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GIORNO PER GIORNO 28 giugno - My Queen is Berta Cáceres

28 giugno 2009

My queen is Berta Caceres



la Commissione Interamericana dei diritti umani include Berta Cáceres, attivista ecologista nella lista di persone in pericolo di vita dopo il colpo di stato in Honduras. Il giorno successivo la stessa Commissione, sapendo che alcune forze militari o paramilitari avevano circondato l'abitazione della donna, come già era successo in passato, chiede che l'Honduras autorizzasse delle misure precauzionali in sua difesa.


I britannici Sons of Kemet, sono da alcuni anni il combo del NU jazz più eccitante del pianeta, quattro elementi, capitanati da Shabaka Hutchings originario delle isole Barbados. Un misto di influenze che discendono da Sun Ra e dalla sua Arkestra mescolate al calypso, al funk, al nyabinghi giamaicano, prodotto da un giocoso scambio di ritmi tra due batterie, sax, clarinetto e tuba. Una musica danzereccia, colta e popolare ed efficacemente schierata. Nel marzo 2018 esce il loro terzo album Your Queen Is a Reptile che nelle note di copertina riporta il verso: “La tua regina non è la nostra regina / Lei non ci vede come umani".


Figli di Kemet, il nero limo che arricchisce la terra, figli dell’Egitto, dell’Africa e dei suoi simbolismi, il gruppo riconosce altre regine, tutte nere, tutte ribelli e resistenti a cui dedicano ciascun brano dell’album. Dal vivo i brani si allungano e si trasformano, includendone altri nuovi o improvvisati dedicati ad altrettante donne in cui riconoscono il ruolo di guida.


My queen is Berta Caceres è il titolo di uno di questi brani.


Berta Cáceres, di etnia Lenca, maggioritaria tra quelle indigene presenti in Honduras, ancora studentessa nel 1993 aveva contribuito a fondare il COPINH, Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell'Honduras, creando intorno alle tematiche del rispetto dell’ambiente e della terra un movimento di massa capace di bloccare progetti faraonici quanto inutili e dannosi, come dighe e centrali idroelettriche sfruttate da multinazionali e finanzieri stranieri. Con Berta Cáceres un intero popolo si batteva contro le nuove forme di colonialismo, di sfruttamento dei territori e delle persone unendo la capacità di organizzare azioni clamorose o simboliche con la promozione di denunce legali, appello a trattati locali e internazionali. Berta per questo era stata oggetto di minacce e denunce.


Nel 2013 Berta Cáceres in un’intervista ad Al Jazeera aveva dichiarato:"L'esercito possiede una lista di diciotto difensori dei diritti umani da uccidere ed il mio è il primo nome. Io voglio vivere perché ci sono ancora tante cose che desidero fare ma non ho mai pensato di smettere di combattere per il mio territorio e per una vita dignitosa anche perché la nostra battaglia è legittima. Io faccio attenzione alla mia sicurezza personale ma nel mio paese, dove l'impunità è totale, sono vulnerabile. Mi vogliono morta, e alla fine ci riusciranno"


Nel 2016 viene assassinata.


Nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016, poco prima della mezzanotte, nella sua casa a La Esperanza, nel dipartimento di Intibucá, nel Sud-Ovest dell’Honduras, alcuni sicari che si scoprirà essere vicino ai paramilitari addestrati dall’esercito Usa, entrano in casa, sparandole a bruciapelo tre colpi di pistola. in casa c’era il suo amico Gustavo Castro, anche lui rimasto ferito ma non mortalmente. Le dice “No te vayas”, non andartene, mentre Berta ha un’ultima richiesta: avvisare l’ex marito Salvador Zuniga, il padre dei suoi quattro figli, l’uomo con cui oltre 20 anni prima aveva fondato il COPINH, l’organizzazione indigena di cui era direttrice.


Sons of Kemet: “My queen is Berta Caceres”


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