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GIORNO PER GIORNO 23 aprile - i cowboys del presidente

23 aprile 1967

 

Il presidente e la sua università: Austin, Texas, nell’Università del Presidente USA, niente assemblee studentesche o ospiti non omologati.



Il Texas, lo stato con la stella, vuole mandare i suoi tosti cow boys dei film hollywoodiani a sganciare bombe in Vietnam, cavalcare bombardieri poco sotto il cielo, a lato di quella stella, giù, giù con il napalm sulle risaie. E in Texas non deve esistere altro. Basta nascondere tutto e far finta che tutto sia come vorrebbe il presidente Lindon B. Johnson: il Texas non è mica la California con tutti quei drogati, hippies, studenti insubordinati o come quelli dell’altra costa, di New York, e neanche come quelli di Detroit, Boston, Philadelphia, o come… e l’elenco sarebbe infinito.


Il Texas è lo stato del presidente, il suo comitato elettorale sta lì e ogni cosa che sembri non accordarsi con le sue decisioni, le sue scelte non può che essere opera di sobillatori esterni. Non sono estranei tutti quei latinos, gli ispanici che adesso hanno costituito comitati di lotta tra i braccianti? E così deve essere per il fermento che c’è anche nelle università.


Per il 22 e il 23 l’SDS, l’associazione più radicata e combattiva degli studenti di tutti gli States, ha proclamato una nuova mobilitazione per fermare la guerra in Vietnam. Ovunque, attivissimi ci sono le organizzazioni dei veterani, Veterans Against the War, attivisti politici e intellettuali. In tutte le città contemporaneamente cortei colorati e rumorosi si apprestano a invadere le strade, in altri posti le iniziative durano giorni, concerti, marce, assemblee.

All’Università di Austin gli studenti dell’SDS hanno annunciato alle autorità accademiche per il 23 un’assemblea al campus contro la guerra. La direzione dell’università, sa come si fa in questi casi. Si prende una bilancia e si pesano gli elementi. Occorre precisione: su un piatto si mette la retorica della libertà di espressione, che non va toccata perché sancita dalla costituzione sin dal 1789; sull’altro piatto ci sono i finanziamenti statali e federali all’università, la fedeltà al presidente, la fedeltà al suo staff che ha sede e interessi diretti proprio lì. Il Texas e Austin, lo stato e la città del presidente assieme alla sua università devono essere la vetrina dei sostenitori della sua amministrazione.


Nello stato del Texas intanto è allo studio una legge che lasci alla discrezione delle presidenze universitarie chi può accedere al campus, fosse pure invitato per conferenze o seminari da docenti e studenti. Un piramidale controllo è più che necessario e, sia ben chiaro, si tratta di buon senso non di censura preventiva. C’è sempre il pericolo che tipi barbuti come Allen Ginsbertg o agitatori neri come Stokely Carmichael o addirittura agitatori o poeti ispanici possano presentarsi nei campus texani come già fanno da anni in ogni altro stato.


E in più c’è una nuova legge appena approvata per tutti gli stati per il controllo preventivo delle attività che lascia alla discrezionalità delle autorità decidere quali atteggiamenti possano essere considerati per principio pericolosi, dannosi per la disciplina, non consoni alle scelte accademiche e “conferisce anche il potere di arresto in conformità con il codice penale dello Stato. Il nuovo codice, che ha approvato la Camera 147-0 questa settimana, include la seguente disposizione: "arresto (può essere effettuato) senza un mandato di persone trovate in luoghi evidenti e in circostanze che ragionevolmente dimostrano che le persone sono state colpevoli di qualche crimine o violazione della pace, o minacciano o stanno per commettere qualche offesa contro le leggi”. Il nuovo corpo di polizia interno, composto all’università di Austin da centocinquanta poliziotti in pianta stabile, può intervenire anche “con l’arresto durante una manifestazione se c’è il sospetto di incitamento alla rivolta”, come afferma il giornale The Rag.


È la prima volta che si introduce la discrezionalità in un provvedimento giuridico e da allora simili abomini giuridici si ripeteranno dappertutto e non in stati totalitari come sarebbe evidente, ma negli stati democratici.


All’università di Austin gli ultimi avvenimenti avevano avuto inizio venerdì 21 quando un volantino del SDS aveva annunciato una manifestazione 24 in previsione dell’arrivo del vice presidente Hubert H. Ilunphrey allo State Capitol lunedì 24 aprile. Il volantino prevedeva una riunione organizzativa generale e una manifestazione sul West Mall dell'Università alle 18 di domenica. Ma la direzione accademica non aveva esitato con candore irresponsabile dichiarare alla stampa che la manifestazione non sarebbe stata autorizzata perché in ballo c’era l’entità dei finanziamenti già seriamente resi problematici dalle precedenti mobilitazioni studentesche. Ovvero come dire: ci danno soldi se tutti siamo d’accordo con la politica governativa. Del resto non ci vuole molto a individuare la scala gerarchica di comando: in alto il presidente Johnson, il bombardiere, sotto di lui il governatore dello stato e sotto ancora il consiglio dei reggenti dell’università, che davanti alla presa di posizione di docenti e studenti, testualmente dichiara: "opporsi apertamente alle azioni degli Stati Uniti d'America nella sua politica estera è contro i migliori interessi dell'Università del Texas".


I cowboys dei film hollywoodiani sono gente spiccia, pensano poco e menano subito, risolvono le cose con poca dialettica e in fondo un po’ cowboy da stereotipo cinematografi devono sii dirigenti universitari. Fare un po’ di baruffa da saloon potrebbe stornare l’attenzione dall’evidente clientelismo delle scelte per un appalto che tira in ballo università e vertici del governo.


La manifestazione del 23 aprile, si tenne ugualmente con un cortile gremito e il giorno seguente di nuovo, all’arrivo del vice presidente. L’università annuncia immediati provvedimenti disciplinari, interviene nel campus la polizia che arresta alcuni studenti che considera leader del movimento. Loro e un gruppo di altri studenti si devono presentare in presidenza per comunicare l’espulsione dell’SDS dalle attività del campus. La sala può contenere i dieci incriminati, ma si presentano in duecento mentre altri ragazzi premono tra aule e cortili. Gli avvocati e gli attivisti piazzano altoparlanti perché tutto diventi pubblico. Seicento firme si raccolgono nel frattempo a favore dei ragazzi incriminati.


Un altro fuoco si accende, anche la prateria brucia.


Credits: Tutti i manifesti riprodotti sono di artisti sconosciuti legati al movimento contro la guerra e realizzati nel 1967. L’ultima illustrazione è legata al testo di Barbara Garson per un’opera teatrale satirica nei confronti delle amministrazioni Kennedy e Johnson e la guerra in Vietnam.



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