GIORNO PER GIORNO 26 febbraio
- Andrea Colombu
- 1 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
26 Febbraio 1966
A Los Angeles, in un lotto all incrocio tra Sunset Bulevard e La Ciniega, inaugura la Artists’ Tower of Protest meglio nota come Peace Tower, una struttura monumentale intesa come manifesto artistico collettivo contro la guerra in Vietnam.

La torre di tubi di acciaio alta quasi 18 metri e ancorata a una base di cemento su cui erano inscritte le parole ‘create and not destroy’ è opera dello scultore Mark di Suvero ed era intesa ad accogliere i pannelli realizzati da tutti gli artisti che parteciparono al progetto promosso dall’Artists Protests Committee.

La cerimonia fu presentata dall’ideatore dell’iniziativa, l’artista Irving Petlin, e fu accompagnata dai discorsi di Susan Sotang e dell’ex berretto verde Donald Duncan. Susan Sontag, con parole dirette e toccanti, dichiara: ‘In questo preciso momento, una terra fertile viene inzuppata col veleno, un’onorevole cultura nel mondo viene annientata con l’asfalto e imprigionata col filo spinato. In questo momento, mentre noi stiamo qui, dei bambini vengono carbonizzati con bombe al napalm, giovani uomini – Vietnamiti e Americani – cadono come alberi per giacere per sempre con le facce nel fango, e noi che siamo qui – non laggiù – vivi, non avvelenati o bruciati, veniamo feriti moralmente in maniera molto profonda’. E Donald Duncan da onorato veterano fornisce un resoconto in prima persona degli orrori della guerra. A conclusione della cerimonia inaugurale venne liberato in cielo un gruppo di colombe.
I lavori per l’erezione della torre erano cominciati un mese prima, ma Irving Petlin aveva concepito il progetto l’anno precedente. Infatti l’Artists Protest Committe, promotore dell’opera, si era formato in reazione al fatto che la stampa nazionale non riportasse a dovere le proteste ‘convenzionali’ contro la guerra. Lo scopo del comitato era quello di ideare e realizzare una forma di protesta talmente grande da non poter essere ignorata. Per questi, Irving Petlin si concentrò su due fattori: l’imponenza fisica dell’opera e la sua permanenza nel tempo. Nelle sue intenzioni la torre doveva essere smontata solo nel momento in cui il presidente Johnson avesse dichiarato la fine della guerra in Vietnam e ritirato le truppe. Bisognava creare un duraturo evento collettivo di alto profilo pubblico, da tenersi dunque in uno spazio aperto, dove per altro l’arte non potesse essere ridotta a mero fatto estetico da relegare nelle riviste di settore.

Sul Los Angeles Times del 26 novembre 1965 Petlin invitava artisti da qualunque parte del mondo a partecipare al progetto inviando come contributo un’opera realizzata su un pannello 60x60 cm e, consapevole delle controverse reazioni che l’iniziativa avrebbe potuto scatenare, avvisava anche che le opere potessero finire per essere vandalizzate e distrutte. Nonostante questo, le adesioni furono immediate e numerosissime da tutto il mondo, sia da parte di artisti affermati come Roy Lichtenstein, Mark Rothko, Frank Stella e altri, che da parte di artisti meno noti. L’iniziativa ebbe anche il supporto di artisti e scrittori come Frank Gehry, E. M. Forsters, Norman Mailer e Iris Murdoch. Jean Paul Sartre e André Breton mandarono un telegramma di congratulazioni agli ideatori. Alla fine, vennero raccolte 418 opere, un numero tale che costrinse il collettivo a ripensarne la collocazione espositiva. Infatti, l’idea originaria era che i pannelli venissero appesi alla struttura di Suvero, ma si temette per la stabilità della torre e si optò invece per esporli lungo il recinto che circondava il lotto.
Vista la larghissima adesione, i pannelli mostravano una notevole varietà di stili, ma molti riportavano espliciti riferimenti visivi alla guerra, disegnando il simbolo della campagna per il disarmo nucleare o riproducendo cartelli e scritte antimiltariste. Un’opera di Si Lewen ritraeva una colomba in fiamme, May Stevens realizzò una scritta ‘Morrison Shall Never Die’, riportando il verso di una canzone che veniva cantata dai soldati in Vietnam. Rudolf Baranik creò un collage di immagini in cui dalla testa caduta e dalla mano prostrata di Guernica di Picasso si diramavano frammenti visivi di opere di altri artisti.
La Peace Tower verrà replicata nel 2006, contro il perdurante sanguinoso intervento americano in Iraq, nel corso della Biennale del Whitney a New York, per impulso di Rikrit Tiravanjia che coinvolge Mark di Suvero e Irving Petlin. Vi aderiranno sia artisti che avevano originariamente contribuito alla Peace Tower che artisti attivamente pacifisti che non erano presenti nel 1966, come John Baldessari e Yoko Ono.


Le previsioni di Petlin che l’opera avrebbe creato reazioni controverse si avverò persino prima dell’inaugurazione, nella fase costruttiva. Dopo aver affittato il terreno per 4 mesicon clausola di rinnovo, i lavori iniziarono il 28 gennaio 1966, attirando immediatamente l’attenzione negativa di bande di vandali ma anche di soldati in licenza. Le molestie erano all’ordine del giorno e non si limitavano ad aggressioni verbali e insulti ma degeneravano spesso in risse e la polizia prendeva spesso le parti dei molestatori, tanto che si decise per un comitato di sorveglianza che vigilasse 24 ore su 24 e che alloggiava in un appartamento affittato apposta. Fu provvidenziale anche il servizio dei volontari afro-americani del quartiere di Watts, teatro delle rivolte dell’anno precedente.

Nei mesi successivi all’inaugurazione, mentre proseguivano gli atti intimidatori e vandalici, i giornali cominciarono a prestare più attenzione alla Peace Tower e a quello che rappresentava, riportando maggiormente le statistiche della guerra e resoconti sempre più accurati di ciò che stava avvenendo in Vietnam. Diverso fu il trattamento riservato all’iniziativa dalle riviste d’arte, chiuse nell’idea che l’arte dovesse rimanere fine a se stessa e non ibridarsi con idee politiche o problemi sociali. Ciò che però determinò la sua dismissione tre mesi dopo l’inaugurazione fu il mancato rinnovo del contratto di affitto delterreno: il proprietario, spaventato dalle controversie e dal malcontento dei commercianti dell’area, decise di non rinnovare il contratto. La torre venne smontata e i pannelli venduti all’asta per supportare successive iniziative pacifiste.
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