top of page

GIORNO PER GIORNO 19 marzo - Con ogni mezzo necessario

19 marzo 1964

Malcolm X: con ogni mezzo necessario



Il 18 marzo 1964 Malcolm X rilascia a New York una storica intervista a Alfred Bennett Spellma.


“Nessuno può darti la libertà. Nessuno può darti l’uguaglianza o la giustizia o qualsiasi altra cosa. Se sei un uomo, te le prendi.”


Sono passate due settimane dall’annuncio ufficiale del suo abbandono della Nation of Islam per la costituzione di una nuova organizzazione afroamericana, Malcolm X è in procinto di avviare un confronto con l’altro leader nero Martin Luther King, che incontrerà due settimane dopo per la prima volta. Grande la distanza tra i due: storia e culture diverse, ma che in quel momento, sembra necessario incrociare, confrontare.


Alfred Bennett Spellman è un poeta ventinovenne afroamericano, scrittore e critico musicale, ma non ha ancora pubblicato la raccolta di poesie The Beautiful Days con cui l’anno successivo diventerà conosciuto. È seriamente impressionato dalla figura di Malcolm X, dalla sua capacità di riassumere in una visione complessiva lo schiavismo e il razzismo, lo sfruttamento capitalista e l’uso che il potere fa della cultura. L’intervista, passata alla storia per la sua collocazione temporale e inserita nel libro Con ogni mezzo necessario, rilancia alcune delle idee fondamentali del leader nero.


L’attenzione principale è quella di serrare le fila della comunità afroamericana, costruire organizzazioni territoriali, diffuse in ogni quartiere e in ogni città, per l’autotutela, l’autogestione culturale, la riappropriazione della propria storia e l’autodifesa. Lo sfruttamento economico, il capitalismo ha avuto un tempo bisogno degli schiavi, come ora di operai subordinati. E anche qui, in fabbrica, sul lavoro i neri sono gli ultimi degli ultimi. Ma non sarà possibile alcuna organizzazione comune tra neri e bianchi sfruttati, sinché non verrà superata ogni frattura interna alla comunità nera e si riesca ad avere una fattiva solidarietà black.


“Dobbiamo imparare tutto quello che possiamo su noi stessi; dobbiamo conoscere completamente la storia di come fummo rapiti dall’Africa, quali atrocità e disumanizzazione dovettero sopportare i nostri antenati, dobbiamo sapere come vennero assassinati e con quali sistemi furono tenuti in schiavitù per assicurare profitti a un sistema concepito in termini di schiavitù, costruito dagli schiavi e tutto rivolto a tenerci assoggettati per potersi perpetuare”.


“Dobbiamo cambiare la mentalità degli afroamericani liberando le nostre menti con lo studio delle varie filosofie, delle discipline psicologiche, delle culture e delle lingue che non provengano dai nostri oppressori razzisti”.


Malcolm era nato nel 1934, settimo di dieci fratelli, da genitori militanti nel movimento pan-africanista di liberazione dei neri, fondato nel 1914 dal politico giamaicano Marcus Garvey. Aveva sei anni quando suo padre fu ucciso dai razzisti della Legione Nera, suprematisti bianchi vicini al Ku Klux Klan: aveva attraversato la ferrovia, la linea immaginaria che segregava il ghetto nero. Espulso dalla scuola per "cattiva condotta e comportamento anti-sociale" e spedito nella casa di correzione di Lansing, riprende gli studi mentre la famiglia si disgrega e la madre viene ricoverata in un ospedale psichiatrico “distrutta dalle umiliazioni dei funzionari dell'assistenza pubblica”. Adolescenza vissuta nel quartiere di Harlem, dopo il trasferimento a New York, tra lavoretti super sfruttati, e attività illegali, furto, estorsione, spaccio. “Il ghetto è una giungla dove non c'è giusto né ingiusto, ma solo il duro mestiere del soccombere o sopravvivere". L’arresto e la condanna a 10 anni di galera, scontati tra il Massachussetths e la colonia penale di Norfolk, lo riportano all’idea dello studio e ad avvicinarsi e poi ad aderire a un’organizzazione della comunità nera, nata proprio sulle ceneri dell’organizzazione panafricana dove avevano militato i suoi genitori, la Nation of Islam, i Black Muslim.


