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GIORNO PER GIORNO 9 marzo

9 Marzo

Lotta e sfama! San Francisco Pigeon Feed-ln: come rovesciare il senso delle cose


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San Francisco Pigeon Feed-ln: due signore vicine di casa, una reduce dal volontariato con i Diggers per la distribuzione gratuita non autorizzata di cibo al parco e di un picchettaggio di protesta in municipio sono state tratte in arresto per una notte perché distribuivano pane anche ai piccioni. Azioni di protesta per tutta la settimana in solidarietà con le volontarie e i piccioni.



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Ci vogliono proprio due poliziotti maldisposti per fermare e rinchiudere in cella due tranquille signore che con il loro sacchetto di briciole passavano una mezz’ora di chiacchiere tra vicine di casa osservando gli uccelli che si avvicinavano a beccare il pane sbriciolato. Piccole vendette di gente in divisa frustrata si dirà… oppure regolamenti applicati alla lettera contro il buon senso.

Dalle scarne cronache dell’episodio ricaviamo qualche elemento che intuitivamente si poteva pensare: i primi (e un po’ più prepotenti) tra gli uccelli presentatisi a contendersi il piccolo tesoro bricioloso sono stati i piccioni, che non hanno mai goduto di buona fama, non fosse altro che non si fanno scrupolo non solo di scagazzare in testa a qualsiasi passante ma anche oltraggiare con la loro tossica cacca busti e statue di uomini reputati illustri, in piedi, a cavallo o seduti. I piccioni più mangiano e più si riproducono e più sono e più scagazzano. Molte amministrazioni comunali hanno disposizioni che vietano di nutrire i piccioni, ma praticamente nessuno ha mai fatto un decreto, una disposizione che vieti di nutrire gli uccelli in generale. Durante l’inverno da sempre ci sono appelli perché si lascino briciole sui davanzali delle finestre, si portino vicino ad alberi ai giardini. Ma i piccioni sono assolutamente invadenti e piuttosto dissuasivi contro uccelli di taglia inferiore. Del resto gli studi scientifici raccontano che quelli che chiamiamo piccioni abbiano colonizzato l’habitat umano circa 7000 anni fa, praticamente prima che a un umano venisse in testa l’idea di agglomerato abitativo, insediamento tribale, per non parlare di città… Praticamente ci accompagnano da quando solo loro sapevano che potevamo tornargli utili. (Rovesciamo così l’idea che la persona umana sia stato l’artefice di tutto, ma che invece sia stata usata da piante e animali per la loro sopravvivenza)


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Ma la storia che raccontiamo è più interessante ed è capace di raccontare molte cose nonostante la sua apparente marginalità. Una delle due donne era anche una delle tante volontarie che a turno si offrivano per recuperare cibarie, cucinarle e offrirle gratuitamente tra parchi e locali a chiunque. Beh, questo era più vietato, soprattutto perché da mesi era una delle iniziative di un gruppo di attivisti antisistema, particolarmente vivace e creativo a San Francisco nella zona di Haigh Hasbury: i Diggers. La filosofia del gruppo che si traduceva immediatamente in pratica, era quella di sperimentare la formazione dentro la città di zone liberate, liberate da imposizioni, da censura, dai bisogni e dal consumo. Come fortemente raccomandato anche da Gary Snyder, poeta beat e attivista del nascente pensiero e movimento ecologista, si può mangiare senza spendere. Recuperare ai mercati verdure esteticamente non belle ma buone o insalate le cui solo le prime foglie sono rinsecchite, andare in campagna e farsi regalare direttamente dai contadini modeste ma importanti quantità di prodotti e, soprattutto mettersi d’accordo con i portuali per ritirare quintali di cereali, legumi e quant’altro si perde nelle operazioni di scarico, i sacchi aperti e le confezioni di scatolette ammaccate ma non danneggiate nel contenuto. Quello che le ragazze Digger recuperavano quotidianamente, raccontano nelle loro memorie era in quantità esagerata. E lo stesso discorso valeva per altri servizi necessari per una tranquilla vita quotidiana. Una Clinica gratuita con medici volontari, musica e spettacoli direttamente offerti in strada, free shop di vestiti usati, recuperati e offerti dalle persone degli ambienti ricchi.

