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GIORNO PER GIORNO 24 marzo - Allarme: no robots!

24 marzo 1965

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Incursione situazioni sta all’Università di Strasburgo:”Bello come un incontro fortuito di un Robot-(prof Moles) e un Segnale- (art Schoffer) al tavolo d’un prefetto di polizia… Allarme: no robots!”


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Bella giornata davvero, una roba che sai che la primavera sta proprio cominciando. A Strasburgo, in Francia come dappertutto. Una cosa che inizia in un anno, esplode di forme e colori e dura tutto l’anno e l’altro e l’altro ancora, e non si sa quante cose son diventate o restate primavera, quanti se ne sono vestiti, quanti ancora ne vorrebbero rinnovare la scintilla. Questa storia inizia nella primavera del 1965, costruisce sentieri, allarga l’alveo dei ruscelli per provocare una piena nel maggio del 1968.


A Strasburgo un gruppo di promettenti e geniali studenti dell’Università francese più prestigiosa dopo la Sorbonne di Parigi, decide che è tempo di iniziare un attacco al senso di noia, di conformismo, di assuefazione che i corsi di studio, organizzano, propongono, codificano e istituzionalizzano.


Edith Frey , Mustapha Khayati, Théo Frey, Jean Garnault, Herbert Holl si sono avvicinati da poco al movimento dell’Internazionale Situazionista che formalmente esiste dal 1953, più come teorizzazione che come pratica politica. Un’avanguardia politico-artistica con più di un filo di derivazione dal Gruppo CoBrA (Copenhagen, Bruxelles, Amsterdam), e dei poeti ribelli dell'Internazionale lettrista. e prima ancora dal Surrealismo e Dada.


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Anche se ai promotori del movimento, Guy Debord, Asger Jorn, Michele Bernstein, di sicuro non garbava la discendenza, armi, stili e obiettivi risultavano in continuità con quelli delle avanguardie artistiche della prima metà del Novecento. La critica radicale al sistema politico ed economico capitalista si dirigeva contro le armi più efficaci del potere: il controllo sociale attraverso la mercificazione dei desideri. Se il potere colonizza l’immaginario delle persone attraverso la pubblicità, la resa spettacolare di ogni aspetto della vita di ciascuno, occorreva non solo demistificare con le parole, ma rivoltare tutto con le azioni. Usare lo stesso linguaggio pubblicitario per veicolare altri messaggi, utilizzare la cartellonistica, le inserzioni, i fumetti con slogan fuorvianti, capaci di ridicolizzare i contenuti ufficiali.


Nonostante la montagna di scritti, di studi, elaborati da Debord, la sostanza stava nel fatto che un movimento che si prefigge di rivoltare il mondo esistente costruisce il suo cammino momento per momento, studiando e sfruttando la situazione e poi allungando il passo, saggiando il terreno, facendo diventare le scarpe del marciatore più comode man mano che la marcia prosegue: non prefiggersi piani, tattiche ma inventare e progredire inventando. Un po’ come per l’utopia secondo lo scrittore Eduardo Galeano che rispondendo alla domanda “a cosa serve l’utopia?” disse: “Lei è all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”.


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Per fare questo occorre anche tagliare i ponti col passato, ridicolizzare l’imbolsimento e l’accademismo anche quando si traveste di novità e di ricerca sociale. Ma l’attacco a Abraham Moles è frontale e sfrontato.


Abraham Moles nel 1965 non è ancora diventato docente all’Università di Strasburgo di un corso di studi sul rapporto tra cibernetica, controllo sociale, cultura di massa, ma da decenni di questo si occupa. Studia la pubblicità, i meccanismi di persuasione, la cultura di massa, che è solo cultura imposta alle masse, omologazione culturale. Il messaggio culturale è composto da un mosaico di aspetti, tasselli, che formano un sistema di simboli, capaci di impossessarsi dell’immaginario di ciascuno e modellarlo secondo le aspettative dei pochi “creatori”. I creatori, non sono i pubblicitari, che agiscono vendendo la propria creatività e come i mass media sono il corpo intermedio, ma i committenti. L’arte precede questo meccanismo, ne fa parte, può modificarne il senso?


La teoria di Moles non sembra troppo distante da quella dei situazionisti, almeno per quanto riguarda la merce e il consumo. L’iperproduzione di merci, dall’invenzione dei supermercati allo sviluppo delle reti commerciali, hanno imposto ideali comportamentali ed estetici, l’identificazione con quello che non si è ma si vorrebbe essere.


