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GIORNO PER GIORNO 16 febbraio

Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancora.


16 febbraio 1967

Ad Austin (Texas) Magick Mirrah And The Psychedelichrome Kaleidoscope presentano: “Electric Kool-Aid Edition” con la proiezione dopo la premiére newyorkese del nuovo film di Warhol, Lupe con Edie Sedgwick.

Al Methodist Student Center giovedì 16 febbraio un ricco programma con anteprime e riproposizioni della nuova scena dei filmaker underground e con l’attesissima nuova pellicola di Andy Warhol con due appuntamenti alle 19:30 e alle 21:30, per un ingresso di $ 1 a sostegno delle attività della cooperativa Gulf Coast FilmMakers. Un articolo di Tom Wolfe promette una serata particolarmente colorata e psichedelica, paragonabile all’effetto del pulmino degli acid trip di Ken Kesey e dei suoi Merry Pranksters.

Effettivamente il programma, come lo annunciano gli stessi organizzatori, si presenta come uno psychedelic lollipop e inizia con il film Looking for mushrooms di Bruce Conner, pittore, animatore culturale vicino al mondo della Beat Generation e fondatore della Rat Bastard Protective Association, una comunità nella quale militano artisti come Jay DeFeo, Joan Brown, Wallace Berman, George Herms, scrittori quali Michael McClure, Richard Brautigan, Philip Lamantia e il musicista Terry Riley. Questo è il suo primo film a colori che consiste in filmati girati mentre viveva in Messico nel 1961-62 e con la moglie Jean vagabondavano tra le zone rurali e le colline alla ricerca di psilocibina, o funghi magici, a volte affiancati dallo psicologo Timothy Leary, che appare brevemente nel film. Un diario di viaggio psichedelico e meditativo nel Messico rurale, con immagini sontuosamente colorate del mondo naturale, dei villaggi e dell’iconografia religiosa, ottenute con sequenze di esposizioni multiple.

Seguono due i filmati di Jud Yalkut, animatore di USCO (“The Company of Us“, collettivo di arti mediali): Diffraction e Turn, Turn, Turn Un’alchimia cinetica delle opere leggere ed elettroniche di Nicolas Schoffer, Julio Le Parc, USCO e Nam June Paik. Una realizzazione della tesi di Marshall McLuhan “il mezzo è il messaggio”. Sculture di luce sconvolgenti, lampeggianti e rotanti programmate dall’USCO per trasformare la popolare canzone portata al successo dai Byrds in “una ricca fuga elettronica sulla parola NOW: togliamo OW da NOW; spegniamo il NO da NOW”. Rapide successioni di immagini che producono distorsioni sensoriali che cambiano la percezione del trascorrere del tempo e dell’ambiente in cui ci si trova.

Poi ancora due corti del regista sperimentale californiano Bruce Baillie All My Life, che dura il tempo necessario a Ella Fitzgerald accompagnata dall’orchestra di Teddy Wilson a cantare “All My Life”, e che termina con un’impennata in un etereo cielo azzurro e Sunsonic evening elisir, che utilizza un doppio schermo per una fotografia monocromatica e a colori. Green Desire è invece la nuova proposta diMike Kucher, artefice con suo fratello gemello George di immaginifici stralunati e divertentissimi film.

Tra i filmati anche un intermezzo di musica di Nico & The Velvet Underground il cui primo album, dopo più di un anno e mezzo di concerti e affinamento davanti a un pubblico, è preannunciato per il mese successivo con un’innovativa copertina dello stesso Andy Warhol.

E infine l’attesa proiezione di Lupe di Andy Warhol. Il film, di 39 minuti, è dedicato alla figura della sensualissima attrice hollywoodiana Lupe Velez, trovata morta in una stanza d’albergo. Il film a colori , col suono stereofonico e proiettato su doppio schermo, che sarà l’ultimo che vedrà Edie Sedgwick recitare con la direzione di Warhol, mostra sequenze di una sua normale giornata. Scrive la critica e curatrice della filmografia warholiana Callie Angell : il film mostra Edie impegnata in quelle che avrebbero potuto essere le normali attività della sua vita: ascoltare musica, ballare, giocare con un gattino, prendere pillole, cenare, svegliarsi la mattina, truccarsi, truccarsi un taglio di capelli da Billy Name e così via. La telecamera di Warhol documenta tutto questo in modo abbastanza diretto, abbandonando di tanto in tanto l’azione del film per spostarsi lentamente verso gli alti soffitti modanati, come se guardasse con soggezione il suo ambiente elegante. le uniche concessioni alla premessa narrativa del film sono gli scatti muti di 30 metri uniti all’estremità di ogni bobina, che mostrano Edie sdraiata sul pavimento del bagno con la testa nella toilette.