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L’idea di città che avevano in testa i Digger era l’esatto opposto di quella che avevano le varie amministrazioni comunali. I Digger attiravano centinaia e poi migliaia e migliaia di persone e insieme costruivano momenti di comunità che decideva di trasformare un pezzo di quartiere in isola pedonale, un’altra in parco, un’altra in una zona dove chiunque potesse scambiare o vendere per poco le proprie creazioni artigianali, i giornali underground.

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I dirigenti comunali la vedevano proprio al rovescio. Anzi erano seriamente preoccupati che alla già nutrita schiera di poeti della Beat Generation e della San Francisco Renaissance, degli artisti poco omologati, ai musicisti si stesse aggiungendo una folla di giovani colorati e creativi non solo nella zona di Haigh Hasbury. Le parole d’ordine del Municipio erano quelle che a distanza di più di cinquant’anni sentiamo ancora ripetere: riqualificare (cioè espellere gli indesiderati e attirare al loro posto persone con disponibilità economica alta), decoro (cioè trasformare e omologare i luoghi, impedire che le piazze siano vissute fuori dall’idea di consumo).

Da mesi l’amministrazione comunale aveva mobilitato poliziotti e vigilantes, fioccavano denunce e arresti. Ogni azione repressiva faceva raddoppiare i partecipanti. Se la polizia caricava i ragazzi che chiudevano una strada, per trasformarla in area pedonale, il giorno dopo un incrocio di strade veniva bloccato da migliaia di persone con giochi collettivi oppure arrivava un camion di una delle tante band della Bay Area,i Jefferson Airplane, i Grateful Dead, i Quicksilver e improvvisavano un concerto con amplificazione sparatissima e migliaia di persone pronte a non spostarsi e a difendere l’idea di condivisione festosa. Impossibile scacciare le persone che andavano a mangiare gratis al parco, impossibile chiudere tutti i locali dove si regalavano vestiti. E poi come fronteggiare tutte le impossibili trovate dei Digger? Erano capaci di far girare l’idea di una mobilitazione in un luogo e poi stare da un’altra parte o in un altro giorno. Facevano picchetti davanti all’ingresso degli uffici del Comune, c’erano eserciti di ragazzini armati di pistole ad acqua pronti a sparare sul cavallo dei pantaloni dei poliziotti che pattugliano in coppia e centinaia di ragazze che estraevano fischietti dalle tasche per rintronarli col suono uguale a quello dei loro strumenti sonori in dotazione.

Allora si capisce un po’ meglio la storia delle due donne fermate e rinchiuse dietro le sbarre per una notte per aver infranto una disposizione comunale riguardante briciole e piccioni. Se una delle due non fosse stata tra le attiviste del progetto Feed the masses, cibo gratuito, se non avesse partecipato a uno dei tanti picchetti di protesta, se uno dei poliziotti presenti anche al mattino,non l’avesse riconosciuta,se la donna non si fosse neanche sognata di negare il suo attivismo, probabilmente non sarebbe successo niente e noi non staremo a ricordare questo episodio raccontato nei giornali underground dell’epoca e nei ricordi delle persone protagoniste dei fatti di quell’anno.


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La storia ha anche un seguito che ha come data d’inizio il 9 marzo, inizio della settimana successiva all’arresto delle due donne. Come ogni storia serissima che riguarda il mondo dei Diggers, ogni cosa può rovesciarsi e trasformarsi in uno scherzo collettivo: viene proclamato il Pigeon Feed-ln, una settimana di sfida ai decreti comunali. Mangime in piazza per tutti i piccioni.

Ovviamente nella piazza dove si diceva che sarebbe avvenuta l’azione di disubbidienza non si presentò nessuno. Nessun umano e neanche un piccione. Niente briciole. Solo poliziotti in divisa e in borghese lì a interrogarsi se ancora una volta erano stati presi in giro, impotenti il giorno successivo a intervenire alla nuova distribuzione di cibo gratuito nel parco. Ben scavato!

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