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GIORNO PER GIORNO 5 febbraio

Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancora.


5 febbraio 1942.

Nasce a Union City (New Jersey) Janine Pommy Vega, poetessa, militante dei Diggers e attivista culturale nelle carceri.

Janine Pommy Vega at Nesenkeag Farm, New Hampshire 2007. Photo by Laki Vazakas

Aveva solo 16 anni Janine quando decise di lasciarsi alle spalle una vita che giudicava troppo lontana dai fermenti culturali e politici che attraversavano tutti gli States e di andare a New York con l’amica Barbara. La lettura di On the Road era stata decisiva: “Tutti i personaggi del libro erano mossi da un’intensità tutto assente nella mia vita”. Lì conosce Gregory Corso e poi Ginberg, Kerouac, Orlowski e stringe una profonda amicizia con Herbert Huncke ed Elise Cowen. Dopo aver ripreso gli studi, ottenuto il diploma, ritorna a New York, dove nel 1962 conosce l’artista peruviano Fernando Vega. I due resteranno insieme, in giro in Europa sino alla morte di lui nel 1965. Il ritorno in America la porta a San Francisco e a diventare un attivista Digger, nelle attività delle mense popolari gratuite, nell’assistenza di strada, nell’organizzazione di manifestazioni e happening contro la guerra. Nello stesso periodo stringe solida amicizia e sorellanza con la poetessa e attivista Lenore Kandel. Nel 1971 parte per il Sud America,vivendo con una coppia di amici ex detenuti nella giungla amazzonica, dove ha possibilità di avvertire la fisicità e l’energia sessuale della natura, e di conoscere la cerimonia dell’ayahuasca, la sciamanica esplorazione del sè coadiuvata dall’assunzione di una particolare sostanza psichedelica naturale. In un suo libro dedicato alle esperienze latinoamericane, a proposito della faticosa scalata della Cordillera Blanca scrisse:

“Pensai alle sostanze che avrebbero potuto aiutarmi. Sulle Ande avevo masticato le foglie di coca, avevo preso la coramina, lo stimolante respiratorio, e gli elettroliti per sostituire i sali che avevo perso. Ma ciò che realmente mi aveva permesso di arrivare in alto era stata la mia perseveranza: una volontà tenace e i muscoli delle gambe che continuavano a tirarmi su, qualunque cosa accadesse. Pensai a una venditrice di erbe medicinali di Cuzco che mi aveva dato dei minuscoli semi piccanti che, aveva giurato, mi sarebbero stati d’aiuto nella salita. E lo furono. Mi era andata talmente a fuoco la bocca che mi ero dimenticata del cuore. Era questa l’altra componente: tenere la mente impegnata in modo tale che il corpo potesse fare il suo lavoro. C’erano le poesie e le preghiere che recitavo a me stessa, c’era l’acqua, c’erano le mie gambe, e c’era Arjuna che mi faceva alzare dalle rocce e mi incoraggiava a proseguire. Mi battevano gli occhi. La testa, le orecchie, le labbra, il cuore, i polmoni, le mani. Mi batteva tutto. Ero un gigante battito del cuore che camminava”.

Tornata a New York, assieme alla scrittrice Hettie Jones, si dedica a preparare programmi di scrittura creativa per i prigionieri delle carceri dello stato e iniziando una fitta attività organizzativa assieme alle donne detenute. Per il resto della vita ha continuato a viaggiare in ogni continente, spesso da sola, sicura che in ogni luogo ci fossero persone con cui stabilire rapporti di amicizia e conoscenza e di scambio.

La fine della stradaè una locanda sul ciglio della stradauna bancarella in una fila di bancarellecon luci tremolantitraffico balbettanteoccasionali nubi di polverela donna che ti guardanegli occhista vendendo qualcosasi allontanaquando capisceche non puoi comprareti perdi il tramontosul lagoMarte sorgesul filo per il bucatoe il portatore lascia le sue scarpedietro la tua portaalla fine della stradanon c’è rifugio sicuronessuna accoglienza da eroenessuna tazza di tèalla fine della strada c’è la stradache si allunga in entrambe le direzioninel tuo cuore.

Pokhara, Nepal, ottobre 1988


5 febbraio 1984

70° compleanno di William Bourroughs.