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Un concetto che prima ha conquistato le classi medie e poi la classe operaia e ogni strato sociale, perché la promessa, su cui si regge il meccanismo, dice al consumatore anche meno dotato economicamente, come diceva Moles: “è meno caro, ma è un po’ meno bello, pure ciò vi soddisferà lo stesso”. Il cosiddetto cattivo gusto, il kitsch, anche grazie alla ripetitività simbolica della Pop-art ha finito per essere una parte di noi, un valore culturale, un messaggio di scambio, un allusione autoironica, un’illusione istrionica.


“Il kitsch è un fenomeno connotativo della nostra contemporaneità che si è diffuso a macchia d’olio grazie a tre macrofattori: il feticismo (l’esclusiva centralità dell’oggetto nella civiltà industriale), l’estetismo (l’affermazione della bellezza come fine in sé) e il consumo (la struttura di fondo del capitalismo)”


Abraham Moles è a Strasburgo, deve tenere una conferenza con lo scultore Nicolas Schöffer, il tema su cui sta da tempo proseguendo gli studi, è quello del nuovo linguaggio cibernetico e come questo possa reinventare il sistema di comunicazione, dell’arte e/o del controllo sociale. Un nuovo sviluppo delle teorie di Walter Benjamin “ Aura e choc. Saggi sulla teoria dei media” e “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità”.


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Edith Frey , Mustapha Khayati, Théo Frey, Jean Garnault, Herbert Holl e il piccolo gruppo di studenti dell’Internazionale Situazionista, urla, interviene, blocca la conferenza, distribuisce un volantino e un documento, “La tartaruga in vetrina. Dialettica del Robot e del Segnale”. Robot è il prof Moles, Segnale è lo scultore Nicolas Schöffer. E’ la loro prima azione pubblica dei situazionisti di Strasburgo, non sanno che conseguenze avrà. Scrivono: “L’accoppiata Moles – Schöffer manterrà la loro promessa di generare nuove strutture per l’avvenire?(..)L’incontro di questa sera è inaccettabile: i cani da guardia dello spettacolo pretendono di modellare la società a loro immagine. Come aveva scritto efficacemente Platone ’quando un robot incontra una vetrata, che riflette sè stessa come la sua metà, è uno stupore, che coglie il trasporto di tenerezza, di fiducia e di amore, e non si vorrebbero più separare non fosse neppure per un istante’”


L’azione è veloce, sconclusionata, iperbolica, inutile. Ma è solo l’inizio dello scontro e di un processo di iniziative sempre più diffuse. Un assalto al cielo. Altre talpe che sanno scavare.


Ben tornate vecchie talpe!


Nota esilarante. I situazionisti hanno un mucchio di siti ricchissimi di documenti e cronologie. Ma non sono il massimo di affidabilità quanto a collocazione temporale di fatti ed eventi che li riguardano. Ma gli scritti di Debord e di tutti gli altri sono stati dichiarati “patrimonio nazionale”. Già l’idea di “archivio” è in totale contraddizione con la loro idea di guerriglia culturale, stravolgimento delle regole ecc. La derivazione della parola dal greco arkheion , vale a dire la casa, o la residenza di coloro che comandano, gli arconti, coloro che hanno il potere di emanare le leggi, di conservarle in privato, di creare i significati del proprio potere. Quindi qualcosa da combattere. E poi per capire qualcosa dei situazionisti, bisogna ricordare le loro continue separazioni, allontanamenti ed espulsioni, quelli di una città, di un Paese e poi quegli altri. Per cui esistono, cronologie diverse per gli stessi eventi. Eventi catalogati secondo la data di registrazione su un documento, un volantino, una pubblicazione, una pubblica rivendicazione, una finta ripetizione del gesto ecc. Per cui questo evento che abbiamo raccontato, nei registri universitari va collocato una settimana prima, il 17 marzo e così viene riportato in qualche libro. In altri nella data che abbiamo scelto noi andando a spulciare le loro cronologie, il 24 marzo. Tanto… l’importante è quanto hanno iniziato a scavare, non quando.


Beau comme la rencontre fortuite d’un Robot-Moles et d’un Signal-Schoeffer à la table d’un préfet de police… Alerte anti-robots. Stop. Alerte anti-robots. Stop. Alerte anti-robots. Stop. Alerte anti-robots. Stop.


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La musica a commento del pezzo è di Jonathan Richman, stralunato e surrealista autore di una miriade di bellissimi album, precursore del punk a metà anni ’70, poeta e traduttore per la City Lights di Ferlinghetti.


Jonathan Richman & the Modern Lovers - Abominable Snowman (Live)



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