top of page

GIORNO PER GIORNO 25 giugno - Il cielo sulla terra

25 giugno 1966

 

Il cielo sulla terra



Una Station wagon da telefilm anni Cinquanta guidata da un cane porta a bordo una capra e un maiale con una zampa mollemente penzoloni dal finestrino. Una cornacchia ha preferito il tettuccio. I Beach Boys di Pet Sounds sono probabilmente nel portabagaglio a provare per il concerto del 25 giugno all’ Hollywood bowl, dopo aver suonato il giorno prima al Cow Palace, omen nomen, di San Francisco.


Profeticamente l’illustratore del bellissimo poster ha aggiunto la pioggia. Fa effetto la notizia che i giornali americani pubblicano, alcuni in prima pagina, il 25 aprile 1966 del primo concerto del tour americano a Lynn,dei Rolling Stones, nel Massachussetts, che è stato chiuso anticipatamente, ironicamente come vuole sempre la sorte, sulle note di "I Can't Get No Satisfaction". Interrotto per intemperanze atmosferiche che si sono tradotte in un violentissimo acquazzone, in un altrettanto violento tentativo di massa di ripararsi sul e a ridosso del palco e continuato con il lancio di sedie e di arredi in risposta all’ancor più violento lancio di lacrimogeni da parte dei numerosi poliziotti presenti.


La notizia vera è un’altra. A San Francisco al quotatissimo Avalon Ballroom si chiude la due giorni della prima vera esibizione di Janis Joplin con i Big Brother and Holding Company. Come dire il primo concerto di Janis Joplin.


No, la vera notizia è un’altra ancora. Nel locale concorrente ed altrettanto quotato il Fillmore di Bill Graham viene presentato insieme il più assurdo esperimento di connubio tra cabaret più cabaret da ballo: il più volte incarcerato per la sua corrosiva satira e il linguaggio sboccato, Lenny Bruce, di nuovo in circolazione e sempre amatissimo si esibisce, prima o dopo (non è previsto in anticipo) alla band di Frank Zappa, ancora chiamata The Mother, giusto due giorni prima dell’uscita nei negozi del più incredibilmente innovativo frastornante, album degli anni Sessanta, Freak out. Tutto nello stesso fine settimana, che in quella zona vuol dire venerdì e sabato. Perché la domenica si va al Panhandle Park ad ascoltare gratuitamente altra musica, spesso la stessa ma autogestita e sempre gratis, oppure al Provo Park di Berkeley.


Il 24 e il 25 giugno ci sono stati in varie parti degli States disastrosi cicloni, inondazioni e uragani. E con ciò la notizia di come il cielo sia finito in terra potrebbe finire così.


L’Elektra Records , l’etichetta discografica di Los Angeles di Jac Holzman e Paul Rickolt, dopo un iniziale indirizzo non ben definito, tra gli anni Cinquanta e i primi Sessanta aveva rivolto l’interesse al mondo folk, country e di protesta sociale con Phil Ochs, Tom Paxton e Judy Collins tra gli altri. Ma dal ’65 l’attenzione era stata calamitata dalla nuova scena del rock-blues psichedelico, riuscendo a mettere sotto contratto i Doors, i Love, Paul Butterfield blues band, con Mike Bloomfield e Tim Buckley. Avevano adocchiato la grintosa Janis Joplin, proveniente da Austin, Texas, e stabilitasi a San Francisco, che dopo un’incisione domestica di brani blues nel 1964 con Jorma Kaukonen, futuro chitarrista dei Jefferson Aiplane, aveva provato una carriera più orientata al country senza né un particolare successo né un’autentica passione. Paul Holzmann per conto della Elektra aveva provato a costruire intorno alle sue doti vocali una band adatta composta da Taja Mahal, e da due chitarristi folk-blues Stefan Grossman e Steve Mann. Avvenne una sola prova collettiva a cui partecipò anche Alan Wilson, poi nei Canned Heat ma si sa che da subito fossero sorti problemi di natura contrattuale per precedenti impegni dei tre chitarristi. Nel mentre l’onnipresente Chet Helms, della Family Dog e dell’Avalon Ballroom le aveva fatto un’altra proposta allettante: entrare come vocalist nella formazione di Big Brother and the Holding Company,band sicuramente tra le preferite del pubblico della Bay Area, ma privo di una frontwoman come era Grace Slick prima per i Great Society e poi con i Jefferson Airplane.


