GIORNO PER GIORNO 18 maggio - So long, Marianne / Il lungo addio
- Andrea Colombu
- 18 mag 2021
- Tempo di lettura: 8 min
18 maggio 1967
So long, Marianne / Il lungo addio
Quando Marianne Ihlen in Grecia compie 32 anni è passato appena un mese dal colpo di stato militare e da quando Leonard Cohen le scrive da New York, dove ha appena firmato il contratto per registrare il suo primo album con la Columbia Record, ‘cara, dobbiamo essere insieme immediatamente’. A dicembre uscirà Songs of Leonard Cohen e la canzone So long, Marianne rende pubblico l’inizio della fine della loro relazione.

La norvegese Marianne Ihlen viveva a Hydra, in Grecia, da due anni quando nel 1960 Leonard Cohen vi approda per sfuggire alla frenesia delle città occidentali in cui fino ad allora ha tribolato per liberarsi di un’educazione troppo borghese e per affermarsi come poeta, prima nella nativa Montréal, poi a New York e infine a Londra. La Grecia con le sue arretratezze sembra offrirgli una forma di rigore primitivo, un luogo ideale per sfuggire alla violenza esistenziale della modernità, un rifugio idilliaco dove nutrire l’ispirazione per la sua scrittura. L’isola di Hydra, dove si sta formando una comunità internazionale di intellettuali bohémienne, diventa per Cohen il corrispettivo geografico di ciò che l’esercizio della poesia rappresenta per lui: un mondo di fuga e riparo dalle brutture reali e spirituali che affliggono il mondo. Con la sua prima raccolta poetica Let Us Compare Mythologies, pubblicata nel 1956, ha elaborato la costruzione di mondi interiori alternativi in cui raggiungere idealmente, tramite l’amore e l’unione sessuale, uno stato di grazia che vede il letto degli amanti come centro di pace e sicurezza da cui poter contemplare la bellezza che ancora esiste nel mondo.

Quando Marianne e Leonard si conoscono, il matrimonio di lei con lo scrittore Axel Jensen sta andando in frantumi nonostante abbiano un figlio di sei mesi. Ma il poeta canadese e la giovane madre norvegese vivono in un’isola meravigliosa che amplifica il magico senso di possibilità offerto dalla loro gioventù. Si innamorano e insieme si costruiscono una routine di vita felicemente reclusa che dà a Cohen la pace necessaria a ritrovare l’ispirazione e la stessa illusione di fuga nell’amore che coltiva con la poesia. Per quanto vivere a Hydra fosse molto economico, a fine anno Leonard deve rientrare a Montréal per guadagnare un po’ e perseguire le sue ambizioni da poeta mentre Marianne e il piccolo Axel Junior tornano a Oslo dalla madre di lei. Nata in un luogo magico e in un momento specifico della vita di entrambi, la lunga e caotica relazione tra Leonard Cohen e Marianne Ihlen continuerà per anni ad alternare periodi di felice quiete domestica, che li vede ricongiunti a Hydra e anche a Montréal, a periodi di sofferta e complicata distanza e tutto si rifletterà prima nel percorso poetico di lui e, alla fine, nella sua musica.

Tra le idealizzazioni della dorata reclusione greca e le dispersioni nel nevrotico quotidiano delle metropoli, la splendida ambiguità dell’arte di Leonard Cohen, un puro esteta, si nutre di bellezza, natura, amore e caos in un equilibrio precario e paradossale tra opposti: vicinanza e lontananza, amore sicuro e libertà assoluta, desiderio terreno della carne e anelito assoluto dello spirito. Lo stesso succede al suo amore per Marianne Ihlen. Nei periodi in cui sono insieme Cohen sembra arrivare a quello stato di grazia che lui definisce così: “quel tipo di equilibrio in cui ti elevi sul caos che ti circonda. Non è questione di risolvere quel caos perché c’è qualcosa di arrogante e belligerante nell’imporre ordine al mondo”. Ma la sicurezza dell’amore familiare che ha trovato con Marianne e il suo bambino non placa in lui le ambizioni mondane e la fame di libertà. Anche quando lei si trasferisce col figlio a Montréal da lui, la distanza dei frequenti viaggi del poeta comporta il dolore dell’assenza, che Cohen traspone nella dolce agonia della separazione e nel desiderio di vicinanza che trasudano dalle sue poesie di quegli anni. I periodi a Hydra sono creativamente fertili, prima con le poesie di The Spice-Box of Earth (1961) poi con la realizzazione del primo romanzo di Cohen The Favourite Game (1963) e la raccolta che reca la dedica a Marianne, Flowers for Hitler (1964).

