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GIORNO PER GIORNO 23 giugno - All you need is a beacon from mars

23 giugno 1968

 

All you need is a beacon from mars



Domenica 23 è il terzo e ultimo giorno dell’esibizione all’Avalon Ballroom di San Francisco di una delle più in catalogabili, eclettiche e perturbanti band degli anni Sessanta, i Kaleidoscope che dividono il palco con altre band dalle sonorità inusuali: Mother Earth, e Country Weather.


E tutti hanno bisogno di un faro che illumini dal pianeta Marte…


L’organizzazione dell’evento è curato dall’insostituibile Family Dog, madre di tutta la scena rock e underground della Bay Area, che presenta le tre giornate con una grafica che si discosta da quella innovativa e psichedelica di Rick e Ida Griffin, di Kelley e Mouse, Wilson, e Moscoso. Niente di più adatta per l’evento sarebbe stata quella con le lettere dilatate, gli effetti optical, il “tutto- pieno-tutto-in-movimento” a cui la cartellonistica dell’Avalon e del Fillmore avevano abituato i loro giovani frequentatori.

Il grafico è però Patrick Lofthouse che produce una immagine con al centro cinque persone stilizzate che ballano. Il manifesto e un pop-up. Ha un reale possibile movimento: è fustellato e goffrato in modo che possa essere piegato facendo sì che i ballerini si alzino in piedi. I colori dominanti sono il viola, il grigio, il blu e il bianco su fondo nero. Un’azzeccatissima novità per qualcosa che si preannunciava come una nuova proposta musicale.


Patrick Lofthouse aveva studiato grafica e fotografia al Kansas City Art Institute dal 1956 al 1959, per poi tornare a San Francisco, dove la famiglia si era trasferita dal North Dakota e dove si inserisce nella nascente scena culturale alternativa, mettendo a frutto i suoi interessi e i suoi studi con lavori fotografici, illustrazioni, design, pittura.



Aveva iniziato a realizzare i poster e le locandine solo di recente perché negli stessi anni dell’esplosione musicale di San Francisco, dal 1964 al 1967 si trovava in viaggio, in Africa ed Europa continuando a curare il suo interesse per la fotografia. La sua grafica per tratti simile a quella degli iniziatori del genere, con richiami all’Art nouveau, all’arte orientale, aveva portato alcune novità estetiche nelle poche locandine eseguite per i concerti di Janis Joplin e dei Love, anch’essi organizzati dalla Family Dog.



La Family Dog con Chess Helms era in quegli anni un misto di imprenditoria musicale alternativa, aggancio psichedelico alla vita e supporto all’attivismo sociale. Promotori assieme ai Diggers e allo Straight Theatre della Summer of Love del 1967 un loro fiancheggiatore fantasioso, il giornalista delle stazioni radio KSAN a San Francisco e KZAP a Sacramento, Travis T. Hipp, altra icona della controcultura, aveva usato questa felice descrizione: "La scena Rock and Roll di San Francisco è stata inventata da Family Dog e dai Charlatans. Tutto quello che volevamo fare è stato lanciare un grande circuito di locali dove ballare per raccogliere soldi per comprare un terreno in Arizona per gestire un cimitero di animali domestici per corrispondenza."


In breve tempo l’Arizona era stata dimenticata.. e un enorme faro opportunamente posizionato su Marte illumina la nuova musica californiana.


I Kaleidoscope con una formazione di polistrumentisti dagli interessi più diversi si era formata a Los Angeles alla fine del 1966 e nel giro di pochi mesi erano già al loro debutto discografico, sfruttando i repertori di ciascuno dei membri della band. Quando nel gennaio pubblicano il loro secondo album hanno già altro materiale pronto per essere eseguito in pubblico e di cui iniziano le registrazioni.


David Lindley. Solomon Feldthouse, Chris Darrow, Chester Crill assieme al batterista e percussionista John Vidican avevano la padronanza di numerosi strumenti a corda dal banjo al dulcimer, chitarra-arpa e violino, viola e mandolino e altri di origine nordafricana e mediorientale, ma anche fisarmonica, piano e tastiere in genere.


