top of page

GIORNO PER GIORNO 7 marzo

Storie della Beat Generation, della Controcultura e altro


7 Marzo 1978

Presentazione del libro Ordinary Women: An Anthology of Poetry by New York City Women: al Figaro cafè di New York reading di Sandra Maria Esteves, Lois Elaine Griffith, Janet Hamill, Helen Wong Huie, and Sara Miles


ree


ree

“(…)quattro giovani donne di New York, Sara Miles, Patricia Jones, Sandra Esteves e Fay Chiang, hanno messo insieme un'antologia di poesie di giovani poeti di New York, che rappresentano alcune delle diversità razziali ed etniche della città, comprese le poesie di donne di origine indiana occidentale, ispanica, asiatica, afroamericana e bianca. Lo pubblicano da soli con il titolo (che adoro) ORDINARY WOMEN . Questa è la prima volta che alcune di queste donne, in particolare asiatiche e ispaniche, pubblicano il loro lavoro e c'è una vitalità, tenacia, pathos e tenerezza in alcune di queste poesie che è molto eccitante. Ho detto che avrei fatto una breve prefazione e sperano di fare letture di gruppo per pubblicizzare ulteriormente la raccolta e far conoscere il lavoro dei poeti. Penso che potrebbe essere una serata meravigliosa. Se non al Donnell, c'è qualche speranza che si possano organizzare letture in biblioteca in vari quartieri?” Così scrive la poetessa Adrienne Rich chiamata a introdurre la raccolta poetica tutta femminile il cui titolo si sdoppia in Mujeres Comunes, ospitando un cospicuo numero di poesie portoricane e latinas in genere.

Già allora Adrienne Rich era ritenuta una figura di spicco di tutta la poesia americana come vincitrice del National Book Award (Diving into the Wreck , 1973) e si trovava in un momento di trasformazione sia nella sua vita personale che in quella professionale, poiché nel 1976 si era dichiarata lesbica pubblicamente e nello stesso anno,aveva pubblicato Twenty-One Love Poems mentre era in via di pubblicazione The Dream of a Common Language, caratterizzato dalla sua aperta esplorazione della sessualità femminile e della politica dell'identità sessuale. In una lettera a Betty Kray , prima direttrice esecutiva dell'Academy of American Poets, del 1977, parla in anticipo sull’uscita del libro, Ordinary Women/ Mujeres Comunes, e delle poetesse incluse nella raccolta, suggerendone i nomi per una serie di letture pubbliche. Aggiunge alcune questioni personali e familiari e alcune idee per far conoscere le poesie femminili giapponesi del periodo classico, gli haiku e i tanka e le

ree

composizioni contemporanee citando Ikuko Atsumi, che, insieme a Kenneth Rexroth, aveva curato l’antologia Women Poets of Japan. Adrienne Rich e Ikuku Atsumi erano accomunate per l’interesse a promuovere lo studio e la conoscenza della cultura femminile e della storia dal punto di vista delle donne. Le note sulla poetessa giapponese e il suo impegno nell’affrontare i pregiudizi di genere e le norme e gli stereotipi restrittivi della società introducono l’idea che presiede anche la raccolta che porta come sottotitolo An Anthology of Poetry by New York City Women: promuovere, far circolare, mettere in relazione le nuove forze della scrittura femminile in tutte le sue varianti etniche, valore che aggiungendosi ne arricchisce la portata dirompente.


Le cinque poetesse, scrittrici e attiviste annunciate nella bella locandina del Figaro cafè sono punte emergenti di un movimento culturale complesso e articolato che affronta da un punto di vista di genere la costituzione di comunità artistiche sensibili ai temi della discriminazione e dell’emarginazione.