Nella poesia A Marianne Cohen celebra la purezza essenziale del loro amore: è così semplice/ svegliarsi vicino alle tue orecchie/ e contare le perle/ con le mie due teste. La bellezza davanti agli occhi (le due teste) del poeta è abbastanza a dargli la pace. E ancora in Promessa: amarti/ è come dare vita/ al mio diario ideale/ che ho/ promesso al mio corpo/ di non scrivere mai. In una lettera che le scrive da New York nel 1963, quando finalmente il suo primo romanzo viene pubblicato, Leonard le dà un ruolo importante nell’avergli permesso di portare a compimento l’impresa e le confessa di non pensare di poterne scrivere un altro senza di lei. Marianne è la perfetta incarnazione della musa, eppure – man mano che il successo di Cohen si fa più reale e i suoi viaggi New York e nel mondo più frequenti e prolungati – in Cohen cresce un senso di irrequietezza verso quell’appagamento amoroso che forse sente come sostituto solo temporaneo di una sua realizzazione individuale. Nelle sue poesie la venerazione quasi religiosa dell’amore si alterna ad un senso di costrizione e freno che esso esercita sul poeta: Perso nei prati dei tuoi capelli non mi sono mai perso/ abbastanza da perdere la via che dovevo imboccare;/ ansimante accanto al tuo corpo non ho potuto annullare/ La volontà che mi vieta contratto, giuramento,/ Promessa, e sovente mentre dormivi/ Ho guardato in adorazione oltre la tua bellezza.

L’amore tra Marianne e Leonard si sgretola in maniera crescente, le infedeltà quasi implicite in un rapporto tra due bohemiennes come loro si fanno più frequenti e significative man mano che da poeta lui si trasforma in cantautore tra il 1966 e il 1967. Nell’aprile del 1967, un mese prima del compleanno di Marianne, in una lettera lui comunque definisce il loro amore ‘misteriosamente durevole’ e ancora celebra la tenerezza ineffabile di ‘diventare più vecchi insieme’. Eppure i loro periodi insieme si stanno riducendo sempre più, quasi che la distanza fosse condizione necessaria perché Marianne assolva ancora al ruolo di musa che una quotidianità di litigi, incomprensioni e ovvie gelosie le toglierebbe.

Nella poesia The Poetry Place, scritta a Hydra nel 1967 ma rimasta a lungo inedita, si sublima la profonda autoconsapevolezza che Cohen aveva della sua natura complessa e fallibile e dei sentimenti contrastanti che l’amore per Marianne gli suscitavano: This is for you/ it is my full heart/ it is the book I meant to read you/ when we were old/ Now I am a shadow/ I am restless as an empire/ You are the woman/ who released me (Questo è per te/ con tutto il mio cuore/ è il libro che avevo intenzione di leggerti/ quando saremmo stati vecchi/ Ora sono un’ombra/ Sono irrequieto come un impero/ Sei la donna/ che mi ha liberato). E finisce: I was young/ I hadn’t had my children/ I didn’t know how far away/your love could be I didn’t know/how tired you could get (ero giovane/ non avevo figli miei/ non sapevo/ quanto lontano/ potesse essere il tuo amore/ non sapevo/ quanto potessi stancarti).