Il vecchio e instancabile Bill compie settanta anni. La festa è organizzata nella zona di Chelsea, New York. al Limelight,un luogo dalla storia particolarmente indicato per l’evento. L’edificio, in stile neogotico era nato nel 1845 come chiesa episcopale, in seguito sconsacrata, e negli anni successivi era stato trasformato in un centro di recupero per tossicodipendenti. Negli anni ’80 l’ultima trasformazione in locale notturno, uno dei più frequentati della East Coast. Non sappiamo quanta storia e quante storie quelle mura avrebbero potuto raccontare e se fossero rimaste tracce di solennità, devozione, cadute e disperazione. Ma sappiamo alcuni dei nomi delle persone che parteciparono alla festa per Burroughs. C’erano Lou Reed e Lydia Lunch, a rappresentare il filo lungo che univa il suono e le storie di strada degli anni Sessanta con quelli del punk anni Ottanta. C’era Philip Glass e Madonna prima dell’incisione di Like a virgin, c’era Frank Zappa e Jim Carroll, il talentuoso autore dell’autobiografico Basketball diaries e delbellissimo album Catholic boy. E poi tra gli altri, Andy Summer e Sting dei Police. Bourrougs per tutta la sua vita ha frequentato e lavorato con musicisti di ogni genere e tendenza, ma non conosce la band di reggae bianco dei due biondi inglesi. Le cronache e i pettegolezzi sostengono che si fosse mostrato infastidito alla notizia della presenza dei due, scambiati per autentici sbirri infiltrati. Del resto già negli anni Sessanta Bourroughs aveva rimarcato la sua distanza dal pacifismo non violento dicendo che: “Io i fiori ai poliziotti li lancerei, ma con tutto il vaso e la terra”. Nel 1971 aveva pubblicato I ragazzi selvaggi, considerato un “romanzo di anticipazione sui generis” in cui esplicitamente si esprimeva sul suo concetto di stato di polizia: La difficile primavera del 1988. Con il pretesto del controllo delle droghe stati polizieschi oppressivi sono stati messi su in tutto il mondo occidentale. La programmazione precisa del pensiero emozione e impressioni sensoriali apparenti secondo la tecnologia descritta nel bollettino 2332 mette gli stati polizieschi in grado di mantenere una facciata democratica dietro la quale denunciano a gran voce come criminali, pervertiti e drogati tutti quelli che si oppongono alla macchina di controllo. Eserciti underground operano nelle grandi città disturbando la polizia con informazioni false attraverso telefonate e lettere anonime. […] Malgrado i diversi scopi e formazioni dei suoi membri costituenti l’underground è d’accordo sugli obiettivi base. Intendiamo marciare contro la macchina della polizia dappertutto. Intendiamo distruggere la macchina della polizia e tutti i suoi archivi. Intendiamo distruggere tutti i sistemi verbali dogmatici. La cellula familiare e le sue cancerose espansioni in tribù, paesi, nazioni noi la sradicheremo alle sue radici vegetali. Non vogliamo più sentire nessuna storia di famiglie, storia di madre, storia di padre, storia di poliziotto, storia di prete, storia di paese o storia di partito. Per dirla in parole povere noi abbiamo sentite abbastanza stronzate.“


5 febbraio 1973Ribellioni continue anche dentro le caserme e le prigioni militari americane:

Bollettini di sostegno alle lotte interne all’esercito e tra i militari imprigionati circolano da tempo sempre più frequentemente. Giornali underground e del movimento contro la guerra ospitano sempre più spesso dichiarazioni e comunicati di questo genere, riuscendo a coprire quello spazio informativo che le grandi testate giornalistiche cercano di ignorare. In uno di questi bollettini si legge:Il 5 febbraio, due afroamericani, AQ Johnson e David Jones, hanno intentato una causa contro la Marina per ottenere la fine delle discriminazioni razziali e i soprusi delle autorità militari contro tutti i reclusi di Camp Allen: basta con le percosse, le molestie, gli insulti razzisti e la riduzione dei diritti costituzionali dei prigionieri. Con queste parole d’ordine è stata intentata questa “class action”, presentata a nome di tutti i prigionieri, bianchi e neri. La lotta che i Camp Allen Brothers stanno conducendo è quella di tutte le persone arruolate contro l’intero sistema della Marina militare di “giustizia” e reclusione, non di un gruppo razziale contro un altro. Non possiamo lasciare che vengano derubati in questa lotta: abbiamo bisogno di loro. Stanno combattendo per tutti noi. Per favore, fai quello che puoi per aiutarli. Fai circolare le notizie della VERA marina”

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