ree


La scrittrice Jehan Roberson così descrive Lois Elaine Griffith, educatrice, poetessa, performer e artista visiva: ”Lois ha unito il suo dono multi-genere per la narrazione in una carriera come poetessa fondatrice del Nuyorican Poets Cafe, portando avanti il ​​messaggio del Nuyorican per oltre 35 anni. Ora capofila del Nuyorican Poets Cafe Founders Archive Project, Lois è instancabile nei suoi sforzi per garantire che la storia del Café non sia persa a causa del revisionismo inteso a oscurare ciò che i fondatori si proponevano di fare nel 1974: raccontare le storie diasporiche di Brown, Black , queer e altre persone emarginate nel Lower East Side di New York e oltre”.



ree

Lois Elaine Griffith così racconta di sè e dell’attività del Nuyorican cafè: “Credo di aver sempre scritto. Non l'ho preso davvero sul serio finché non sono arrivato al Cafe. Fino ad allora ero stato più un artista visivo. Ma poi, a causa del concetto alla base della creazione del Nuyorican, che è quello di offrire un palcoscenico soprattutto, ma non esclusivamente, a persone di colore, e di consentire alle persone che si sentivano private dei diritti del movimento sociale del tempo ... questo era tornato nel 1973, 74 ... quando i proprietari terrieri del Lower East Side lasciavano bruciare gli edifici solo per ottenere l'assicurazione. E c'erano molti edifici abbandonati. Ed è stato in quel periodo in cui la popolazione dominante di - la chiamavano Alphabet City, ora gli agenti immobiliari l'hanno ribattezzata East Village - molti artisti hanno iniziato a prendere il sopravvento. Equità del sudore. Abita semplicemente quegli spazi perché, dove dovevano andare? E il caffè ha quasi aperto, come diresti, in modo organico. Questo è qualcosa che ho davvero imparato lavorando con il Cafe e lavorando con Miguel Algarín. Certamente hai un'idea di qualcosa che vuoi creare, ma lascia che avvenga in modo organico. Non cercare di costringerlo a esistere. E succederà se tu, e questo può sembrare banale, se hai un certo tipo di allineamento spirituale con l'universo dove puoi vedere, sentire, pensare, parlare per manifestare. Ed è stato così. Lo era davvero”.

Fare cultura diventava così creare comunità, dare a tutti la possibilità di prendere la parola, crescere insieme come se si dovesse partecipare tutti a una continua azione scenica, corale, senza divisione tra comparse o protagonisti. Facendo emergere le cose naturalmente. Discorso ribadito da Sandra María Esteves, anch’essa portoricana nata e cresciuta nel Bronx, la cui poesia, intrisa di suggestioni popolari è una conquista della sua faticosa decolonizzazione spirituale e culturale. I temi che affronta spesso sono le lotte di identità, in particolare la comprensione personale del suo posto di afro-caraibica, la donna, il femminismo nella cultura latina.


Patricia Spears Jones, prima coordinatrice ed organizzatrice afroamericana della prestigiosa rassegna Poetry Project alla St Mark’s Church, insiste sulla doppia natura di sfruttamento e marginalizzazione, afro e donna. In un’intervista a Jenifer Berman pubblicata su BOMB Magazine Numero 52, Estate 1995, a proposito della sua raccolta The Weather That Kills, che si apre con il Salmo 137, "Come canteremo la canzone del Signore in una terra straniera? dice: Vedo quella citazione più come una metafora della posizione delle persone di origine africana in questo paese. La frase più sorprendente in quel salmo è: "E quelli che ci hanno trattato come rifiuti ci hanno chiesto di essere allegri". Questa è un'affermazione incredibile sulla posizione degli oppressi in qualsiasi situazione, che chi è oppresso non dovrebbe mostrare rabbia o rabbia o alcun tipo di ribellione al proprio oppressore, ma dovrebbe essere piacevole, disponibile, allegro. Nel rispondere a tale esigenza, siamo ancora in grado di continuare a cantare le nostre canzoni, ricordandoci che in effetti veniamo da molto lontano.” e “Nessuna opera d'arte è solo una cosa, ha sempre più significati. Realizza il mio viaggio personale, ma riguarda anche il modo in cui gli esseri umani vengono trasformati e trasportati da un modo di vedere le cose a un altro, da un senso di sé all'altro, attraverso cose come il desiderio, la rabbia, l'umorismo e la gioia”.


