GIORNO PER GIORNO 6 giugno - Lev Tolstoj/Ian MacKaye
- Andrea Colombu
- 6 giu 2021
- Tempo di lettura: 7 min
6 giugno 1891, 2006, 2013, 2020
Lev Tolstoj e Ian MacKaye: la scelta vegetariana e il DIY


La visita al mattatoio di Tula,il 6 giugno del 1891, accelera e da più forza al turbamento morale di Lev Tolstoj. Il grande scrittore russo non sopporta più nessuna forma di sfruttamento, l’uomo sull’uomo, l’uomo sugli animali, perché tutto si traduce in guerra, fame e miseria, diseguaglianza e violenza. Nato nobile, ricco, proprietario terriero, una giovinezza vissuta in dissolutezza, sensuale mondanità, periodo che definì “l’orribile ventennio di dissolutezza e di schiavitù all’ambizione, alla vanità e soprattutto alla carne”, a partire dagli anni della maturità e della pubblicazione di capolavori come Guerra e Pace e Anna Karenina, aveva iniziato ad avvertire le contraddizioni della sua vita tra spinte ascetiche e spirituali, spinto materialismo e comportamenti disordinati e sfrenati. La scelta vegetariana, la rinuncia a utilizzare i privilegi della ricchezza, i servigi della servitù, dopo la visita al mattatoio gli danno la spinta ad usare il suo prestigio e la sua ricchezza per spiegare le sue ragioni, per dare speranza contro la guerra e la miseria.
Decide di rinunciare ai diritti d’autore per tutte le nuove opere, di stamparle in proprio, di produrre centinaia di migliaia di opuscoli e libri da vendere a tre copechi, sotto il loro costo, manuali tecnici

e di alfabetizzazione per permettere ai contadini di uscire dall’ignoranza. Durante la grande carestia del 1891-93, si occupa di finanziare e organizzare la raccolta di aiuti alimentari, gira le campagne, parla coi contadini, educa il suo corpo all’allenamento, all’esercizio fisico e a una dieta di solo pane, verdure e legumi. Affida a lettere e articoli, non a saggi compiuti, le idee di pacifismo e non violenza, spiritualità e scelta vegetariana. Per questo si insinua e diffonde la voce che quell’illuso di uno scrittore stesse scivolando nella pazzia.
il nome di Ian MacKaye, per milioni di persone nel mondo vuol dire il meglio, il più inventivo e spiazzante suono hardcore e postpunk degli anni Ottanta e Novanta, Minor Threat e Fugazi, ma anche stile di vita, sobrietà, rispetto. Straight edge, come in un titolo di un suo famoso brano. Ma nessuna predica, nessun proclama, né lui, né gli altri. E’ una scelta individuale, non una scuola di pensiero o un movimento che ovviamente, pur non volendolo, non ha mai potuto impedire che lo diventasse. Una sua dichiarazione "La nostra società è incentrata sul consumo di carne e la nostra società fa schifo." faceva il paio con quella di Lev Tolstoj “Finché esisteranno i macelli, esisteranno sempre dei campi di battaglia”

“Quando ho scritto "Straight Edge", era davvero solo una canzone per le persone intorno a me. Sicuramente non pensavo che sarebbe stato qualcosa di cui avrei parlato tra 25 anni! Non mi è mai venuto in mente che ci sarebbe stata questa fetta di mondo in cui sarebbe stato effettivamente rilevante. Ho solo scritto dei testi, — soprattutto perché ero arrabbiato con alcuni miei amici. Avevo 18 anni, appena uscito dal liceo, ed ero coinvolto con il punk da circa un anno. Ho iniziato a fare battute come, 'Sì, siamo punk rockers e non beviamo birra, beviamo latte'—quel genere di cose. Ma all'epoca, sullo sfondo di Led Zeppelin, Lynard Skynard, Kansas e tutte quelle band, dove le feste e la droga erano così celebri e una pratica così sacra, ha fatto impazzire i nostri amici del liceo e mi è piaciuto molto.”
Nel giugno del 2006 Ian MacKaye, dice queste cose in un’intervista con Catherine Clyne per la rivista Satya che si occupa di vegetarianismo, difesa animale, giustizia sociale, e continua “Avevo 12 anni quando la guerra del Vietnam finì, per così dire, nel 1974. Aveva infuriato per tutta la mia vita, aumentando costantemente, sempre più follia, più persone uccise. Era una guerra perpetua.

