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GIORNO PER GIORNO 25 luglio - LeRoi Jones: The Black Flying Dutchman

25 luglio 1968

 

The Dutcnman, l’Olandese Volante di LeRoi Jones continua il suo infinito viaggio passando da Atlanta in Georgia.



Sono quattro anni ormai che va in giro l’acclamata e, ovviamente anche controversa The Dutchman, la pièce teatrale di LeRoi Jones, l’ultima firmata ancora con il vecchio nome, sostituito poi con Amiri Baraka.


Il poeta e drammaturgo afroamericano aveva detto di aver composto l’opera in una sola notte e di essersi ispirato alla leggenda dell’Olandese Volante, la nave pirata fantasma condannata a un tour impossibile e senza fine tra le nuvole del cielo. L’idea si era trasformata e la nave pirata era diventata una metropolitana in corsa perenne e in una condanna senza fine ai ruoli di potere tra bianchi e neri. Non una resa alle condizione dell’esistente ma una denuncia del potere bianco, capace di corrompere con la promessa di integrazione il popolo nero, in cambio della rinuncia della sua alterità, della memoria, della sua storia.


La metropolitana è un mezzo di livellamento sociale, è neutra, è un servizio uguale per chiunque ne usufruisca, anche se le stazioni di partenza e di arrivo con tutto quello che ci sta intorno rappresentano una realtà contraria al concetto di uguaglianza sociale. Forse per questo non ha né inizio né fine la corsa dei vagoni che trasportano il ventenne nero Clay attratto dalla visione della trentenne bianca Lula.


Lo stereotipo sessista utilizzato per il personaggio di Lula sembra preso pari pari dal cinema anni Quaranta, la Famme fatale, che corrompe e conduce alla rovina. Ora diventa metafora.


Lula è la tentazione, l’offerta bianca di integrazione e di assimilazione. Ed è irresistibile, quando nel massimo dello stereotipo misogino , col suo vestito attillato offre al ragazzo una mela proibita. Lei lo aveva stuzzicato, si era avvicinata domandandogli perché le stesse osservando con insistenza il suo fondo schiena. Fa accuse, si ritira, abbozza un approccio da flirt, mentre Clay continua a tenere il suo atteggiamento da cittadino medio e ossequioso. Lula non esita a spiegare che è capace di mentire in continuazione per mantenere il controllo su qualsiasi situazione. Clay le dice: "Non capisci nient'altro che il lusso”. Lei lo esaspera, lo copre di insulti razzisti, lo spinge alla reazione, a spogliarsi della sua accondiscendenza borghese. Non più educato e gentile la schiaffeggia e dice che ”..Sto in questo completo abbottonato, per impedirmi di tagliare a tutti la gola”. Anche il più integrato dei neri può diventare un attore delle tante rivolte di strada che da anni attraversano l’intero territorio americano,dai ghetti delle città del Nord e delle città industriali sino al più profondo Sud.


Mentre ancora sta parlando, Lula gli perfora gli intestini con un coltello. I passeggeri osservano con indifferenza, qualcuno aiuta a disfarsi del cadavere. La vettura si ferma, come nell’epopea dell’Olandese Volante, senza ancorarsi, sale un ragazzo nero. Lula sbuccia un’altra mela suggerendo l’inevitabile ciclo di ripetizioni.


Clay ha avuto la presunzione e la sicurezza di aver fatto proprio il bagaglio culturale bianco-occidentale, di avervi aderito e di farne parte. Non si accorge di essere la vittima sacrificale di un sistema che obbliga i capri espiatori a un’azione rituale e di accettazione di una condanna, di uno schema distruttivo per sé e per la propria comunità.


Nel momento in cui LeRoi Jones scrive The Dutchman, è indubbiamente per lui tra i più caotici e difficili, un momento di scelte. Cresciuto artisticamente accanto ai poeti bianchi e ribelli come Frank O’Hara, Charles Olson e Gilbert Sorrentino, nel mondo del jazz di Harlem e poi in amicizia e collaborazione con la poetessa Diane Di Prima e altri del giro Beat Generation, la radicalizzazione identitarie delle posizioni di Malcolm X e del nascente movimento del Black Power lo avevano portato a identificarsi sempre più con la letteratura e il nuovo attivismo anticolonialista del Terzo Mondo. Amico di Nina Simone, di John Coltrane e dell’autore caraibico James Cyril Robert James, nel 1964 adopera per l’ultima volta il nome da colonizzato per scegliersi il nuovo nome Amiri Baraka.


Economicamente instabile, spesso soccorso dagli amici poeti per potersi assicurare cure mediche per le patologie di cui soffriva, dai primi anni Sessanta sotto osservazione di polizia e giudici, più volte denunciato e arrestato, come per tanti suoi contemporanei, l’attivismo politico e sociale sposava una diversa idea di arte e produzione culturale.


L’atto unico di LeRoi Jones, vincitore dell’Obi Award, il più prestigioso premio teatrale americano, apre il 25 luglio alla Grand Central Station di Atlanta con spettacoli anche nei due giorni seguenti. La location, un teatro di medie dimensioni ma raccolto per permettere al pubblico una maggiore vicinanza emotiva, era stato scelto da Arthur Pellman, produttore e insegnante di teatro al Clark College.


L'attore Arthur Burghardt, nel ruolo principale di Clay, un nero di 20 anni, descrive The Dutchman come "un avvertimento per l'America bianca". Burghardt afferma che nella commedia Leroi Jones descrive la castrazione degli uomini neri da parte della società bianca, concludendo amaramente: “Ogni volta che un negro ha successo, la posta viene alzata”.

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