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GIORNO PER GIORNO 20 maggio - Bizzarria contro l’alienazione

20 maggio 1966

 

Bizzarria contro l’alienazione e il potere



Il film di Karel Reisz Morgan matto da legare fa vincere la palma d’oro a Vanessa Redgrave al Festival di Cannes. Irresistibilmente divertente, strampalato e drammatico, visionario e arguto, il terzo lungometraggio di uno del genitori del Free Cinema affida a David Warner e Vanessa Redgrave, in strepitosa forma, il compito di raccontare una storia di ordinaria alienazione e delle vie di fuga per riuscire a sottrarsene. Due figure che si attraggono e si respingono, si inseguono, si lasciano, Morgan, artista, proletario per nascita, condizione e convinzione e Leonie, classe media, con alle spalle una famiglia ambiziosa e una fascinazione per il mondo dinamico e scintillante e più sicuro delle gallerie d’arte e della Swinging London.


"Niente in questo mondo sembra essere all'altezza delle mie migliori fantasie" dice a un certo punto il protagonista del film.


A metà degli anni Sessanta, Londra, l’Inghilterrra e tutto il Regno Unito sembrano avere due anime. Una pubblica, da copertina di riviste e una nascosta. La prima immagine ruota intorno alla Swinging London,la moda, la musica, le pubblicità, i consumi e un’altra che continua a essere estranea al banchetto multicolore, all’ottimismo gioioso delle pubblicità, che non può permettersi i consumi, la moda, la musica. Oppure, nella fascia giovanile, che per permettersi di vedere i concerti, di indossare vestiti alla moda in continua evoluzione, si ammazzano di fatica in mille lavori precari, continuando a disprezzare i padri che sgobbano altrettanto, ma accontentandosi della bevuta al pub e della sbronza del sabato sera.



Il cinema, il teatro e prima ancora la letteratura del decennio precedente avevano trovato la chiave per descrivere questa forma di contrapposizione di classe che attraversava la società inglese dalla ricostruzione del dopoguerra. E spesso questa spaccatura che si estendeva sotto la superficie, attraversava anche lo stesso mondo musicale e culturale. John Lennon un giorno aveva raccontato della sua Liverpool che stava diventando “povera, molto povera e tosta”. Le band che dall’inizio del decennio avevano trasformato la passione per il blues e il rock’n’roll, in un mix interamente nuovo che si esprimeva in ritmi ed estetica, rappresentavano non la novità musicale ma l’obbligata novità dello stile di vita. Tra tutte le forme di sottocultura giovanile, quella dei Mods esprimeva al meglio la contraddizione tra provenienza di classe, operaia e proletaria e la rivolta estetica, attitudinale.


Il Free cinema di Lorenza Mazzetti, Tony Richardson, Lindsay Anderson e Karel Reisz dal 1956 aveva utilizzato una sorta di realismo poetico per interpretare creativamente l’Inghilterra che andava trasformandosi. Realismo poetico e intelligenza del presente erano i termini con cui le loro opere erano state definite sin dagli inizi. Con un occhio attento alla marginalità sociale, descrivevano gli schemi entro cui i singoli individui della classe operaia, soprattutto giovani, delle zone industriali e dei sobborghi delle grandi città, potevano esprimersi. Le gabbie che la società aveva preparato per loro.


I fatti e la realtà raccontati attraverso la poesia della strada, le aspirazioni e i desideri dei giovani attraverso una geografia sentimentale dei luoghi: angoli di città, angoli di periferia, angoli di strada, angoli di angoli. A questo racconto si contrapponeva quello felice e gioioso dei film di Richard Lester che avevano i Beatles protagonisti nella parte di sé stessi, in veste di rock star e altre pellicole che sfruttavano il garage rock e l’estetica beat.


Nel 1967 sarà il film premiato a Cannes, Blow up di Michelangelo Antonioni a descrivere le contraddizioni della Swinging London tra realtà e rappresentazione, tra percezione e spettacolarizzazione della vita.


Ma la strada più tortuosa l’aveva scelta Karel Reisz con il suo Morgan – A Suitable Case for Treatment, Morgan matto da legare, basata sull’opera del drammaturgo britannico David Mercer Un caso adatto per il trattamento, considerata rivoluzionaria quando andò in onda alla BBC il 21 ottobre del 1962. Ispirato alle teorie di R.D. Laing, la pazzia non era considerata come individuale segno di alterazione mentale ma come risposta possibile all’alienazione nel lavoro e nella quotidianità, atto di assoluta sanità in quanto ribelle opposizione a una società e agli squilibri del mondo.


