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GIORNO PRT GIORNO 19 maggio - Riots 'n'poetry

19 maggio 1980

 

Rivolte e poesia

Miami: dopo la rivolta degli afroamericani arrivano 3500 soldati della Guardia Nazionale a imporre coprifuoco e pace sociale.




Avevano spostato al tribunale di Tampa il processo ai poliziotti che avevano ammazzato di botte Arthur McDuffie, assicuratore afroamericano, passato col rosso con la sua moto e non fermatosi durante l’inseguimento per paura e per la patente scaduta. Dopo due mesi di dibattimento il 17 maggio una giuria interamente maschile e bianca aveva assolto tutti i poliziotti.


Il 17 dicembre del 1979, a Miami, dopo un inseguimento durato alcuni minuti e la resa a mani alzate dell’uomo, i poliziotti l’avevano buttato a terra, gli avevano fracassato il cranio con i manganelli e le torce elettriche, poi avevano distrutto la moto per simulare un incidente stradale e preparato un falso resoconto dei fatti.


Ma c’erano stati testimoni e le loro parole erano arrivate alla giornalista del Miami Herald Edna Buchanan. Non era stato più possibile evitare l’inchiesta e poi il processo.


John Henry Cleare intitola la sua poesia L’ultima goccia:


Arthur McDuffie, un uomo comune. Non un attivista leader dei diritti civili, non un pianista. In questo mondo ingiusto, di disgusto e sfiducia. La scintilla per Miami che brucia. Del diciassette notte del dicembre passato di cose se ne son dette, che con la moto avesse tirato. McDuffie da bianchi pulotti inseguito, stoppato , circondato, per rabbia picchiato, con disgusto a terra gettato . Un ufficiale, non soddisfatto, con una torcia a due mani colpiva sino a vederne il cranio sfasciato. Realizzato il misfatto che avevan combinato, ciascuno impaurito di essere punito e licenziato, cospirano un piano per coprire l’omicidio, era nero e disarmato quell’essere umano. Investono la moto, perché risulti incidentata e piegata , l’assistenza negata, l’ambulanza ritardata, inventano del tutto una dichiarazione falsata, ma dopo indagini e proteste, la storia va processata. Ma lo sa solo l’inferno come stia, con quale diavoleria di solo bianchi sia fatta quella giuria. Così è successo che, spostato a Tampa il processo , come fosse l’ Alabama negli anni Sessanta, finisce con una sentenza infernale che infama.


La rivolta è violentissima, parte dai quartieri a maggioranza black e si estende nella città. Si attaccano le imprese dei bianchi, vanno a fuoco stazioni di polizia, negozi, magazzini. La

manifestazione pacifica si trasforma in rabbia, tra il 17 e il 19 maggio muoiono in tanti, una ventina di persone muoiono ammazzate negli scontri, dieci i bianchi, dieci i neri. In tanti gridano, in tanti tirano pietre e molotov, in tantissimi scrivono poesie che vengono portate alle associazioni culturali degli studenti afroamericani o ai centri culturali delle comunità. Scrivono i poeti e chi non lo era mai stato, scrivono i ragazzi, i militanti e anche i carcerati.


Tananarive Due è una scrittrice afroamericana, figlia di attivisti per i diritti civili autrice di narrativa gotica e fantascienza, vincitrice dell’American Book Awards per il romanzo The Living Blood. “Nei tre giorni successivi, il fumo aleggiava sulla città mentre Miami bruciava. Mi sono sentito male, sonnambulismo a scuola mentre la mia città natale era in fiamme. La mia scuola media suonava musicacce dall'altoparlante della mensa per cercare di sedare le tensioni nella mia scuola trietnica, ma la musica non mi aiutava a respirare. Così ho iniziato a scrivere la mia poesia, ‘Voglio vivere’: voglio vivere in una società in cui nessuno ricorda cosa significava ‘negro’. Riga dopo riga, ho descritto la società utopica in cui avrei voluto vivere. Nessun odio. Nessuna discriminazione. La poesia finì: forse suona come il paradiso, ma se vivessi lì in questo momento, chiamerei questa società l'inferno. Tu sai perché? FORSE LO È”. Nel 1980 aveva 14 anni e la sera della sentenza non era andata con i genitori alla manifestazione di protesta, era andata al cinema con amici. All’uscita aveva visto i segni della rivolta che sarebbe continuata per tre giorni. Nel 2020, nei giorni delle rivolte dopo l’uccisione di George Floyd in un articolo su Vanity Fair ricorda quel giorno e le altre uccisioni di afroamericani in un articolo che continua così: “Anni dopo la morte di Arthur McDuffie - quando gli agenti di polizia che avevano picchiato Rodney King perché il mondo lo vedesse in video sono stati assolti e Los Angeles è esplosa in segno di protesta - ho fatto un sogno che sembrava abbastanza reale da poterlo toccare: ero presente durante il pestaggio di McDuffie in quel cambio di autostrada mentre giaceva prono sull'asfalto assorbendo colpo dopo colpo in un movimento lento e spaventoso. Ho provato a gridare, ma la mia voce era sparita. Potevo solo testimoniare, impotente. Mi sono svegliata singhiozzando per l'angoscia che non mi ero permesso di provare mentre ero sveglio. All'improvviso ero di nuovo una ragazza di 14 anni”.


