GIORNO PER GIORNO 12 febbraio
- Andrea Colombu
- 1 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancorA.
12 febbraio 1965.
“Una Messa da Requiem per Clark Kent, 53 anni, giornalista mite del quotidiano Metropolis ‘Daily Planet, e un importante difensore dei diritti e della giustizia di tutti, sarà offerta alle 9:00, sabato 12 febbraio a Nostra Signora di Krypton, R.’C. Chiesa, Metropolis”

Questo triste annuncio della morte del problematico schizofrenico giornalista compare sulle colonne del giornale underground East Village Other del 1° febbraio 1965 che continua così “Il signor Kent è morto di malnutrizione a causa della mancanza di nutrimento derivante dall’eccessiva indulgenza per una dieta macrobiotica. Verso la fine, secondo quanto riferito, il signor Kent soffriva di delusioni per eccesso di potere e di visioni occulte per cui avrebbe visto attraverso i muri. A volte volava per la stanza con indosso un abito blu con la lettera “S” graffitata sul petto. Molte volte durante la sua malattia era caduto dalla finestra del terzo piano, una volta riportando una distorsione alla caviglia. Il signor Kent ha lasciato un figlio, Clark Kent Jr. e una figlia, Lois Kent”. Il giornale non riporta notizie di condoglianze da parte di suoi colleghi altrettanto disturbati psichicamente e dagli estrosi attillati costumi, assillati dalla ricerca del Male in ogni luogo e autoproclamati paladini della giustizia.
12 febbraio 1966
Giuseppe Ungaretti, invitato a Napoli da Fernanda Pivano legge poesie di Allen Ginsberg

Ginsberg e Ungaretti a Spoleto nella foto di Ettore Sottsass
Ungaretti legge Fiume e introduce Kaddish di Ginsberg “La parola di Ginsberg è atroce come nessun’altra e si fa sempre più rabbiosa e ardente mentre procede a mettere a nudo la strada, la lunga strada della sofferenza umana, riflessa nel corpo, nella mente, nei sentimenti della madre che muore, nelle vicende della vita di una vittima della madre che muore. Ascolta…”
Così Fernanda Pivano descrive l’evento: “Giuseppe Ungaretti con la generosità e la pazienza che gli erano caratteristiche venne apposta da Roma a Napoli per aiutarmi a introdurre al pubblico italiano la poesia di Allen Ginsberg. Lesse qualche poesia con quella sua voce trivellante, incalzante, appassionata, appassionante dalla quale siamo stati conquistati in molti. Non era giovane nella biologia del suo corpo ma era più giovane di noi nella freschezza del suo spirito. Passò alcune ore con la calma della saggezza a rispondere a giovani poeti seduti per terra intorno alla sua poltrona e mostrò di sapere più cose di Ginsberg, lui che si accostava al poeta per la prima volta, di quanto ostentavano di sapere i tenutari della critica ufficiale. Non dimenticherò mai la grazia con cui questo vecchio poeta acclamato rese omaggio senza risentimenti e senza paure a un giovane poeta in via di affermazione” (F. Pivano da C’era una volta un Beat p. 73). I due poeti s’incontreranno lo stesso anno al Festival di Spoleto.
12 febbraio 1967
New York City: persone provenienti da oltre una dozzina di organizzazioni per i diritti civili e gruppi pacifisti hanno marciato da Bryant Park sino alla chiesa di St. Marks-in-the-Bouwerie.

Il 12 febbraio, Lincoln day, manifestazione per protestare contro le politiche del governo. Era la prima volta che i gruppi di entrambi i movimenti si univano in una manifestazione comune. Una bellissima giornata di sole accompagna una grande folla di manifestanti lunga quanto quattro isolati. I cartelli dicono “guerra alla povertà, non alle persone”, “Lavori, non uniformi” a significare come l’opposizione contro la guerra in Vietnam s’intrecci con le lotte sociali e contro le discriminazioni e le diseguaglianze. Tra i manifestanti sfila il giudice della Georgia Julian Bond, destituito l’11 gennaio per la sua presa di posizione contro la guerra. Prendendo la parola Bond afferma che la lotta per i diritti civili non può essere disgiunta da quella contro la guerra e ricorda come i suoi concittadini afroamericani abbiano più volte espresso indignazione e rabbia per essere discriminati ed emarginati e anche costretti ad andare a combattere Manifestazioni simili si sono svolte contemporaneamente in altre città americane.
12 febbraio 2003
La first lady americana Laura Bush costretta ad annullare il simposio poetico intitolato Poetry and the American per il rifiuto di numerosi poeti, si trova in risposta centinaia di reading in tutto il paese intitolati Poetry Against the war.

La first lady aveva mandato a diverse personalità della cultura e della poesia l’invito a prendere parte il 12 febbraio 2003 alla Casa Bianca a una celebrazione ufficiale dell’opera di Walt Whitman, Emily Dickinson e Langston Hughes, intitolata Poetry and the America. Aveva sicuramente commesso due sbagli: non conosceva le idee di molti destinatari dell’invito e probabilmente ne ignorava anche l’opera e aveva mancato di tempismo. Nel momento in cui venivano recapitati gli inviti suo marito George Bush e il suo governo annunciavano l’attacco «Shock and Awe» in Iraq, quella guerra camuffata da attacco preventivo contro uno stato a cui si attribuiva il possesso di armi di distruzione di massa risultate inesistenti. I rifiuti che avrebbe già normalmente ricevuto, nell’occasione moltiplicandosi sarebbero potuti diventare una preoccupante minaccia per la visibilità dell’amministrazione Bush. Per paura che tra rifiuti e prese di posizione il simposio si trasformasse in una grande voce di dissenso, l’improvvida iniziativa veniva annullata ma la mobilitazione dei poeti contro la guerra si estendeva, formalizzandosi nella proposta di adottare la stessa data in ogni città degli States per iniziative per fermare la guerra e far sentire la vera voce dei poeti americani. Più di duecento reading si svolgono in quella data e nel giro di un mese arrivarono più di dodicimila componimenti da tutto il mondo per esprimere l’opposizione de mondo culturale, duecento dei quali sono stati antologizzati da Sam Hammil, uno degli ispiratori del movimento Poetry against the war.

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