GIORNO PER GIORNO 8 marzo
- Andrea Colombu
- 8 mar 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 10 mar 2021
Storie della Beat Generation, della Controcultura e altro
8 marzo
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-- Tre poesie di Denise Levertov (traduzione di Paolo Statuti) --
I muti
I gemiti degli uomini
quando incrociano una donna sulla strada
o sulle scale della metro
per dirle che è una femmina
e che il loro corpo lo sa,
sono una specie di motivo,
una canzone alquanto brutta, cantata
da un uccello con la lingua tagliata
ma intesa come musica?
O sono il muggito soffocato
di sordomuti intrappolati in un edificio che
si riempie lentamente di fumo?
Forse entrambi.
Sembra che questi gemiti
siano tutto ciò che possono fare,
ma una donna, suo malgrado,
sa che è una forma di omaggio:
se fosse priva di grazia
la incrocerebbero in silenzio:
perciò non è solo per dire,
che lei è un caldo buco. E’ una parola
in una lingua-rammarico, niente a che vedere
con la primitiva lingua delle caverne;
una lingua angustiata, malata, depressa
in disfacimento. Lei vorrebbe
respingere questo omaggio
disgustoso, e non può,
esso gira e ronza nel suo orecchio,
cambia il ritmo dei suoi passi,
i manifesti strappati nei corridoi rombanti
lo ripetono,
vibra e ringhia come un treno in arrivo.
A un tratto il suo polso
accelera,
ma i vagoni rallentano e stridono
alla fermata mentre il suo comprendonio
traduce quel suono nelle parole:
“Vita dopo vita dopo vita passa
senza poesia,
senza decoro,
senza amore.”
La lezione
Marta, 5 anni, scarabocchia un disegno e mormora / «Questi sono due angeli. Queste sono due bombe. / Splendono nel sole. La magia / gocciola dalle ali degli angeli». / Nik, 4 anni, ha gridato / attraverso il campo di stoppie, «Guarda, / i fiori stanno danzando ai piedi / dell’albero, e l’albero / guarda giù con tutti i suoi occhi-mela». / Senza esitazione né disputa, parole / adoperate e subito dimenticate.
Preghiera dell’amore rivoluzionario
Che nessuna donna chieda a nessun uomo di abbandonare l’opera sua per seguirla.
Che nessun uomo chieda a nessuna donna di abbandonare l’opera sua per seguirlo.
Che nessuno voglia porre Eros in catene.
Che neppure voglia armare le sue mani.
Che sia la nostra lealtà reciproca e lealtà per il nostro lavoro
mai coinvolta in ingannevoli conflitti.
Che l’amore reciproco sia fonte di amore per il nostro lavoro reciproco.
Che l’amore per il nostro reciproco lavoro sia fonte di amore reciproco.
Che il nostro amore, se necessario,
possa accettare l’assenza. E l’ignoto.
Che sia sopportabile l’assenza, se necessaria,
senza perdere il nostro amore.
Senza chiudere le porte all’ignoto.
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