Chet Helms, vecchio amico di Janis, aveva chiesto a uno dei suoi collaboratori, Travis Rivers di andare a Austin per accompagnarla a San Francisco. I due avevano fatto l’autostop ed erano arrivati in città il 4 giugno. Alcune cronache riportano che la cantante si fosse esibita con i Big Brother all’Avalon già il 10, ma pare alquanto improbabile che quattro giorni di prove potessero bastare per provare repertorio e affinare un’intesa di base. Di sicuro non erano in cartellone e nonostante l’assoluta mancanza di testimonianze potrebbero aver fatto una breve apparizione sul palco.


Di sicuro la data dell’esordio documentata la vede già sicura protagonista il 24 e 25 giugno assieme alla band annunciata assieme ai Quicksilver Messenger Service nell’iconico poster di Kelley e Mouse. La voce roca, emotivamente carica, piena di grinta di Janis Joplin si inserisce nel blues sporcato di feedback della band. L’effetto sorprende come testimoniano alcuni presenti, colpisce rilasciando un effetto prolungato. In mancanza di termini per definirla uno spettatore aveva detto che la voce di Janis "sembrava un nastro riavvolto". Alla band ci vorrà solo un mese per iniziare a registrare i nuovi brani, qualche mese di intensi concerti e partecipazione a eventi della controcultura per assicurarsi l’affetto e il seguito di un grandissimo pubblico.


Non sappiamo quanti spettatori siano passati il 24 e il 25 giugno prima all’Avalon Ballroom e poi al Fillmore Auditorium per il ritorno di Lenny Bruce con la partecipazione di una band di cui si parlava per le bizzarrie musicali e sceniche ma che aveva all’attivo solo pochi concerti per lo più in bar e piccoli locali, Frank Zappa and the Mothers. Bill Graham, impresario del locale, conoscendo il suo pubblico, propenso alle danze e abituato a una musica che invitava al movimento, aveva dichiarato con semplicità: “se durante il primo set vuoi ballare, usa gli angoli o usa il palco se vuoi. Dopo Lenny, toglieremo la maggior parte di queste sedie e faremo quello che vuoi.”


Frank Zappa e Lenny Bruce si erano incontrati e sfiorati più volte prima di quella volta al Fillmore West, giusto per la sola ragione di avere in comune amici, per il resto per Zappa si trattava di pura ammirazione che riservava a pochi, compresi i nomi della controcultura: “Era un mio amico e del nostro manager. Lenny era un santo. Quello che la Big Machine of America ha fatto a Lenny Bruce è stato piuttosto disgustoso. Si classifica per i diritti civili come uno dei grandi brufoli sul volto della cultura americana. Ma nessuno lo scoprirà mai davvero, immagino.” Azzeccata definizione per l’uomo e l’artista continuamente tartassato per la sua arguta lingua, per il suo fregarsene di ogni conformismo, finendo più volte arrestato dopo uno spettacolo e, nel 1964, dopo carcere, casa correzionale, disintossicazione coatta, condanne varie era stato protagonista di uno dei processi storici e più seguiti degli anni Sessanta. Decine e decine di scrittori, artisti, uomini di cultura furono chiamati dall’accusa e dalla difesa a portare le loro considerazioni in tribunale sull’arte di Bruce. A suo favore, tra gli altri il giovane fumettista satirico Jules Feiffer, graffiante commentatore grafico anti-establishment per il Village Voice e altre cento testate nazionali.


