di non farcela, ma invece ce l’aveva appena fatta e aveva scoperto chi era quando la coscienza generale della società, per punirlo di essersi strappato ad essa, lo suicidò”

“Si introdusse dunque nel suo corpo, questa società, assolta, consacrata, santificata e invasata, cancellò in lui la coscienza soprannaturale che egli aveva appena assunto, e, come un’inondazione di corvi neri nelle fibre del suo animo interno, lo sommerse con un ultimo sobbalzo, e, prendendo il suo posto, lo uccise.” scrive Artaud.

Il dottor François-Joachim Beer aveva scritto: “Van Gogh era uno squilibrato con eccitazioni violente di tipo maniacale, con scatenamenti brutali come manie rabbiose (forme miste di Kraepelin). Aveva una pesante eredità dovuta a una probabile specificità del padre, morto di un ictus apoplettico (il fratello maggiore era nato morto, quello minore morto demente); dal lato materno, dichiarò lui stesso di avere tare epilettiche. Sin dall’infanzia, attirava l’attenzione dei parenti per i suoi capricci, la sua caparbietà, ed accessi di collera violenti e convulsivi” e “La sua mancanza di ponderazione mentale si rivelava nelle eccentricità: ingoia i colori, minaccia Gauguin e il dottor Gachet, esce di notte per dipingere alla luce di una corona di candele fissate sul cappello; ossessionato da idee di autocastrazione, si mozza il lobo di un orecchio”

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