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GIORNO PER GIORNO 28 marzo - Joanne Kyger: Penelope non aspetta Ulisse

28 marzo 1978

Per la trasmissione Public Access Poetry Joanne Kyger porta un saggio delle sue poesie istantanee, capaci di cogliere in brevissimi componimenti l’essenza del mondo nell’istante in cui si raccorda allo spirito umano: 27 minuti di recitazione per 21 poesie.



Joanne Kyger è stata per sessanta anni, dalla metà degli anni ’50 alla sua morte nel 2017, una delle personalità più forti della cultura americana, della poesia e della controcultura, legame tra le comunità poetiche di San Francisco e quella di New York, collegamento tra spiritualità orientale e ricerca occidentale,lo sciamanesimo e la psichedelia , attivista coi Diggers, ambientalista e femminista, capace di stilettate poetiche e di humor visionario, era l’espressione più comprensibile della forza della poesia, quando questa diventa strumento di riflessione e di liberazione.



C’è stato un tempo in cui la poesia stava dappertutto. La si leggeva,la si sentiva recitare ovunque, nei teatri e in strada, nei negozi di alimentari e nelle gallerie d’arte, in piazza durante le manifestazioni di protesta, stavano appese agli alberi, graffitate sui muri, sopra le cartoline della mail art, nelle nuove forme di comunicazione. Negli anni ’60 il geniale poeta, grafico, pittore e un mucchio di altre belle cose, John Giorno aveva utilizzato un sovvenzionamento per progettare e mettere su un distributore automatico di poesia. Aveva chiamato questo servizio Dial-A-Poem, avviato presso il Museum of Modern Art di New York e in numerose altre sedi: componendo alcuni numeri telefonici, era possibile ascoltare cinque minuti di poesia. Nel decennio successivo, il Poetry Project nato nel 1966 alla St. Mark's Church in-the-Bowery nell’ East Village di New York per impulso di Paul Blackburn, trovava sbocco nella TV via cavo in una serie di dirette e registrazioni di reading poetici. Di sicuro tra il 1977 e 1978, quanto durò la sperimentazione, non sarebbe stato facile trovare niente di paragonabile a quanto offerto dalla Public Access Poetry per qualità e cura dell’offerta. Dal 2011 grazie al lavoro di recupero delle registrazioni curato dal Poetry Project è possibile accedere a buona parte dei reading degli anni ’70. Tra questi c’è quello del reading di Joanne Kyger.


"La forma del giorno, le parole del momento, ciò che sta accadendo intorno a me nel mondo dello spazio interno ed esterno - queste sono le cose di cui si occupa la mia scrittura", così Joanne Kyger riassumeva il suo approccio poetico. Trasferitasi a San Francisco nel 1957 e da subito in contatto con i poeti della S.F. Renaissance, influenzata dalla poetica che faceva riferimento al Black Mountain College, amica degli scrittori della Beat Generation e anche moglie di Gary Snyder, non esitava a togliersi di dosso ogni genere di etichetta che le si volesse affibbiare. Era pienamente cosciente che anche la poesia era appannaggio maschile e terreno maschilista. Lo era l’ambiente, paternalista, dove farsi strada voleva dire passare oltre"un filo spinato di stronzate", lo era anche tra i più libertari, come dirà lasciando Gary Snyder dopo cinque anni di soggiorno e studio da lei organizzato in Giappone e in India, a beneficio della comunità Beat “stancata di fare la moglie e la padrona di casa di altri ospiti Beat".


Al suo ritorno dal Giappone nella sua prima raccolta di poesie e prosa The Tapestry and the WebIn riscrive la storia di Penelope dell’L'Odissea, una donna pienamente cosciente della sua forza, padrona della propria vita, per niente sottomessa al dolore per la mancanza del marito Ulisse, sempre preso dalle sue interminabili avventure, non certo muta e paziente ad attenderlo.


Non credo in nessuno dei tuoi dei o poteri. Sono tutte stronzate


Non credo nemmeno nei miei poteri o dei


Le sue ultime parole furono Mantieni pulita la casa


In un saggio critico, Matilde Martín González ne ha scritto così : "La pratica di Kyger consiste nel re-immaginare un racconto più fruttuoso della storia per inquadrare la propria vita e carriera nei primi anni '60 come donna coinvolta nel mondo dei circoli poetici maschili, non importa quanto benevolo con lei. "


Non è una persona dai rimpianti e rimorsi, tutto è realtà anche la percezione di ciò che non vediamo, che intuiamo o che indoviniamo nella vita di ogni essere. Il dio che vive in ogni cosa.


