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GIORNO PER GIORNO 21 maggio - Il nome del rock'n'roll

21 maggio 1955

 

Chuck Berry incide il suo primo disco, Maybellene, si apre l’era del rock’n’roll elettrico



Chuck Berry, quando si presentò negli studi della Chess Records di Chicago era già un ventinovenne con un lungo curriculum musicale fatto di continue serate in locali dove alternare blues e country a seconda del pubblico nero o bianco a cui fare da sottofondo per bevute o chiacchiere comunque alcoliche. Arrivava presentato da Muddy Waters, gigante del blues, nella città del blues, nel tempio del blues. Registra un adattamento in chiave blues di un brano country che aveva in repertorio e apre l’era del rock and roll chitarristico ed elettrico.


Chuck Berry sin da ragazzo aveva avuto passione per la musica e la possibilità di coltivarla con quella applicazione e disciplina per cui nella vita quotidiana pareva poco portato. A quindici anni nel 1941 aveva avuto la sua prima uscita pubblica durante una festa scolastica e non aveva smesso di cantare e suonare, neanche quando diciottenne era finito al riformatorio di Algoa, nei pressi di Jefferson City, nel Missouri, lo stato dove risiedeva nella città di Saint Louis. Tre anni da scontare per triplice rapina in tre esercizi commerciali a Kansas City, seguite da fuga in macchina, rubata, che lascia in panne lui e i giovani complici, portandoli a fermare e rapinare un automobilista con una pistola scarica e non funzionante. Tre anni per allenarsi nel coro e nelle formazioni musicali dell’Istituto.


Uscito il giorno del suo ventunesimo compleanno, nel 1947 e sposatosi l’anno dopo, riusciva con vari lavori a mantenere la famiglia a cui nel 1950 si era aggiunta la prima figlia e persino ad acquistare un appartamento nella città natia. Operaio, custode, estetista e ovviamente, la sera musicista in vari locali.


Aveva stabilito un solido sodalizio con il pianista Johnnie Johnson ed era entrato nella sua band. Con loro suona di tutto, segue i desideri del pubblico, ha la grande capacità di trasformare i brani, dandogli un taglio, un ritmo diverso. E così che impara a far confluire il blues, che normalmente suona, con atmosfere country. È assolutamente strepitoso sentire un hillybilly nero. Un’assoluta contraddizione in termini che però attira sia il pubblico dei neri del Cosmo, ma anche il diffidente pubblico bianco. I suoi arrangiamenti e l’esibizione della band sempre più affiatata e a suo agio con diversi repertori fanno ballare, hanno il ritmo giusto: «Cominciai a suonare solo per compiacere me stesso, amavo il blues e la musica country, e mischiandole nella mia testa ho creato il mio suono».


La Chess Record di Chicago era stata fondata nel 1950 dai fratelli Leonard e Phil Chess ed era specializzata nella scoperta e promozione di musicisti blues, attraendo a Chicago i migliori musicisti, sessionmen e band Blues provenienti da tutti gli States. Muddy Waters aveva inciso con elementi locali e dal 1953 con la sua band e la sua presentazione era stata indispensabile perché Berry potesse presentare alcuni suoi brani che aveva registrato. Aveva portato il brano Wee wee hours ispirato a una composizione blues di Big Joe Turner e un pezzo che aveva provato quasi per gioco. La scelta, a sorpresa, di Leonard Chess era caduta su un country&western che, come si usava in quei tempi, Chuck Berry aveva trasformato dalla composizione originale. Il classico Ida Red di Bob Wills l’aveva suonato più volte con le opportune modifiche che ora, al momento della registrazione diventano definitive con il titolo di Maybellene. Il gruppo con cui registra è fortissimo, comprende Willie Dixon, musicisti della band di Bo Diddley e ovviamente il fidato Johnnie Johnson. Un testo semplice, la fine di un amore, lei che ama un altro, una corsa in macchina, c’era proprio tutto. «I ragazzi volevano il grande ritmo, le macchine e l'amore giovanile», ha ricordato Chess. «Era la tendenza e ci siamo buttati». I riff di chitarra di Chuck Berry sono memorabili e il piano di Johnson aggiunge incursioni swingate. Il titolo che viene dato al brano è un mix tra quello che aveva pensato Berry, Ida May e la storpiatura, per non aver problemi di copyright con un famoso eyeliner. Il risultato, Maybellene, rimane ben ficcato nella testa di chi ama il rock e le sue filiazioni.


Una botta da un milione di copie solo nei primi sei mesi del 1955, un botto in vetta alle classifiche sia del blues che del pop, primo afroamericano a raggiungere quei primati apre l’era del rock and roll e la serie di formidabili successi inanellati nei successivi tre anni Roll over Beethoven, School Days, Rock and Roll Music, Sweet Little Sixteen e Johnny B. Goode, praticamente l’ABC per i Beatles, i Rolling Stones, gli Yardbirds e centinaia di formazioni sino ai giorni nostri.


«Se cerchi un altro nome per chiamare il rock’n’roll, lo puoi chiamare Chuck Berry» (John Lennon)


Chuck Berry - Maybellene (live 1958)


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