"Era un periodo molto particolare per l'Inghilterra: tutto sembrava possibile, certe strutture crollavano, lasciando il posto a una maggiore libertà`; era l'epoca dei Beatles, di quella che veniva chiamata la swinging Britain.”, racconta Karel Reisz intervistato da Jean Grissolange, in Jeune Cinéma, n. 122, ottobre 1979,“Allora sembrava normale utilizzare l'accelerazione se se ne aveva voglia, o fare delle immagini molto bianche, o passare nel montaggio da un piano qualsiasi a un altro piano qualsiasi, senza avere per questo l'impressione di attentare a una 'grammatica', qualunque essa fosse. Sì, credo che Morgan appartenga decisamente alla sua epoca. Vede, il periodo della vita in cui si è più felici è quello in cui il vostro lavoro si svolge in un'atmosfera favorevole, in cui non siete un'eccezione, in cui altri lavorano nel vostro stesso spirito, e in cui voi siete assolutamente sicuro che lo spirito nel quale voi lavorate vi permetterà di raggiungere un pubblico."


Reisz aveva scelto due attori pienamente immersi nel tumultuoso mondo culturale del periodo, giovani e in un certo qual modo esterni alla fashion londinese. Provenienti dal teatro e acclamati Vanessa Redgrave e David Warner, hanno fascino ma anche qualcosa di indefinibile, forse inquietudine,tormento. Sono entrambi al loro primo ruolo di protagonisti in un film, i loro volti sono relativamente sconosciuti.


Morgan e Leonie appaiono già da subito incompatibili, ma la storia precedente alla fine del matrimonio non la conosciamo. La ricostruiamo man mano che il film procede. Morgan è un artista, figlio di ferroviere ormai deceduto da tempo mentre sua madre, comunista stalinista, regge un locale untuoso nell’Est End. La mamma gli rimprovera l’aver preferito Trotsky a Stalin e si riconciliano solo quando,una volta all’anno vanno sulla tomba di Karl Marx a rendergli omaggio. Leonie ormai non sopporta più l’instabilità, la mancanza di prospettive, la distanza di lui dalle cose nuove ed effervescenti che pervadono l’aria e avvolgono di ammalianti sensazioni. Lei dopo averlo lasciato si è messa con un gallerista alla moda che sta per sposare. Lui ne soffre e lei ha ancora qualcosa che la spinge verso Morgan. Desidera ancora lui ma anche la normalità. Morgan sceglie come nuova abitazione la sua macchina e in una delle scene più famose, al poliziotto che gliene chiede conto dice: “È un'isola di sanità mentale questa macchina. Un'isola in un mondo di dolore. Sono un esule in attesa con un rompighiaccio. Sai del rompighiaccio, vero?”. Il poliziotto è perplesso, non riconosce il ritratto di Trotsky e si convince a tenere in mano un uovo che Morgan sfonda col suo rasoio mimando il punteruolo con cui il sicario di Stalin aveva ucciso nell’esilio messicano il vecchio capo dell’armata bolscevica.


Nel febbraio dello stesso anno, due mesi prima dell’uscita del film di Reisz, un gruppo di un centinaio di ebbri fantasiosi contestatori avevano organizzato un’incursione nella redazione di New York dell’Esquire, rivista patinata, mainstream ma liberal con ambizioni alternative. Guidati da un attore che aveva fatto la comparsa in uno dei tanti King Kong, con il peloso costume di scena avevano inscenato un happening pacifico e infestante, insopportabilmente rumoroso e scandito dai grugniti del gorilla. Le cronache raccontano che la proprietà della rivista se la prese male. Gli organizzatori dell’happening sostennero che forse i proprietari erano indispettiti dal fatto che il gorilla perdeva molto pelo.


Anche Morgan ha una passione per i gorilla, li vede come simbolo di libertà e naturalezza e dopo aver seminato di trappole pirotecniche la sua ex casa, si riconcilia con Leonie alla vigilia del suo nuovo matrimonio, per un momento di scambio amoroso, mentre i due si raffigurano come animali avvinghiati della foresta. Poi travestito da gorilla compie l’impossibile. Aiutato dall’amico della mamma, il westler Wally il Gorilla, deve impedire la cerimonia e la rapisce. Ma a quel punto lei decide che proprio non ce la fa più a sopportarlo. Le scene diventano sempre più caotiche, la fuga in moto col suo travestimento peloso, incursioni di pensieri, animali, fermo immagine, deliri, l’irruzione al matrimonio, la scalata dell’edificio in stile King Kong. Le truppe zariste, gli emissari di Stalin, l’Armata Rossa che lo insegue e istituisce un plotone d’esecuzione comandato da Leonie. Le fantasie si trasformano in allucinazioni, in incubi.



Le ultime scene strappano l’ultimo sorriso a denti stretti , con Morgan e Leonie, chini su un prato; scene beffarde e spiazzanti che danno il senso a tutto: la resistenza, come atto di coerenza e di rifiuto della società alienante.



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