Frank Zappa e era già allora uno spericolato sperimentatore e le Mother erano costituite da ottimi musicisti capaci di improvvisare, cogliere le aspettative del pubblico per poi spiazzarlo con il loro centrifugato di blues, temi da ballo,jazz, doo-wop, colonne sonore, rumorismo e traditionals. Nella recentemente recuperata registrazione di una parte della serata, si può godere, dopo più intro, di un meedley che contiene di tutto, compresi inserimenti di funiculì, funiculà. Sicuramente uno spiazzante cabaret musicale prima di quello di Lenny Bruce e due giorni prima dell’uscita del doppio Freak out, primo concept-album della storia del rock, pieno di ironia e umorismo intriso di giusta cattiveria per la società americana, governata autoritariamente attraverso l’invasività della televisione e dei media, e anche per la cultura ufficiale e alcuni aspetti della controcultura.


Intanto poteva trasferirsi all’ Hollywood bowl-LA chi si era perso a San Francisco il 24 il concerto dei Beach Boys, in via di transizione sonora, che affrontano dal vivo l’esecuzione di Pet Sounds, opera del ritiro compositivo e della genialità di Brian Wilson, lontanissimo dalle sonorità giovanilistiche degli album precedenti e dei testi fatti di macchine rombanti e veloci, spiagge invitanti e ragazze in bikini.


L’album è difficilissimo da rendere dal vivo, troppo pieno di sovraincisioni, un’intera orchestra registrata live a cui si sono aggiunte le voci, gli altri strumenti, i giochi sonori, i versi di animali, i suoni improvvisati. Un materiale così nuovo che quando Brian Wilson lo aveva presentato al resto della band al ritorno della tournèe in Oriente, aveva lasciato tutti più che perplessi se non ostili. A leggere anni dopo un libro di memorie di Brian Wison il più indispettito era stato Mike Love la cui stizzita reazione avrebbe poi ispirato la scelta del titolo : "Chi ascolterà questa merda? Le orecchie di un cane?"


Se si guarda la locandina si rimane senza fiato a leggere i nomi delle band che aprono per i Beach Boys, tanto da far pensare che un intero festival ambulante servisse per alleggerire la band del peso di sonorità irriproducibili. Ci sono i nomi delle band che trasversalmente sono nei cuori del pubblico giovanile e spesso nella zona alta della classifica di vendita.


La locandina del 25 giugno, diversamente da quella del’intero tour ricorda i recenti hit sotto i nomi di Byrds, Lovin’ Spoonful, Percy Sledge, Love, Chad and Jeremy, Leaves, Outsiders, Sir Douglas (Quintet?) e il grande Capt Beefheart che nella sua vita musicale di veri hit non ne hai mai avuto. Un grande circo sonoro, una goduria per amanti del pop, del soul, del blues, del garage,della psichedelica, della sperimentazione e dei Beach Boys.


Torniamo ora a sfogliare i giornali che parlano della bufera di pioggia e vento che si è abbattuta assieme alle cariche dei poliziotti al concerto d’apertura dei Rolling Stones in America, a Lynn, Massachussetts. Apprendiamo che per fortuna gli ottomila spettatori hanno potuto assistere al concerto di una formazione locale selezionata dopo una dura Battle of Bands,dal nome non originale di Mods, con un repertorio teen-college. Ma prima degli Stones e del diluvio sul palco erano saliti i i McCoys, quelli dell’hit Hang on Sloopy e soprattutto l’irresistibile garage band The Standells (Muddy Water song). i Rolling Stones hanno eseguito prima di lasciare il palco ben dieci brani tra cui Not fade away, Mother's Little Helper, Get Off of My Cloud,19th Nervous Breakdown. Mick Jagger diede la colpa alla presenza di qualche ubriaco, alla presenza della polizia, alla presenza di un prevedibile mal tempo, alla presenza di troppe circostanze sfavorevoli. A distanza di tempo il commento di Keith Richards fa risaltare la nostra incapacità di andare oltre il compositore e chitarrista per studiarne il pensiero: “Le cose si sono un po' confuse negli anni '60. Gas lacrimogeni, sì, quello era l'altro odore continuo degli anni '60. Non posso dire che mi manchi".


THE BEACH BOYS 1966 God Only Knows YouTube


Frank Zappa And The Mothers Of Invention - Live At The Fillmore Auditorium June 24-25, 1966 - Full C


bottom of page