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GIORNO PER GIORNO 25 marzo - Dead Kennedys: My Payona

25 marzo 1980

 

Dead Kennedys: California über alles!


I Dead Kennedys erano stati invitati a partecipare al Bay Area Music Awards, una passerella per attribuire un premio alle band più quotate della Bay Area e dell’intera California. I premi erano legati alla rivista musicale bisettimanale BAM (Bay Area Music) fondata da Dennis Erokan nel 1976 e che continuò ad essere stampata fino al 1999, arrivando al top delle vendite a metà degli anni ’80 con circa 120.000 copie vendute. Dal 1978 I Bammies, come popolarmente venivano chiamati, erano assegnati durante una vera e propria cerimonia di premiazione. L’idea geniale degli organizzatori era stata quella di invitare la band hardcore punk più cattiva e oltraggiosa di San Francisco nel tentativo di acchiappare quella fetta di giovani alternativi, underground e punk che parevano impermeabili alle sirene del consumismo.


Certo, I Dead Kennedys, apparivano un tantino oltraggiosi già solo dal nome. Talvolta avevano avuto problemi a presentarsi a suonare col loro nome ed erano stati costretti a metterne un altro in locandina e poi presentarsi sul palco con quello vero. Avevano fatto il loro primo concerto ufficiale il 19 luglio dell’anno precedente e il 22 novembre, giorno dell’assassinio di John F. Kennedy, avevano suonato presentando buona parte del nuovo repertorio. Non c’era modo migliore per fare arrabbiare un benpensante che andare a toccare i Kennedy, soprattutto John: giovane, bello, amato da tutte le donne, iniziatore della guerra in Vietnam e della fallita invasione di Cuba con la sciagurata operazione della CIA alla Baia dei Porci, il presidente ucciso in diretta televisiva. Ma Jello Biafra, la mente lucida e ribelle della band, non aveva intenzione di mollare sul nome.


Certo, il loro primo brano, California Über Alles, poteva essere preso come un inno identitario di una possibile supremazia californiana, un anthem nazista, da qualcuno privo di concentrazione e di umorismo.


Certo, sembrava troppo che una band si mettesse a criticare Jerry Brown, il più giovane governatore dello Stato, un democratico, uno che da giovane era stato contro la guerra in Vietnam, un ecologista, capace di mettersi contro e persino multare le major petrolifere, che aveva cooptato negli uffici del suo governo anche una rappresentanza di neri e latinos, che si era guadagnato il soprannome condiscendente di "Gov. Moonbeam" dopo aver proposto un satellite per le comunicazioni statali. Insomma, un progressista che però aveva abbassato le tasse sulla proprietà, facendo di conseguenza ridurre gli investimenti per l’istruzione pubblica e per l’assistenza sociale e che aveva codificato, con l’“iniziativa Briggs”, la discriminazione contro gli insegnanti gay e lesbiche. La figura del governatore resa dai Dead Kennedy in California Über Alles utilizzava la definizione del giornalista Walter Cronkite: “nell'era dell'antipolitica, Jerry Brown è un consumato anti-politico. È impossibile classificarlo: un misto di liberalismo, conservatorismo, populismo, esistenzialismo, buddismo zen e puritanesimo”.


Certo, né la copertina, né il testo del secondo singolo appena pubblicato erano molto tranquillizzanti. Holiday in Cambodia augurava, con corrosivo sarcasmo, delle sane vacanze sotto la dittatura khmer a quei simpatici ragazzi abbronzati, studenti da telefilm, che Jello Biafra aveva imparato a conoscere quando faceva il portapizza.


Certo, gli stessi organizzatori dei Music Awards un po’ se l’erano andata a cercare. Un po’ avventatamente avevano definito i Dead Kennedys una band “new wave”, forse nel tentativo di stemperare con definizioni più modaiole il loro essere orgogliosamente punk. Comunque, sarebbero dovuti salire sul palco e avrebbero dovuto eseguire il loro brano più popolare, proprio California Über Alles.


Certo, Jello Biafra, Klaus Flouride, Ted ed East Ray Bay erano pronti a fare sul serio: il giorno dell’esibizione avevano provato il brano più e più volte, sino a inserire varianti, aggiunte, parole, ritmi e altro ancora.


