GIORNO PER GIORNO 22 febbraio
- Andrea Colombu
- 1 mar 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Cronologia di storie della Beat Generation, della Controcultura e altro ancora.
22 febbraio1969
I Want You (She's So Heavy), incondizionata dichiarazione di amore di John Lennon per Yoko Ono: Inizia la registrazione del brano che verrà incluso nell’album dei Beatles Abbie Road.

Yoko Ono di famiglia giapponese arrivata in America dopo la guerra, era già una spericolata e vulcanica artista del gruppo Fluxus quando John la conobbe il 9 novembre 1966 in occasione di una sua mostra all’Indica Gallery di Londra a cui il beatle si era recato con un giorno di anticipo quindi in assenza di parte della performance che accompagnava l’esposizione. L’artista giapponese, come tutti i componenti de gruppo Fluxus, da un decennio si portavano dietro un’aura contagiosa di rinnovato entusiasmo sulla capacità dell’arte di diventare protagonista di cambiamenti radicali non solo in ambito culturale. Per Yoko Ono l’arte nella sua assoluta serietà constava in gioco e invenzione, capace di tramutarsi in esperienza collettiva, scambio, riflessione e azione. Costruire situazioni complicate con semplicità, interpretare la cultura orientale e lo Zen in particolare come essenzialità e espressività spirituale, condizione dello spirito che attraversa e anima il vivente dall’enormità cosmica all’infinitesimo immaginabile. La sua arte era interattiva e coinvolgente. John ne era rimasto ammirato. Ammirazione e poi innamoramento.

La registrazione del brano, dal testo brevissimo e dalla durata più che lunga, 8 minuti, composto e cantato da John iniziò ai Trident Studios il 22 febbraio 1969, cinque giorni dopo il trentaseiesimo compleanno dell’artista e un mese prima del matrimonio di Yoko e John. In un sol giorno furono registrate ben trentacinque tracce della base ritmica (ispirata a Coming Home Baby di Mel Tormé del 1963) a cui si aggiunsero le successive giornate del 18 e 20 aprile per la sovrapposizione delle chitarre di John, Paul George e del piano dell’onnipresente Bill Preston.
John Lennon ne ha parlato così: “Un recensore ha scritto di me, a proposito di questa canzone: ‘Pare aver perso il suo talento per i testi, da come questo è semplice e noioso’. She's So Heavy parla di Yōko. E, come ha detto lei, se stai annegando non mormori: ‘Sarei davvero molto lieto se qualcuno avesse l'occasione di prendere atto che sto andando a fondo e venisse nella mia direzione per salvarmi’. Gridi ‘aiuto!’, e basta. È quello che faccio io in I Want You (She's So Heavy)”.
Esprimi un desiderio. Scrivilo su un foglio di carta. Piegalo e legalo intorno a un ramo di un albero dei desideri. Chiedi ai tuoi amici di fare lo stesso. Continua a desiderare. Fino a quando i rami non saranno coperti di desideri.
Wish Piece 1996 (Grapefruit) Yoko Ono

È un’utopia, ma noi creiamo il futuro con i nostri desideri.
22 febbraio 1973
New York: atteso reading di John Giorno con le Grapevine women’s rock group al Barnard college annunciato dalla locandina dell’artista multimediale Les Levine.

John Giorno, con questo nuovo appuntamento letterario performativo è atteso dopo il precedente incontro dell’8 novembre al St Mark’s Church con la stessa band di accompagnamento (e gli immancabili, vino, sorrisi e chiacchiere) intitolato “Il giorno dopo l’ultima elezione” il cui annuncio era stato pubblicizzato con la figura dell’artista che si affacciava preoccupato da dietro una svastica.
Lo scrittore, che non ha mai nascosto la sua ostilità nei confronti della politica governativa, sin dagli anni Sessanta aveva mostrato la possibilità, non solo di cut-up letterari sull’esempio dei suoi amici Burroughs e Gysin ma di riunire, come in un mosaico, testi e immagini rubate ai media parallelamente a quanto la Pop Art aveva compiuto nella pittura. Nel '65 l'artista aveva fondato la Giorno Poetry Systems per approcciare ulteriori forme di comunicazione dei testi attraverso dischi, video e non per ultimi il telefono e la radio.
Nel 1968 il poeta fondava il Giorno Poetry System Institute, centro per veicolare l’arte della poesia al pubblico attraverso nuove forme di espressione. Nel 1969 dal MoMa di New York faceva partire un progetto considerato rivoluzionario: "Dial-A-Poem". Digitando un numero di telefono, rispondeva una segreteria automatica che selezionava a caso una delle letture poetiche della durata di cinque minuti massimo, delle centinaia di poeti che avevano aderito al progetto tra cui Allen Ginsberg, Abbie Hoffman, Frank O’Hara, Jim Carroll, Ted Berrigan, John Cage, Anne Waldman, Ed Sanders, Diane di Prima e Burroughs. L’idea, cara ai Beat e al rinascimento poetico iniziato negli anni ‘50 era sempre quella di fornire a tutti la possibilità di incontrare la poesia, l’arte e la cultura, renderle fruibili, a portata di ogni curiosità.