ree

Janet Hamill , poetessa, performer e musicista. Amica di Patty Smith, dal periodo degli studi al college, ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie Troublante nel 1975 a cui hanno fatto seguito altre cinque, “rivolge gli occhi del suo mago poeta su un immenso corpo di empatie alchemiche"come dice Anne Waldman, o, come spiega Patricia Spears Jones "La maestria di Hamill nella forma e nei sentimenti si uniscono per creare una poesia che esamina delicatamente silenzio, talento e bellezza. Solo un poeta potrebbe farlo. O forse solo Janet Hamill. Autrice di numerosi CD alcuni con la produzione e la partecipazione di Lanny Kaye e Patti Smith, col suo spoken word ha alternato la presenza su palchi adatti a rock live con quelli dei locali come Nuyorican cafè o il prestigioso St Mark’s Church. La sua poesia continuamente citata è K-E-R-O-U-A-C.




Helen Wong Huie è poetessa cino-americana variamente antologizzata e con un’attività di ricerca e studio di cui ci piace riportare un suo brevissimo componimento rubato all’antologia American Born and Foreign :

La simmetria degli appuntamenti mancati

Non ci fu risposta /al bussare. /La targhetta sulla porta /dice:/Bere Nettare di Albicocca /senza l'immagine dell'albero /o del suo frutto. La simmetria degli appuntamenti mancati.

A completare il quintetto, Sara Miles, curatrice redattrice di libri, articoli di riviste e siti web, continua a occuparsi di editoria dedicandosi alla promozione di testi sulle tematiche queer, e femministe, su corpo e desiderio, sul fallimento delle democrazie con l’ipocrita idea di integrazione. Faceva questo negli anni Settanta, come attivista e continua ora come pastore presbiteriana, con il quotidiano impegno per procurare cibi per una mensa popolare gratuita.

Il libro Ordinary Women che le cinque poetesse Sandra Maria Esteves, Lois Elaine Griffith, Janet Hamill, Helen Wong Huie, and Sara Miles presentarono quel 7 marzo 1978 al Cafè Figaro di New York è ovviamente introvabile ma ogni tanto compare in internet una copia che ha come base d’asta 1000 $. Non sappiamo quanto valga la locandina,né siamo riusciti a sapere il nome dell’autore.


ree

Helen Wong Huie è poetessa cino-americana variamente antologizzata e con un’attività di ricerca e studio di cui ci piace riportare un suo brevissimo componimento rubato all’antologia American Born and Foreign :

La simmetria degli appuntamenti mancati

Non ci fu risposta /al bussare. /La targhetta sulla porta /dice:/Bere Nettare di Albicocca /senza l'immagine dell'albero /o del suo frutto. La simmetria degli appuntamenti mancati.

A completare il quintetto, Sara Miles, curatrice redattrice di libri, articoli di riviste e siti web, continua a occuparsi di editoria dedicandosi alla promozione di testi sulle tematiche queer, e femministe, su corpo e desiderio, sul fallimento delle democrazie con l’ipocrita idea di integrazione. Faceva questo negli anni Settanta, come attivista e continua ora come pastore presbiteriana, con il quotidiano impegno per procurare cibi per una mensa popolare gratuita.

Il libro Ordinary Women che le cinque poetesse Sandra Maria Esteves, Lois Elaine Griffith, Janet Hamill, Helen Wong Huie, and Sara Miles presentarono quel 7 marzo 1978 al Cafè Figaro di New York è ovviamente introvabile ma ogni tanto compare in internet una copia che ha come base d’asta 1000 $. Non sappiamo quanto valga la locandina,né siamo riusciti a sapere il nome dell’autore.