Quindi nel 1974, quando si fermò, di nuovo, a 12 anni, ero tipo, 'Wow! L'America ha appena fatto un enorme passo avanti!' Pensavo che tutti fossero d'accordo, tipo, la guerra è un male. Non facciamolo mai più! Capisco che l'America non fosse una nazione pacifica a volte, ma non è stato fino al bombardamento di Baghdad nel 1991 che ho pensato: ‘Mio Dio, non posso credere di essere testimone di questo’. Direi che questa cultura è decisamente dipendente dalla guerra. Pensa alle immagini; pensa alle feste nazionali, alle statue: è tutta guerra! Tutto è guerra! Tutto riguarda tutto il sangue che è stato versato per questo paese; è come la religione. E se sei dipendente e se lo sei così a fondo, è molto facile tornare indietro.”
Nel 2020 Ian MacCay, ha una nuova entusiasmante band, Coriky, con Amy Farina, sua moglie voce e batteria, già con lui dai primi Duemila in The Evens, e Joe Lally al basso, già nei Fugazi. L’etichetta che da quarant’anni gestisce in maniera alternativa, la Dischord record, campione di durata nel tempo e simbolo dell’etica DIY (Do It Yourself) durante l’anno, allo scoppio della pandemia, del confinamento in casa aveva messo a disposizione in streaming il catalogo dell’etichetta e ha ritardato di qualche mese la pubblicazione dell’album di debutto della nuova band. Esce a giugno e sembra di avere ancora i Fugazi. Il singolo che ne annuncia l’uscita gira ai primi di giugno e s’intitola Clean Kill e recita più volte “Non basta acqua e sapone. Mai che basti acqua e sapone. Non è abbastanza l’acqua e il sapone. È un'uccisione pulita. È un'uccisione pulita, è un'uccisione pulita. Ma non è pulito”. E’ una nuova canzone contro la guerra e parla dello stress di una persona che comanda da lontano l’uccisione di altri esseri umani attraverso la guida di droni. La distanza fisica dal bersaglio, dall’infliggere morte che dovrebbe salvare chi la opera, ma “Non è abbastanza l’acqua e il sapone. È un'uccisione pulita. È un'uccisione pulita, è un'uccisione pulita. Ma non è pulito”.

“Sono diventato vegetariano nel 1984, punk rocker nel 1979. Ma credo fermamente che il mio interesse per la controcultura, nell'underground, mi abbia portato alla fine ad applicare lo stesso tipo di pensiero critico a ciò a cui stavo partecipando.” Ian MacKaye aveva pensato al punk come alternativa culturale di comportamenti e desideri, pratiche e aspirazioni, alternativa a quanto esprimeva e costringeva la cultura e la consuetudine dominante. Un alternativa libertaria che comprendeva il modo di vivere, di scambiare la cultura, arricchire la comunicazione, sottrarla ai meccanismi di consumo e mercificazione. Quando iniziò nel 1980 a produrre i primi dischi della Dischord lo avevano chiamato pazzo e illuso.
Lev Tolstoj cento anni prima,dichiarandosi convinto sostenitore della scelta vegetariana, l’aveva collegata all’opposizione alla guerra, alle armi, al rifiuto della violenza, alla ricerca del significato della vita, alla ricerca dell’armonia con l’uomo e il resto della natura. Anche lui era stato definito illuso e pazzo.