Hakim Al-Jamil, nome con cui firma le sue poesie Harold Lee Rush, afroamericano allora prigioniero nella prigione federale di Leavenworth, Kansas, la più grande prigione di massima sicurezza, nota per la sua particolare durezza, scrisse Chi ha ucciso McDuffie? Una domanda definitiva:


“il suo cervello è stato distrutto, cranio schiantato cranio fratturato / rotto tutto intorno ma hanno detto che quelli che lo hanno picchiato non l'hanno ucciso quindi chi ha ucciso McDuffie? forse sono stati gli stessi che non hanno ucciso Clifford Glover / Randy Heath / Jay Parker Claude Reese / Randy Evans / Luis Baez Arturo Reyes / Bonita Carter / Eula Love Elizabeth Magnum / Arthur Miller e innumerevoli altri quando le loro dita sono scivolate o hanno inciampato forse erano gli stessi che non hanno ucciso Jose Torres / Zayd Shakur / Fred e Carl Hampton Jonathon e George Jackson / Joe Dell Twyman Myers / Spurgeon Winters e poche centinaia di altri”.


Assieme alla lunga, interminabile lista di neri assassinati impunemente, militanti delle Pantere Nere e cittadini in strada, sospetti perché neri, perché vagabondi, si aggiungono i nomi di leader assassinati da Lumumba, al Che, a Steven Biko a Fanon, e poi il genocidio dei nativi americani e dei messicani, gli africani deportati, schiavizzati e ora derubati economicamente di tutti quei beni che servono ai bianchi occidentali per garantirsi il loro standard di vita. Tutti crimini senza colpevoli.


“chiedi loro e ti diranno cosa non hanno fatto ma non possono dirti chi ha ucciso McDuffie


forse è stata una di quelle /crisi inspiegabili in cui si è picchiato da solo a morte non sarebbe insolito la nostra storia è piena di casi in cui attacchiamo i manganelli con la testa soffocandoci stringendoci da soli la gola sui manganelli “billyclub” finché non moriamo / saltiamo davanti ai proiettili con le spalle / ci gettiamo nei fiumi con mani e piedi legati / ci impicchiamo sugli alberi / nelle celle di prigione con la magia, /quindi non dovrebbe essere un mistero che nessuno abbia ucciso McDuffie è appena morto come /tanti di noi fannoperi una malattia per cui nessuno reclama / La polizia dice che non l'hanno fatto /i sindaci dicono che non l'hanno fatto /i giudici dicono che non l'hanno fatto /il governo dice che non l'ha fatto /Nixon dice che non l'ha fatto l'Fbi / Cia / l'establishment militare /dice di non averlo fatto /Xerox / Exxon / dice di non averlo fatto il klan e i nazisti dicono di non averlo fatto /(dicono che erano impegnati a Greensboro e Wrightsville)”

E c’è un problema, visto che non ci sono colpevoli, neanche per la segregazione, per le discriminazioni sul lavoro e nella vita quotidiana perché nessuno l’ha fatto intenzionalmente, visto che anche al peggio ci si abitua e l’abitudine diventa apatia, occorre allora cercare tutti quei nessuno che hanno compiuto tutti quei crimini.



e vedi, DOBBIAMO trovare /questo nessuno che ha ucciso McDuffie /perché la prossima persona che nessuno batterà / pesterà / impiccherà o sparerà a morte non sarà McDuffie /, sarai tu o qualcuno vicino a te /quindi per la tua sicurezza /dovresti conoscere il pedigree di /chi ha ucciso McDuffie /dovresti conoscere il motivo di /chi ha ucciso McDuffie /dovresti ricordare tutti quelli dimenticati /che sono morti per la malattia a cui nessuno /fa reclamo”.


La scrittrice Tananarive Due ci ricorda: “Ma il 1980 è stata la prima volta che ho capito come (le leggi segregazioniste) Jim Crow si stessero ancora nascondendo all'interno del sistema di giustizia penale. Stavo giurando fedeltà alla stessa bandiera dei miei compagni di classe bianchi a scuola, ma non esisteva una cosa come "libertà e giustizia per tutti".

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