Dice Lindley. "C'era uno spirito di condivisione e cooperazione, e nessuno prendeva più soldi dell'altro". Musicalmente, ogni membro aveva portato le proprie competenze ed esperienze contribuendo a un processo di crescita collettivo. Come dice Darrow, "La musica era qualcosa che legava insieme tutte le personalità e permetteva questo strano tipo di tolleranza che avevamo tutti l'uno per l'altro... Tutti sapevano cosa dovevano fare e tutti sembravano sapere quale fosse il loro ruolo. "


La musica che iniziava a essere etichettata come “psichedelica” era di quanto più vario si poteva mettere insieme. Si andava dall’estremizzazione del garage rock di Seeds, Electric Prunes e 13th Floor Elevators, al folk rock alla Byrds, al rock acido e dilatato dei Grateful Dead al solido chitarristico rock dei Jefferson Airplane. In mezzo potevano essere incluse band più influenzate dal blues, come la Holding Company di Janis Joplin o dal più giocoso folk di Mamas and Papas.


Anche i Kaleidoscope, altrimenti inclassificabili, passavano per una band psichedelica. Band per scelta senza leader presentava delle spiazzanti scalette che alternavano strumentali che mettevano in evidenza le capacità dei diversi membri a brani strutturati che spaziavano dal folk all’hillibilly, alle ballate irlandesi,al blues, alla musica araba, alle sonorità orientali e persino al flamenco, allo swing di Cab Calloway e Duke Ellington. Roba che faceva muovere con diverse movenze e su diverse frequenze. Ritornavano all’Avalon Ballroom a un mese di distanza dal precedente concerto e replicheranno ancora nel corso dell’estate, segno di un’ottima accoglienza da parte dell’esigente e critico pubblico del locale.


La prima esperienza dei Kaleidoscope nella scena emergente di San Francisco era avvenuta nel febbraio del 1967 a formazione appena ultimata e un primo singolo registrato, quando condivisero un cartellone sempre all'Avalon Ballroom con Sparrow (poi Steppenwolf) e Country Joe and the Fish. Era stata una vera rivelazione, un’illuminazione sulla potenzialità della musica e della controcultura. Dice Darrow: "Ricordo di essere entrato nei negozi sull'Haight... C'era davvero la sensazione che stesse succedendo qualcosa... Sentivi che c'era qualcosa a cui potevi partecipare."


Dopo la registrazione e l’uscita del nuovo album, A Beacon from Mars, Chris Darrow aveva iniziato a dare segni di distacco e inquietudine portandolo verso una nuovo interessantissimo gruppo, The Nitty Gritty Dirt Band, lasciando i Kaleidoscope cui non nega però il contributo quando si tratta di accompagnare Leonard Cohen nel suo album di debutto nelle registrazioni di So long Marianne e Teachers.


Ormai da alcuni mesi al basso c’è Stuart Brotman proveniente dai Canned Heat e con questa formazione collaudata da qualche mese si presentano all’Avalon. Il pubblico si aspetta i loro raga orientali, il miscuglio di linguaggi, le lunghe cavalcate sonore dove Lindley poteva permettersi i lunghi assoli distorti con dei feedback governati e provocati dalla chitarra suonata con l’archetto che influenzerà Jimmy Page dei Led Zeppelin tanto da fargli dire che Kaleidoscope fosse la sua “band preferita di tutti i tempi".


L’assolo di Lindley sta proprio nell’ultima traccia che chiude il loro secondo album e gli da il titolo, A Beacon from Mars, preso in prestito dal brano classico del bluesman Howlin' Wolf, Smokestack Lightnin' e costruita intorno alla sua linea di basso. Il lunghissimo brano con un ritmo in crescendo, quasi tredici minuti che dal vivo si allargavano ulteriormente, era stata registrata direttamente dal vivo in studio, senza sovraincisioni “Penso che fossimo tutti abbastanza sballati quando l'abbiamo fatto." dice Feldthouse. Ma il faro da Marte ha provveduto a illuminare tutto e ancora i Kaleidoscope brillano.


Kaleidoscope - Beacon From Mars



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