Il 6 giugno del 2013, La Biblioteca del Congresso mette su youtube l’intervista con il pazzo e illuso Ian MacKaye che ha messo a disposizione del più importante sistema di raccolta e catalogazione culturale degli Stati Uniti i nastri di concerti e immagini dei Fugazi e delle band di Washington D.C., frutto di una collaborazione di fan e collezionisti e dell’impegno della Dischord Records.
La nota della Biblioteca del Congresso dice: “L'innovativo cantante, compositore e chitarrista Ian MacKaye ha parlato alla Library of Congress dell'archiviazione digitale personale e della necessità di educare creatori e utenti in modo da proteggere il nostro patrimonio culturale digitale. Biografia del relatore: sia come interprete che come produttore, MacKaye ha documentato la musica proveniente dall'underground di Washington, DC negli ultimi 30 anni. MacKaye ha fondato la Dischord Records da adolescente nel 1980 con il partner Jeff Nelson. Il loro intento originale era semplicemente quello di pubblicare un singolo per documentare la loro band recentemente defunta, The Teen Idles. Da allora l'etichetta ha continuato a pubblicare musica da più di 60 band, con più di 160 album negli ultimi 25 anni. Nel processo, l'etichetta ha svolto un ruolo di cittadino-archivista, documentando la musica dell'area di Washington in molte forme e catalizzando l'attività culturale e la costruzione di comunità nella capitale della nazione e in tutto il mondo.”

Nel 1897 Cesare Lombroso, resosi celebre per la sua teoria fisiognomica comportamentale, che faceva risalire a caratteristiche fisiche la propensione alla devianza e alla delinquenza, era stato invitato assieme ad altri settemila chirurghi, patologi, biologi, anatomisti, istologi, antropologi, psicologi, psichiatri, criminologi al fastoso Congresso medico internazionale che si svolse a Mosca, il 18 agosto. Tramite la figlia aveva chiesto appuntamento a Lev Tolstoj nella sua casa di Jàsnaja Poljàna. Il suo interesse è più di indagine, di studio sullo scrittore che ritiene affetto da“psicosi epilettoide del genio”, su quell’uomo che tre anni prima aveva pubblicato un saggio, Il Regno di Dio, che decenni dopo Gandhi avrebbe dichiarato sua ispirazione per aver creduto nella nonviolenza proprio grazie alla sua lettura.
Tolstoj aveva maturato una scelta contro la pena di morte già da decenni: “ho visto a Parigi decapitare un uomo con la ghigliottina, in presenza di migliaia di spettatori. Sapevo che si trattava di un pericoloso malfattore; conoscevo tutti i ragionamenti che gli uomini hanno messo per iscritto nel corso di tanti secoli per giustificare azioni di questo genere; sapevo che tutto veniva compiuto consapevolmente, razionalmente; ma nel momento in cui la testa e il corpo si separarono e caddero diedi un grido e compresi, non con la mente, non con il cuore, ma con tutto il mio essere, che quelle razionalizzazioni che avevo sentito a proposito della pena di morte erano solo funesti spropositi e che, per quanto grande possa essere il numero delle persone riunite per commettere un assassinio e qualsiasi nome esse si diano, l'assassinio è il peccato più grave del mondo, e che davanti ai miei occhi veniva compiuto proprio questo peccato”. Esattamente il contrario di quanto pensava Cesare Lombroso.
Tolstoj, più grande di sette anni di Lombroso lo sovrasta nell’aspetto fisico, forte e atletico, mentre il criminologo, secondo la moglie dello scrittore era un “un vecchietto piccolo, molto malfermo sulle gambe, che nell' aspetto dimostra molto più dei suoi 62 anni”. I due si studiano, si parlano e Tolstoj invita l’ospite a fare un bagno nel laghetto della tenuta. In una giornata calda d’agosto, in costume da bagno d’epoca, i due si immergono nell’acqua. Dopo un po’ l’italiano inizia ad avere difficoltà, annaspa nell’acqua, si muove disordinatamente, da segni preoccupanti. Lo scrittore russo lo afferra e lo porta a riva senza alcuna difficoltà. La discussione avviata prima dell’incidente, dopo qualche ora riprende.
E quando Cesare Lombroso, inizia a parlare delle proprie convinzioni sui criminali di nascita e sulla pena come difesa sociale, Tolstoj esplode esclamando: “Tutto ciò è delirio! Ogni punizione è criminale”.
Coriky - Clean Kill
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