GIORNO PER GIORNO 4 febbraio
- Andrea Colombu
- 1 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancora.
4 febbraio 1968
Muore Neal Cassady, figura simbolo della Beat Generation e poi della controcultura psichedelica. Aveva passato la giornata precedente a una festa di matrimonio vicino a San Miguel de Allende (Guanajato, Messico). Lì c’era una ragazza che aveva frequentato per qualche tempo, una che avrebbe voluto ritrovare e magari farsi perdonare per le sue abituali fughe. Incurante della pioggia e del freddo, come in un tradizionale blues, la notte dopo la festa, si era incamminato in jeans e t-shirt lungo i binari della ferrovia per raggiungere la vicina città. Fu ritrovato al mattino in coma. Portato in ospedale, morì alcune ore dopo. Il corpo fu cremato, non ci fu alcun funerale. Il dolore fu di molti e fu privato. Tanti scrissero di lui.

Ok Neal Spirito etereo
lucente come l’aria che muove
azzurro come alba di città
felice come luce emanato dal Giorno sulle nuove case della città
Giganteschi mattoni Maya sorgono ricostruiti
nel Lower East Side
finestre splendono nello smog latteo. (Allen Ginsberg)


Fernanda Pivano rievoca con nostalgia il primo incontro con il Dean Moriarty di Sulla Strada : “Quando lo incontrai, nel 1962, stava scontando nove mesi di libertà vigilata a Los Gatos, una cittadina a una cinquantina di chilometri da San Francisco dalla quale teoricamente Neal non avrebbe mai dovuto allontanarsi e nella quale aveva ripreso a fare il suo antico mestiere di parcheggiatore. Mi ero messa in testa di ritrovare il manoscritto del suo romanzo. Il Primo Terzo di cui tutti gli amici mi avevano molto parlato e che Ginsberg mi aveva citato nella sua dedica a Urlo; e a forza di rompere le scatole a tutti c’ero riuscita e il manoscritto era saltato fuori da una vecchia scatola di detersivo dove Philip Whalen aveva tenuto alla rinfusa i suoi inediti per i molti anni in cui non ebbe abbastanza denaro per pagarsi l’affitto di una camera, e io portai con me questo manoscritto a Palo Alto e Lawrence Ferlinghetti venne da San Francisco a prenderlo per portarlo con sé a Big Sur e poi lo fece copiare a macchina e ora, sei anni dopo, probabilmente finirà per pubblicarlo. Neal lo aveva chiamato Il primo terzo perché descriveva il primo terzo della sua vita, ma nessuno, e lui meno di tutti, avrebbe mai sospettato che la sua vita sarebbe stata così breve.” (F.PIVANO, Beat Hippie Yippie, Roma, Arcana Editrice, 1972)
John Bryan, amico dello scrittore e redattore della rivista Open City , della cui distribuzione Neal si era occupato per un breve periodo, scrisse un lungo articolo in sua memoria nel numero di febbraio. “Neal era diventato troppo bravo a recitare la parte di Dean Moriarty. Il che non vuol dire che non gli piacesse farlo. La sua vita era piena di meraviglia, passione e ghiribizzi davvero deliziosi. Aveva migliaia di amici in tutto il paese. I più conosciuti e coscienti scrittori del suo tempo lo stimavano. Neal faceva amicizia quasi istantaneamente. Era una delle persone più generose che io abbia conosciuto (…) La vita di Neal era molto ma molto lontana dall’essere noiosa dal 1955 al giorno in cui il suo corpo fu ritrovato sulla scarpata della ferrovia a San Miguel de Alliende di primo mattino il 4 febbraio”

Neal Cassady nelle foto segnaletiche del riformatorio
4 febbraio 1969

Jerry Rubin scrive “lettera urgente a tutti i fratelli e le sorelle: La Rivoluzione è morta-Viva la Rivoluzione” (pubblicata su Extra n° 10 – febbraio 1969):
Amici, La storia del nostro movimento sta attraversando, da San Francisco a New York, il periodo della sua più grave depressione. La gente nel caffè mette amarezza invece che zucchero. E’ un problema comune, non individuale, ma gli uomini hanno smesso di parlare l’uno con l’altro. Siamo solo nel 1969, e il 1965 sembra un remoto ricordo dell’infanzia. Allora eravamo i conquistatori del mondo. Nessuno poteva fermarci. Stavamo per porre fine alla guerra. Stavamo per eliminare il razzismo. Stavamo per mobilitare i poveri. Stavamo per impossessarci delle università.. Tornate indietro un attimo e date uno sguardo agli scritti antimilitaristi. Consultate i manifesti e le poesie hippie dei primi tempi: euforia, illimitato ottimismo, speranze di successo immediato. Perdio, mi sento esaltato anche adesso. Ma da allora un sacco di cose sono affondate. La guerra ha continuato a ruggire. San Francisco è una città morta, l’anfetamina e l’eroina tentano di sostituirsi alla marijuana e all’LSD, Nixon ha rimpiazzato Johnson, il razzismo bianco è più forte che mai.
Jerry Rubin poi elenca le armi utilizzate dal potere per tentare di disgregare il movimento controculturale e antimilitarista: la repressione violenta delle manifestazioni e di ogni comportamento giudicato non conforme agli standard governativi; gli arresti di massa della popolazione nera, dei militanti afroamericani e delle organizzazioni dei latinos, degli studenti e degli elementi più conosciuti del movimento; l’uccisione di militanti delle Black Panther; le retate nei campus universitari e gli arresti per il solo possesso di poche canne, come capitato anche a lui, e poi campagne di disinformazione e di infiltrazioni poliziesche nelle organizzazioni e nelle comunità alternative. Il culmine della repressione era stato l’arresto del pediatra più amato della nazione, il dottor Benjamin Spock, l’autore del trattato di pediatria più venduto dell’intero Novecento. L’accusa per cui rischiava la condanna era stata la sua presa di posizione a favore dei giovani che rifiutavano di andare a combattere in Vietnam. Le accuse, il processo contro Spock, costituivano un test,una prova per capire sino a che punto si poteva osare senza suscitare sommosse diffuse. Allora, che fare?

Per ricominciare, organizziamo una massiccia mobilitazione questa primavera, coordinata su scala nazionale e molto spettacolare, in prossimità di tribunali, delle prigioni, dei recinti militari. (…) Ricordatevi la leggenda di Spartaco. I romani massacrarono tutti gli schiavi, ma il loro esempio morale oggi come allora. Quando l’esercito romano andò a uccidere Spartaco, si trovò davanti a migliaia di schiavi. I soldati ordinarono che Spartaco facesse un passo avanti. “Sono io Spartaco” gridò uno schiavo. “ No! Spartaco sono io” gridò un altro. “No, Spartaco sono io”, “ Spartaco sono io”dissero tutti.
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