Il poster che annuncia la serata è ancora una volta dell’artista concettuale e grafico Les Levine come naturale continuazione del sodalizio tra i due. Solo di un anno precedente era stata la mostra tenutasi alla Fischbach Gallery, New York, 19 febbraio 1972 intitolata “Chewing gum masticato solidificato in oro18 carati” coi test di John Giorno, un’operazione per riportare beffardamente l’attenzione sull’opera d’arte come oggetto consumabile e deperibile secondo quanto già indicato da Marcel Duchamp. “Un pacchetto di sei gomme, ogni pezzo masticato per due minuti, viene quindi fuso in oro e montato su marmo situato in vetrine. Ogni gomma incarna le informazioni e l'azione dei denti che le producono le mette in relazione con il processo di stampa. È un'impressione su un materiale che ti fornisce informazioni come la stampa sulla carta”.
Les Levine, irlandese di nascita, con studi alla Central School of Arts and Crafts di Londra, trasferitosi con familiari in Canada e stabilitosi poi a New York, con un passato di progettista/designer per l’industria aveva utilizzatola sua pratica lavorativa per farne uno stravolgimento artistico multimediale, utilizzando insieme grafica, video, elettronica per mostrare quello che il futuro prospettava sul dominio delle merci, della sorveglianza e della progressiva separazione tra osservazione e partecipazione alla realtà superata dalla sua rappresentazione e spettacolarizzazione.
Per Les Levine l'opera d'arte è legata all'esperienza che lo spettatore ha nel momento della sua percezione. "La questione riguarda l'arte più come azione sociale o antropologica e non il suo sviluppo estetico". I suoi oggetti, i suoi paesaggi si riempiono di parole, così come le parole di John Giorno diventano sculture, pittura, oggetti.

John Giorno: “Ho dato vita al Giorno Potery System, nel 1965 con l’intenzione di aprire l’orizzonte della poesia. Prima c’erano libri e riviste, che erano meravigliosi, ma non sufficienti. Mi è sembrato evidente che un poeta potesse mettersi in contatto con il pubblico usando infinite altre situazioni. Infatti tutti i momenti di intrattenimento della vita comune erano occasioni possibili per la poesia, guardare la televisione, ascoltare la radio, i dischi, usare il telefono e andare a concerti rock. E ho fatto esattamente questo. Il Giorno Poetry System ha innovato l’uso della tecnologia in poesia, lavorando con strumenti elettronici e multimediali, creando nuove situazioni ed occasioni di comunicazione e mettendo in contatto la poesia con un nuovo pubblico” (intervista a L. Voce http://www.lellovoce.it/Sottomettere-i-demoni-un-dialogo).
Les Levine: “L'esperienza di vedere qualcosa di prima mano non ha più valore in una società controllata dal software, poiché qualsiasi cosa vista attraverso i media trasporta tanta energia quanto l'esperienza di prima mano. Non ci chiediamo se le cose che accadono alla radio o alla televisione siano realmente accadute. Il fatto che possiamo affrontarli mentalmente attraverso l'elettronica è sufficiente per farci sapere che esistono… Allo stesso modo, la maggior parte dell'arte che viene prodotta oggi finisce per essere informazione sull'arte. Non stiamo controllando consapevolmente le nostre vite: l'ambiente tecnologico, l'ambiente strutturale e l'ambiente dell'informazione ci controllano”.

Manifesto di Les Levine: A Benefit for the John Giorno Defense Fund 21 novembre 1969. L’appello con la fotografia di Margaret Mead, la più importante etnologa americana che si era espressa davanti al Congresso americano per la legalizzazione della marijuana, viene rilanciato dall’East Village Other con queste parole “Sottoscrizione per la difesa di John Giorno arrestato dalla nuova ondata di repressione di Nixon, rischia una condanna a dieci anni e ha già dovuto pagare 2700 dollari di spese legali e 2500 dollari di cauzione”.
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