Ciascuno dei componenti della band, la ribellione ce l’avevano proprio dentro. Tutti, ciascuno a modo proprio, già da ragazzini si erano tirati fuori dai comportamenti più omologati e conformisti. “Com'era stupido e noioso avere 18 anni nel 1975”, aveva chiarito Jello Biafra, aggiungendo che “la musica era molto più vendibile, rispettabile, ed era stata rallentata e annacquata”. La sua adolescenza risentiva ancora della controcultura e degli insegnamenti hippie, dello Young International Party di Jerry Rubin e Abbie Hoffman. Per lui era sempre attuale l’idea che la rivolta sociale dovesse essere capace di irridere e ridicolizzare il potere, farsi beffe della buona moralità e aggregare divertendosi: “Attira le persone con un po’ di divertimento e immaginazione, creando una sorta di vuoto in cui bugie e sciocchezze non possono sopravvivere".


Al loro arrivo a San Francisco si erano trovati a contatto con persone che frequentavano e sostenevano le Pantere Nere, le lotte LGBTQ contro le discriminazioni delle “leggi Briggs”, e quelle dei braccianti e dei minatori. A differenza di altre punk band politicizzate, non andavano allo scontro verbale diretto. I Dills gridavano “I HATE THE RICH!” mentre loro più sarcasticamente proponevano che l’attacco chimico si indirizzasse sul Country Club più vicino o insinuavano la possibilità di sabotare l’inviolabile servizio postale con il furto di posta, vaglia e assegni. E se i “Weirdos” minacciavano in un brano l’esplosione di una bomba al neutrone, perché invece non solleticare le fantasie malate di quanti - amministratori, urbanisti, speculatori terrieri, finanzieri - sognavano di poter cambiare la fisionomia di intere zone e sostituire agli abitanti non facoltosi quelli di fascia alta? Perché non proporre di uccidere i poveri, Kill the poor, come recita uno dei loro brani contenuto nel loro primo album del 1980 prossimo all’uscita? Stravolgere il senso comune, fare come i situazionisti e utilizzare l’umorismo per rovesciare i messaggi del potere.


Certo, tutti sapevano che i Dead Kennedys erano per le autoproduzioni e che incidevano per la propria etichetta, l’Alternative Tentacles, e che volevano diventasse la casa anche di altre band. Tutto questo avrebbe potuto far suonare un piccolo campanello d’allarme agli organizzatori della serata dei Bay Area Music Award. Ma se quel campanello ha suonato sicuramente erano distratti, come lo stolto dei classici proverbi.


I Dead Kennedys salirono sul palco per eseguire il previsto California Über Alles. Dopo soli 15 secondi Jello Biafra fermò tutto: “Stop! Dobbiamo dimostrare che ora siamo adulti. Non siamo una band punk rock, siamo una band new wave " per poi riprendere con un nuovo brano interpretato per la prima e unica volta, Pull My Strings. Un testo durissimo contro l’industria discografica, il mondo dello spettacolo, la California della ricca borghesia, la cultura e la musica che si vende come merce, le band che accettano omologazione e l’annacquamento dei contenuti.


Si erano presentati sul palco tutti con la camicia bianca, una S disegnata a spray che diventa $, il simbolo del dollaro perche, come le scialbe band powerpop, indossano anche una cravatta e Jello Biafra canta: “Il mio cazzo è abbastanza grande e il mio cervello abbastanza piccolo perché tu possa fare di me una star?“ Durante l’esecuzione del pezzo più volte mimano gli atteggiamenti del più grande bluff discografico recente, gli inesistenti Knack e il loro hit costruito a tavolino, My Sharona, a cui più volte fanno il verso nel balbettio che i Knack avevano copiato dagli Who di My Generation (balbettio per le pasticche di cui i Mods dei ’60 a volte abusavano) e il termine gergale Payola che deriva dalle bustarelle illegali che le case discografiche passavano ai dj radiofonici per promuovere i propri cantanti e band: “Non offenderò né creerò problemi/Solo sesso e droghe/E rock and roll/Sbava, sbava, sbava, sbava, sbava, sbava My Payola!/Sbava, sbava, sbava, sbava, sbava, sbava My Payola”.


“Sono davvero affascinato dalle cose che la maggior parte delle persone considera malate, orribili, malvagie. Cerco la bellezza dove non dovrebbe esserci bellezza. Cerco la bruttezza dove dovrebbe esserci la bellezza e da lì lavoro”

Jello Biafra


La registrazione del brano è nell’album Give Me Convenience or Give Me Death del 1987

Dead Kennedys - Pull My Strings



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