7 marzo 1967

La manifestazione a Milano di Mondo Beat “Contro il Sistema”, la repressione e le azioni della Questura viene caricata dalla polizia


Da Una settimana proseguiva lo sciopero della fame dei redattori della rivista underground Mondo Beat per protestare contro vigili e polizia che impedivano la diffusione del giornale in strada perché i volontari erano “sprovvisti di regolare licenza”. Da tempo sembrava dichiarata la guerra contro quelli che di volta in volta giornali e TV definivano capelloni, qualche volta beatnik e altre provos. Tutto veniva semplificato in minoritario fenomeno di costume o in stereotipi estetici o morali: sporchi, promiscui, nullafacenti. Nessuna considerazione per la produzione culturale che non si fermava alle pubblicazioni underground, l’interesse per le filosofie e la spiritualità orientali, il pacifismo militante e il rifiuto della leva militare obbligatoria. Ma fortunatamente quello era l’ultimo dei problemi. Non era necessario essere compresi. Cosa c’è da capire se un poeta decide che i suoi versi sono effimeri e decide di scriverli sulla pianta del piede perché durino il tempo giusto e poi ritornino solo come ricordo? Sarebbe solo come prenderlo a esempio suggerimento a non attribuire troppa serietà a qualunque autoaffermazione di valore della cultura. Ma la situazione era così asfissiante che persino una scrittrice famosa e rispettata come Elsa Morante aveva mandato una lettera ai quotidiani per protestare per l’atteggiamento di condanna per chi portava i cappelli lunghi o vestiti giudicati poco seri.

Lo sciopero della fame aveva sollevato intorno ai ragazzi di Mondo Beat un moto diffuso di simpatia e centinaia di persone da giorni sostavano intorno alla sede del giornale, si formavano continui capannelli, si discuteva,si organizzavano azioni e soprattutto si metteva in piedi la “Manifestazione contro il Sistema” per il 7 marzo.

Una tribù di capelloni fa lo sciopero della fame in cantina, intitola Il Corriere della Sera» del 6 marzo 1967. Il cronista tra il paternalistico e il sarcastico scrive: “Mondo Beat» organo quasi ufficiale dei giovani protestatari milanesi, è uscito, naturalmente con una protesta. Quindici ragazzi e ragazze si sono riuniti nello scantinato della redazione del giornaletto […] e hanno iniziato uno sciopero della fame che durerà settantadue ore. Motivo a parte quello della solita «indignazione» contro i tutori dell’ordine pubblico: il foglio quindicinale non può essere distribuito, come i sostenitori fanno, per le strade, in quanto manca la licenza di venditore ambulante. Per questo i quindici di «Mondo Beat» si asterranno dal cibo fino a martedì sera. La fame, come il sonno, può portare consiglio.”


Gianni De Martino,redattore della rivista Mondo Beat,racconta la serata: “A piccoli gruppi, fin dalle sei di sera, i giovani sbucano al centro della città, si radunano e si prendono per mano, poi si dirigono a ventaglio verso via Montenapoleone, piazza del Duomo, Corso Matteotti. Qui circa duecento giovani si siedono sulla strada . E’ stata scelta l’ora del ritorno dagli uffici, per cui il traffico si blocca e gli automibilisti (sic) incominciano a suonare i clacson. Vengono inalberati cartelli e scritte come ” Basta con i fogli di via”, ” Non schedate le nostre coscienze”, ” Meno santi più preservativi”. E dalla gente che fa ala si sente gridare: ” andate a lavorare!”, ” ci vuole la frusta, barbona!”, e vola anche qualche schiaffo. Aggirati e sorpresi alle spalle, quelli che si sono sdraiati sulla strada vengono caricati improvvisamente e senza squilli di tromba dalla polizia. Alla fine, dopo la carica del “battaglione Padova” contro i capelloni stesi a terra, tre ragazzi finiscono contusi all’ospedale e quarantatrè verranno portati in questura e denunciati. “L’Unità” del giorno dopo, 7 marzo, forse memore del trattamento analogo riservato nel frattempo anche agli operai che scioperano per motivi sindacali, titola: ” Selvaggia aggressione poliziesca contro giovani beat di Milano”. Nei giorni successivi sui vetri della redazione di “Mondo Beat” in via Vicenza, apparirà lo slogan: ” Con una manganellata o un foglio di via non si uccide un’idea”.

Commenti


bottom of page