GIORNO PER GIORNO 9 aprile - Il Blues del fiume
- Andrea Colombu
- 9 apr 2021
- Tempo di lettura: 7 min
9 aprile 1859
Il blues del fiume: Samuel Clemens, poi conosciuto come Mark Twain, consegue la patente per la guida dei battelli sul Mississippi.

Tenete bene in mente l’apertura di Huckelberry Finn: “Avviso: Chiunque cercherà di trovare uno scopo in questa storia verrà perseguito a termini di legge; chiunque cercherà di trovare una morale verrà bandito; chiunque cercherà di trovare una trama verrà fucilato.” Bene, avvisati.

“Se vieni al fiume /scommetto che ci troverai un po’ di gente che vive davvero/e non devi preoccuparti se non hai soldi/Al fiume la gente e’ felice di dare”, cantavano nel 1969 i Creedence Clearwater Revival. Il loro battello a vapore, il Proud Mary, scivolava sulle acque del Mississippi, mentre il suo capitano John Fogerty (Left a good job in the city)poteva scrutare l’aprirsi del cielo lasciandosi dietro il ben pagato e pessimo lavoro di soldato della Guardia Nazionale, sempre più spesso chiamata a intervenire contro le lotte degli afroamericani, degli studenti e di chi si opponeva alla guerra.
“Scrissi questa canzone che parla di un mitico battello che naviga su un mitico fiume in una mitica epoca. Era ovviamente una metafora sull’abbandono di uno stile di vita sofferto e stressante a favore di uno più tranquillo e pieno di significati.”, racconterà in seguito John Fogerty.
Anche Sam Clemens, non ancora Mark Twain, aveva schivato l’esercito e la guerra. Era cresciuto in un ambiente estremamente razzista, nello stato del Missouri, il padre aveva fatto parte di una giuria che aveva condannato duramente cittadini che avevano aiutato schiavi in fuga. Sul fiume transitavano battelli carichi di schiavi neri incatenati, mentre altri schiavi facevano i lavori più pesanti e faticosi. L’odio contro i neri era palpabile, ma diventava estremo contro i bianchi che si battevano per l’abolizione della schiavitù. Per lui era stato duro e difficile arrivare a simpatizzare per l’abolizionismo. Eppure allo scoppio della guerra civile, nell’estate del 1861, si era presentato alla chiamata alle armi dell’esercito del Sud. Ma sappiamo per certo che non fece il soldato. Un altro pilota di battelli, richiamato all’ufficio per l’arruolamento di St. Louis assieme al giovane Clemens racconta nelle sue memorie che al momento del completamento delle procedure di arruolamento, approfittando della distrazione di un generale che, attratto da alcune belle donne nella sala, se ne era uscito da una porta lasciando scartoffie non concluse, i due si dileguarono disertando dall’altra porta.

Ma prima della guerra civile, della maturazione c’era stato il Fiume e i battelli a vapore. Samuel Clemens era un ragazzo quando, scappato di casa e, riuscito a salire su un piccolo battello diretto a New Orleans, conobbe Horace E. Bixby, pilota di battello, i cui racconti fecero crescere il desiderio di diventare un pilota egli stesso. Dal primo decennio dell’Ottocento battelli a vapore, con le loro pale rotanti (Rolling on the river), sembravano un miracolo di maneggevolezza, condotti con sapienza dal manovratore, il pilota, figura decisamente più importante di quella del capitano. Ambitissima mansione la cui remunerazione arrivava a 250 dollari al mese.
Due anni di studio e apprendistato prima di conseguire la patente. “Sulla terraferma ci vogliono 40 anni per conoscere tanti tipi umani a me in nave bastarono i due anni e mezzo di apprendistato. Quell’addestramento mi ha consentito di conoscere praticamente tutti i tipi umani che si ritrovano nei romanzi, nelle biografie e nei libri di storia”