16 febbraio 1952

Albany: Joan Haverty da alla luce una bambina , Janet Michelle, futura inquieta scrittrice, nata dal breve amore e matrimonio con Jack Kerouac.

Joan Haverty e Jack Kerouac si erano conosciuti a New York nel 1950 quando Jack era subentrato nell’appartamento già occupato da Bill Cannastra, precedente fidanzato di Joan, morto in un incidente nella metropolitana nel tentativo di calarsi da un finestrino mentre il vagone entrava in un tunnel. Joan aveva 20 anni e faceva la cameriera. Jack 28 e scriveva. Amore fulminante e rapido matrimonio nel giro di alcune settimane con Allen Ginsberg come testimone. Amore burrascoso e di breve durata: dopo otto mesi si separano. Lei, incinta, decide di tenere il bambino e torna dalla madre ad Albany. La bambina incontrerà solo due volte il padre che la riconoscerà solo all’età di nove anni.

Jan Michelle Kerouac si descrive nel suoi romanzi autobiografici come una ragazzina terribile, in fuga non ancora tredicenne con un ragazzo di dieci anni più grande, pronta a sperimentare vagabondaggi da una costa all’altra degli Stati Uniti, ogni viaggio psichedelico e ogni tipo di guaio a cui espone la vita di strada, sino a riparare oltre confine, in Messico per sfuggire all’abbraccio non gradito con la legge.

Sempre in viaggio, da Tangeri a Londra, al Sud America, nei luoghi raccontati da Kerouac e dagli altri scrittori beat, senza un soldo, con una vita sempre precaria, non riesce ad avere neanche parte dei diritti sui libri del padre, morto quando aveva 17 anni: i parenti della sua ultima moglie, Stella Sampas, hanno brigato in tutte le maniere, anche producendo un falso testamento della nonna Gabrielle, per negarle quanto le spettava. Lei intraprende una serie di cause legali, non solo perché possa rientrare in possesso di quanto le spetta, ma anche perché il patrimonio letterario di Jack Kerouac diventi pubblico, conservato da un’istituzione pubblica e consultabile: il rotolo di On the road, i taccuini e i manoscritti.

Grazie all’interessamento di Gerald Nicosia, poeta, scrittore di saggi contro la guerra e biografo di Kerouac, inizia a scrivere e trova un editore peri suoi due romanzi Baby Driver, pubblicato nel 1981 con il racconto della sua infanzia nel Lower East Side di Manhattan durante i turbolenti anni ’60 e Trainsong del 1988, incentrato sui suoi incessanti e turbolenti viaggi. Aveva anche recitato in una serie di pellicole in cui si racconta l’epica beat, come Heart Beat di John Byrum con Nick Nolte.

Nel 1991, anno della morte della madre, si scopre affetta da una forma gravissima di insufficienza renale, e nonostante la progressiva perdita della vista, Janet lavora al suo nuovo romanzo che racconta di sua madre Parrot Fever, che verrà pubblicato dopo la sua morte nel 1996.

Questa una parte della sua poesia scritta per Natasha, la figlia nata morta in Messico quando aveva appena 16 anni.

Natasha di Jan Kerouac:

Dorme senza pensarci attraverso /la folle notte messicana /di cori ululanti /nel paese dello Scorpione Sente la fronda tintinnante – eclissare la luna torrida/pigramente, con dita fragili/o schiamazzare uomo-capra sui gradini/Chi ha portato messaggi di paura /sui venti di Maya disincarnati /Così vicini – attraverso quella vecchia /porta di bambù intrecciata mentre non era ancora nata? Ora piove a dirotto – colpisce una /miriade di foglie di mammut /In un frastuono incessante, il Tropico delle lacrime torrenziali/Spargi sangue e latte/che si svuotano fino alla baia degli squali circonda intorno melma di rocce /sotto il naso di felci ondeggianti/Mentre i ragni guardano e le lucertole corrono /Il valzer degli scorpioni /”Los gulebras son bravos” Che alchimia!/Colora le sabbie azteche con /placenta d’ananas e lacrime amniotiche /e dal feto rugoso si aprono tali fronde.

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