GIORNO PER GIORNO 27 aprile - Ma-til-da
- Andrea Colombu
- 27 apr 2021
- Tempo di lettura: 3 min
27 aprile 1953
Harry Belafonte incide Matilda, che diventerà il disco solista più venduto fino ad allora in America: Il ritmo del Calypso e le sonorità caraibiche entrano nel favore del pubblico bianco, nero, chicano, portando con sé le istanze di uguaglianza e la lotta per i diritti civili.

Belafonte aveva scelto per questo suo primo disco singolo un brano ispirato a una composizione di King Radio, sicuramente il compositore di Trinidad più importante e prolifico creatore di numerosi standard, nonostante la breve carriera musicale tra gli anni ’30 e ’40.

Harry Belafonte, allora ventisettenne aveva già alle spalle un bel curriculum. Innamoratosi del teatro grazie a due biglietti per l’American Negro Theatre regalati come mancia quando faceva l’aiuto portiere a New York, appena aveva avuto la possibilità aveva seguito assieme al suo amico Sidney Poitier un corso di recitazione con un maestro d’eccezione Erwin Piscator, a cui partecipavano anche Marlon Brando, Tony Curtis, Walter Matthau. Erwin Piscator, come racconterà un’altra sua allieva famosissima, Judith Malina del Living Theatre, aveva un ammonimento uguale per tutti quelli che si mettevano in testa di recitare su un palco, in una scena qualsiasi, o anche in strada, per un pubblico: “Non potete stare lassù a farvi guardare ed ascoltare se non avete qualcosa di veramente importante da”

E Harry Belafonte questo insegnamento le tenne a mente sempre, sul palco e nella vita. Era nato ad Harlem da una famiglia di origine afro-giamaicana con un nonno bianco che descrive come "un ebreo bianco olandese che andò alla deriva nelle isole dopo aver inseguito oro e diamanti, senza alcuna fortuna". La passione per il teatro l’aveva portato a fare conoscenze e amicizie nel mondo della musica e del cinema. A casa di Humphrey Bogart aveva conosciuto Sammy Davis Jr e Liberace con cui si era esibito a Las Vegas e il suo primo concerto l’aveva fatto con il supporto della band di Charlie Parker, che comprendeva anche Max Roach e Miles Davis.
Quando il 27 aprile del 1953 Harry Belafonte entra in studio di registrazione è già popolare tra i giovani e gli intellettuali di New York. Da due anni si esibisce regolarmente con i chitarristi Millard Thomas e Craig Work al Village Vanguard, tempio del jazz. Ha già provato nelle esibizioni a unire influenze diverse, dalla musica caraibica, al folk e gospel e si sente pronto per incidere qualcosa di nuovo, incisivo, dal ritmo facile, sapientemente ripetuto, un pezzo che inviti al ballo e alla partecipazione corale.
Belafonte è un uomo di successo, è bravo, lavora con ottimi musicisti che sembrano comporre un ensemble perfetto, è bello e rispettato e soprattutto è impegnato. Lo si vede accanto a Brando a manifestazioni contro la segregazione razziale, finanzia le associazioni afroamericane e inizia a frequentare Jay Richard Kennedy, che diventerà suo manager e consigliere.

Impegnato politicamente e socialmente Jay Richard Kennedy, un tempo comunista, aveva lasciato la tessera al momento della firma del patto di reciproca non-aggressione Ribbentrop Molotov, lo sciagurato trattato poi stracciato da Hitler con l’invasione della Russia nel 1940. Aveva proseguito con impegno dentro la comunità afroamericana mettendo a disposizione le sue capacità tecniche e culturali maturate come direttore di giornali, scrittore, manager, consulente ecc…
E un’altra personalità di spicco nell’attivismo black, l’attore, cantante e performer Paul Robeson fu per Belafonte una frequentazione determinante e un’influenza diretta.

Harry Belafonte e i suoi musicisti devono trasformare una registrazione musicale in un’esperienza coinvolgente. Devono restituire il clima che creano quando si esibiscono nei club. Deve essere studiato in ogni particolare ma il brano deve essere spontaneo, come se fosse stato inciso dal vivo. Così la ripetizione di Matilda, sillabato Ma-til-da, cambia a ogni passaggio, allunga, cambia accento, ripete, pare inciampare. Il pezzo risulta eccitante e mette d’accordo tutti, pubblico popolare, intellettuali ed esigenti fruitori del Village Vanguard. Un successo mai visto, un milione di copie vendute. La sua musica entra nel repertorio delle grandi orchestre e fa il giro del mondo, concorrendo a dare fiducia a quanti si battono per la giustizia sociale e contro ogni discriminazione.
“Tutti i richiami alla democrazia rischiano di restare chiacchiere vuote perché un Paese in cui esistono palesi casi di segregazione razziale non è un Paese libero e neppure democratico” (Harry Belafonte)
Harry Belafonte: Matilda
Comentários