Due anni a condurre battelli su e giù per il Fiume, felici e tragici. Nelle sue memorie lo scrittore racconta il dolore che lo tormenterà per tutta la vita, per la perdita del fratello minore Henry, morto, investito in pieno dall’esplosione della caldaia del suo battello Pennsylvania.
Gli incidenti sul fiume erano all’ordine del giorno. La maggior parte delle imbarcazioni che scivolavano sul Mississippi erano giovani, quattro, cinque anni al massimo e poi diventavano legna combustibile. Si tiravano al massimo le caldaie, massimo sforzo per ottenere sempre di più in velocità e prestazioni. Le merci correvano sull’acqua. Le caldaie scoppiavano, battelli si rovesciavano, il carico si perdeva. Un abile ingegnere, bizzarro inventore, James B, Eads, che aveva iniziato la sua carriera sul fiume come impiegato assistente, prima di progettare ponti, aveva inventato una campana subacquea per recuperare tutti quei tesori sommersi.

“Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri”. Due righe per riassumere l’aspirazione alla libertà che portò Sam Clemens a diventare Mark Twain.
In seguito alla guerra civile, il traffico sul fiume e il lavoro erano enormemente diminuiti. Il ragazzo riprende a scrivere, lavora in tipografia, scrive racconti e adotta come nome una forma gergale usata nella marineria del fiume per segnalare la profondità del Mississippi: “twain”, forma arcaica sopravvissuta nello slang per “two”, ossia due, mentre “to mark” significa segnare, marcare. Così quando il barcaiolo interrogato dal timoniere sulla profondità delle acque gridava “mark twain!”, diceva “segna 2!”, due tese, 3,7 metri. Cioè acque sicure, transitabili.
Il fiume, il Fiume. Il Fiume è l’origine del mondo, l’origine della vita, è l’energia che ha permesso all’umanità di cercare una sua strada dentro il resto del mondo. Gli antichi vedevano un fiume senza argini circondare il cosmo, e un fiume circoscrivere il pianeta. Un fiume in superficie per la vita e uno sotterraneo per accompagnare il viaggio nella morte. Da Oriente a Occidente tutti gli insediamenti e le attività umane erano nate accanto ai fiumi. E il Mississippi è il Fiume.
Il giovane Mark era stato un normale pessimo ragazzo, incurante degli altri, a diciotto anni aveva persino truffato un’organizzazione abolizionista facendosi dare una somma di 29 $ millantando spese legali e un arresto per aver aiutato schiavi in fuga. Ma la vita sul battello fa cambiare. Chissà se altrimenti si sarebbe potuto innamorare di Olivia Langdon di Elmira, New York, figlia di un attivista abolizionista? Suo padre, Jervis Langdon, aveva aiutato e finanziato il lavoro di John W. Jones, un ex schiavo e guida della Underground Railroad, la rete di neri e bianchi che organizzava e copriva la fuga degli schiavi.

“Abbiamo deciso che non c'era un posto migliore della nostra zattera per sentirsi come a casa, dopo tutto. Negli altri posti c'è troppa gente e si soffoca, ma su una zattera no. Ti senti proprio libero e comodo e bene, su una zattera.” Nel suo più famoso romanzo, Hucklberry Finn , Twain ci porta sul fiume. Huck, Il giovane racconta del suo viaggio con Jim, lo schiavo in fuga:“Avevamo tutto quanto il cielo, lassù, scintillante di stelle, e ci mettevamo a guardarle sdraiati a terra, e discutevamo se le aveva fatte qualcuno o se erano venute fuori così, da sole, e secondo Jim le aveva fatte qualcuno, ma secondo me erano venute fuori da sole, perché pensavo che ci voleva troppo tempo per farne così tante. Jim allora diceva che era stata la luna a farle, e beh, la cosa mi sembrava abbastanza ragionevole, così non ribattevo niente, perché una volta avevo visto una rana fare talmente tante uova che naturalmente poteva essere andata a quel modo. Guardavamo anche le stelle cadenti, per vedere dove finivano. Per Jim erano stelle venute male che venivano buttate via dal nido”

Sulle rive del Mississippi correva la Ferrovia Sotterranea, la via per il nord, la rete di salvezza, rifugi e solidarietà che sfidavano il Fugitive Slave Act del 1850 che richiedeva ai cittadini di denunciare e catturare fuggitivi e complici. Hucklberry Finn e l’amico nero in fuga, pensano di essere in salvo, nascosti su un’isoletta sull’ansa del fiume, ma quando Huck sente una donna dire che il marito sta radunando una squadra per “dar la caccia al negro”, corre da Jim e pronuncia il più forte, commovente e deciso atto di condanna dello razzismo: “Ci danno la caccia”.
Quel “ci” che comprende due persone e unisce in un'unica sorte, sfida il destino e segna una scelta di campo.