"Il mio interesse per lo Zen è nato perché stavo studiando Wittgenstein e Heidegger all’Università di Santa Barbara", raccontava a un intervistatore Joanne Kyger, rievocando il suo arrivo a San Francisco nel 1957 "La loro filosofia giunge al termine dicendo che devi solo praticare lo studio del nulla."


Presto seguì i corsi di Shunryu Suzuki Roshi, il monaco di origine giapponese che aiutò a rendere popolare il Buddismo Zen negli Stati Uniti accostando la ricerca spirituale all’uso delle sostanze allucinogene per aumentare la consapevolezza, allargare la mente e l’esplorazione sensoriale e favorire la meditazione.

Come ha scritto Brenda Knight in Women of the Beat Generation The Writers, Artists and Muse at the Heart of a Revolution del 1996 : "è l’esempio della coscienza buddista nella scrittura Beat, di una sensibilità per la quale la saggezza è il la più grande bellezza. "


“Ho partecipato a diverse cerimonie di peyote e nel febbraio del 1959, mentre lo portavo con alcuni amici, ho avuto un'esperienza piuttosto spiacevole di massa di energia nera intercalata con facce di animali.” scrive Joanne Kyger, “ Il fatto che stavo intraprendendo incautamente questo viaggio nel mio appartamento, che era sopra un bar a North Beach, e non mi sentivo bene, ha aggiunto un senso molto instabile di "realtà".Questa "energia nera" assomigliava a un animale, che in seguito ho chiamato, sperando di focalizzarlo. Un animale selvatico, a cui prestavo attenzione ogni volta che lo vedevo o ne vedevo menzione. Per anni ho avuto paura di oltrepassare un limite in una perdita di sé o nella dualità schizofrenica. Vivendo in Giappone e vedendo i guerrieri guardiani fuori dalle porte del tempio con le loro feroci espressioni animalesche, ho finalmente capito che erano protettori. La paura crea un muro che si può avere paura di passare. Se ti hanno spaventato, non avevi abbastanza coraggio o conoscenza per entrare oltre. Penso di aver paura dell'energia del sé animale, qualunque cosa pensassi che fosse.”


Ammetteva che ogni gesto, ogni particolare quotidianità, persino quella ripetitiva, abitudinaria e i desideri,diventano emanazioni poetiche, partecipazione al tutto. Modelliamo e siamo modelli e modellati. Non riusciamo a carpire il segreto dell’istante, per paura della sua fragilità, ma l’emozione che proviamo crea anche inconsapevolmente poesia. A volte scriveva solo per sé stessa. Qualche riga appena, per rileggerla e coglierne con il suono l’eco di qualcosa già passato.


“Il progetto di Joanne Kyger, tuttavia, è molto più ambizioso della semplice scrittura di un diario personale.” scrive Jake Marmer in un articolo sul Chicago Tribune “Sta creando una storia contemporanea, fondendo privato e pubblico, personale e nazionale in modi che si sommano a una formidabile alternativa ai modelli più tradizionali di narrazione storica. Mentre la poetessa si infuria per la direzione politica del paese e i problemi ambientali, avvolge il suo commento con un peculiare mix di insegnamenti Zen e umorismo dalle sfumature noir.”


Alla sua morte, il 23 marzo 2017 la sua amica e poetessa Anne Waldman ha scritto sul Times : “Viveva all'interno delle comunità alternative più interessanti del nostro tempo. Era buddista; era un'ambientalista. Ha vissuto il suo ethos quotidianamente, con modestia, al di sotto del radar e con grande attenzione al mondo naturale e alla magia del cosmo ".


Lasciamo le note finali con i versi e le parole ancora una volta ironiche di Joanne Kieger:

"La cosa migliore del passato è che è finita" Quando muori. ti svegli da un sogno che è la tua vita. Poi cresci e diventi postumano in un passato che continua ad accadere davanti a te”


“Quindi ho viaggiato molto. Ho incontrato George, Ebbe, Joy, Philip, Jack, Rober, Dora, Harold, Jerome, Ed, Mike, Tom, Bill, Harvey, Sheila, Irene, John, Michael, Mertis, Gai-fu, Jay, Jim, Anne, Kirby, Allen, Peter, Charles, Drummond, Cassandra, Pamela, Marilyn, Lewis, Ted, Clayton, Cid, Barbara, Ron, Richard, tony, Paul, Anne, Russell, Larry, Link, Anthea, Martin, Jane, Don, Fatso, Clark, Anja, Les, Sue e Brian . "

"Il vantaggio di essere un poeta?" ha detto in un'intervista. “Il vantaggio di essere un poeta è che conosci altri poeti! [Risata.]"



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