“L’istruzione è il nostro passaporto per il futuro, perché il domani appartiene alle persone che lo preparano oggi”. Liberato per “cattiva condotta”, troppo carismatico, attivo e sovversivo il suo comportamento in carcere, intraprende un’azione di proselitismo per la sua organizzazione, sempre più lontana dalla predicazione dell’Islam e progressivamente anche da quella predicata dal suo leader, Eliiah Muhammad.


"Sono favorevole alla violenza se non-violenza vuol dire continuare a rimandare la soluzione del problema dei neri americani soltanto per evitare la violenza. Non sono favorevole alla non-violenza se questa significa anche una soluzione differita che per me equivale a una non-soluzione. Lasciatemelo dire in un altro modo: se è necessaria la violenza per far sì che in questo Paese i neri conquistino i loro diritti umani, io sono per la violenza esattamente come voi sapete che lo sarebbero gli irlandesi, i polacchi, gli ebrei se dovessero essere vittime, in modo così flagrante, della discriminazione".


La distanza tra Malcolm X e Martin Luther King stava sul come e sul quando rovesciare il sistema razzista americano. Le loro divergente visione deriva dall’ambiente sociale in cui sono cresciuti.


Secondo lo storico Bruno Cartosio: “La segregazione che conoscono Malcolm X e Martin Luther King è profondamente diversa. La prima, quella di Malcolm X, è la segregazione delle grandi città, delle metropoli del nord, dei ghetti metropolitani. La segregazione di Martin Luther King è quella del sud dove c’era stata a lungo la schiavitù e dove la schiavitù aveva depositato una separazione tra le razze che era contemporaneamente discriminazione, violenta, ma anche una separazione che permetteva a quella società di conservare una sorta di ordine in cui ognuno stava al proprio posto”.


Per Malcolm X la priorità è sui diritti umani su quelli civili, ha maturato una visione più sociale, crede nell’urgenza di un rovesciamento rivoluzionario, non all’integrazione e a una conquista graduale e pacifica dei diritti.


“L’Organizzazione per l’unità afroamericana prenderà le misure necessarie per liberare la nostra gente dalla schiavitù economica” dice, e poi precisa la sua visione: “La non violenza, il porgere l'altra guancia sono cose che non mi dicono niente. Non ho mai sentito di una rivoluzione nonviolenta, o di una rivoluzione a cui si sia arrivati porgendo l'altra guancia, e così credo sia criminale insegnare ad una persona, che viene brutalizzata, a continuare ad accettare questa brutalità senza fare niente per difendersi”.


Martin Luther King e Malcolm X, in maniera diversa, hanno una grande presa, sono amati e rispettati nella comunità nera. Mentre nei ghetti delle metropoli ribolle la rabbia che esploderà nell’estate di quell’anno, i due leader neri fanno paura al potere e godono della stessa attenzione di polizia e FBI.


“Il controllo dell’FBI nei confronti di Malcolm X e di Martin Luther King è stato pesantissimo e continuo ed è iniziato molto presto nella carriera di tutti e due questi leader, scrive Bruno Cartosio, non è stato sempre noto a loro stessi e a chi li accompagnava, chi li seguiva. E tuttavia è diventato molto chiaramente noto dopo la loro morte. È stato pesante nel senso che le loro figure sono rientrate in programmai dell’FBI il cui obiettivo era quello di impedire, come diceva un memorandum della stessa FBI, impedire il sorgere di un messia nero che potesse guidare il popolo afro-americano verso la liberazione. E sia l’uno sia l’altro hanno avuto in momenti diversi e in modi diversi le caratteristiche del grande leader, cioè del messia nero, che per le sue capacità personali, per le capacità organizzative, per il carisma di cui era dotato, poteva diventare un leader di tutta la popolazione nera.



“Per poter ridurre in schiavitù un popolo e mantenerlo in tale stato, si deve negare il suo diritto all’autodifesa, si deve continuamente terrorizzarlo, sottoporlo a maltrattamenti e all’assassinio. Questa tattica è stata sviluppata al massimo dai razzisti che il governo degli Stati Uniti sembra incapace o non è disposto a punire. Secondo la legge del Paese”. (Malcolm X)


"We want freedom by any means necessary We want justice by any means necessary We want equality by any means necessary"

Malcolm X


Comentarios


bottom of page