“La verità è che non esistono persone finte. Tutti sono veri, nel senso che tutti hanno coraggio e compassione, ma anche egoismo e spirito di vendetta, e la differenza tra le persone andrebbe cercata nelle proporzioni con cui questi ingredienti si mescolano in ciascuna di esse.”, scrive Philip Josè Farmer nel suo ciclo di romanzi “Il Mondo del Fiume” un mondo e luogo alieno, fatto per il risveglio dalla morte dove anche Samuel Clemens/Mark Twain è protagonista di un viaggio che sfida gli dei misteriosi che hanno architettato quel mondo. Tutta l’umanità risorge intorno a un fiume infinito, il Fiume della Vita, lungo quanto non è possibile calcolare, neanche sommando la lunghezza di tutti fiumi della terra e tutto intorno monti, montagne invalicabili. “ Salgono impervie, senza una piega, come la faccia di un uomo politico che nega di aver mai promesso una determinata cosa durante la campagna elettorale”. Nei romanzi di Farmer il Fiume porta ancora una volta Mark Twain a scegliere. Come nel sogno da ragazzo, una zattera e farsi portare dalla corrente, senza pensieri o responsabilità, accontentandosi di quello messo a disposizione per vivere? O provare a sfidare i misteriosi Artefici di quel mondo-prigione e fargliela pagare.
“Quando la morte l’aveva raggiunto sulla Terra, ne era stato lieto, perché significava la fine dell’infelicità. non avrebbe pianto per la malattia e la morte dei cari..” Scrive Philip Josè Farmer. Risvegliarsi per soffrire di nuovo, col senso di colpa per i cari perduti, fratello, moglie e figlie? Con l’impossibilità di ritrovarli tra gli innumerevoli miliardi di persone risorte. A che scopo? Come canta Doc Watson in “Deep river blues: “Lascia che piova, lascia che scrosci, lascia che piova ancora di più,. Perché il mio blues è profondo come il fiume. Lascia che la pioggia continui a guidarci, lascia che le onde spazzino tutto via. Perché il mio blues è profondo quanto il fiume”
La scelta sta nell’andare verso le sorgenti del Fiume , vedere i tentativi vanificati, gli ostacoli moltiplicarsi e nuovi battelli da costruire.

Mark Twain era morto all’età di 71 anni, stroncato da un infarto il 21 aprile del 1910. Per volontà della figlia, il corpo di Twain venne sepolto in una collina boscosa tra gli alberi nel Woodlawn National Cemetery di Elmira, nello stato di New York. Venne sepolto a 3,7 metri, cioè “due tese” sotto terra. perché potesse tranquillamente continuare a navigare in acque profonde.
Il grande battello era terminato. Sopra entrambi i lati a tre metri sopra la linea di galleggiamento , c’era la scritta RISERVATO. – Che significa, Sam, molti gli avevano chiesto. (…) E’ un’imbarcazione libera e il suo equipaggio è formato da persone libere. Non appartengono a nessuno. -E perché la lancia del battello si chiama “Divieto di affissione? –A causa del sogno che ho fatto-rispondeva Sam. Qualcuno stava per metterci su della pubblicità e io gli ho detto che la lancia non era stato costruita per scopi venali. Nel sogno c’era dell’altro, ma Sam non ne parlò con nessuno tranne che con Joe. L’uomo che stava affiggendo i vistosi manifesti che reclamizzavano l’arrivo del più grande battello e del più grande spettacolo navigante ero io- disse- Nel sogno ero entrambi gli uomini” (P.J. Farmer: Alle sorgenti del Fiume”
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