A dicembre esce Songs of Leonard Cohen. L’album contiene So long, Marianne, la canzone che esprime l’impasse in cui la relazione si trova. Canta il poeta: Well you know that I love to live with you/ but you make me forget so very much/ I forget to pray for the angels/ and then the angels forget to pray for us (Beh, lo sai che adoro vivere con te/ Ma mi fai dimenticare talmente tanto/ Mi dimentico di pregare per gli angeli/ E poi gli angeli dimenticano di pregare per noi). I versi raccontano di quell’amore nato in Grecia e cresciuto grazie alla devozione (lei si aggrappa a lui come ad un crocifisso), ma vincolante come una tela di ragno che sottilmente incatena il poeta, distogliendolo dal resto della vita. Eppure nella canzone è lei a lasciare lui, quando le dice di essere curioso (verso altre donne). I sentimenti sono contrastanti, perché lui senza di lei si sente solo e del resto non le ha mai fatto credere di essere coraggioso, dato che fedeltà e impegno sono atti di coraggio. Persino mentre le dice addio, Cohen riesce a mantenere quell’irresistibile ambiguità che non rende chiaro se l’invito a ridere e piangere e ridere e piangere di nuovo sia una dichiarazione di definitiva libertà l’uno dall’altra o invece l’implorazione a continuare a correre insieme il rischio della felicità e sopportare la certezza del dolore che quel rischio comporta.

Il senso della fine incombe anche su Hey, That’s No Way To Say Goodbye, eppure anche qui mentre parla di distanza e di addio Cohen tiene l’amata incatenata con parole tenere, le stesse con cui le scrive ancora lettere indirizzate a Marianne Ihlen Cohen, che rendono non definitiva la fine annunciata: I’m not looking for another/ As I wander in my time/ Walk me to the corner (now)/ Our steps will always rhyme/ You know my love goes with you/ As your love stays with me/ It’s just the way it changes/ Like the shoreline and the sea/ But let’s not talk of love or chains/ And things we can’t untie/ Your eyes are soft with sorrow/ Hey, that’s no way to say goodbye (Non vado in cerca di un’altra/ Mentre vago per il mio tempo/ Accompagnami (ora) all’angolo/ I nostri passi rimeranno per sempre/ Sai che il mio amore viene con te/ Come il tuo amore resta con me/ E’ solo il modo in cui cambia/ Come il mare e la battigia/ Ma non parliamo d’amore o di catene/ E di cose che non possiamo sciogliere/ I tuoi occhi sono bagnati di tristezza/ Ehi, non è questo il modo di dire addio).


Nonostante questi pubblici tentativi di addio, la loro relazione rimane ancora in bilico, con Marianne combattuta tra il desiderio di rifarsi una vita indipendente da lui e dal loro amore, e Leonard che sembra coltivare ancora l’illusione di tenere viva tra loro una forma d’amore compatibile con la sua vita libera e libertina, persino quando la sua relazione con Joni Mitchell finisce su tutti i giornali. Nel 1969 esce Songs From a Room, dove Marianne Ihlen è ancora presente e palpabile. La quarta di copertina ha una foto in bianco e nero in cui Marianne sorride radiosa alla scrivania nella stanza della loro casa di Hydra, l’eremo felice dove Cohen ha ritrovato, anche grazie alla sua donna e al figlio di lei, nuova linfa creativa e dove continuerà a rifugiarsi per tutta la vita. L’album si apre con Bird on the Wire, la canzone la cui composizione nelle note all’album viene accreditata anche a Marianne. E più che nella sofferta incertezza di So long, Marianne è nel dolce languore di Bird on the Wire che si compie l’addio definitivo ad un amore che Cohen consegna, non senza rimpianto, alla forza conservatrice della memoria. L’uccello sul filo dei pali dell’elettricità appena installati che Marianne gli aveva fatto notare dalla finestra della casa di Hydra diventa per Leonard il simbolo di una purezza ormai perduta e irrecuperabile. Sa che i suoi tentativi di essere libero l’hanno reso crudele e disonesto, hanno ferito chi davvero voleva stargli vicino, e ammette con se stesso e col mondo la sua inadeguatezza e incapacità a godere della pienezza della felicità trovata a Hydra.

L’esperienza dell’amore con Marianne, l’idealizzazione dell’amore puro nonostante il fallimento alla prova delle traversie della vita reale, rimarrà parte salvifica dell’ispirazione di Leonard Cohen, luogo ideale della memoria dove la spinta romantica e l’appetito erotico, il desiderio di pace e l’irrequietezza avventurosa, il sacro e il profano, la vicinanza e la distanza, tutti i paradossi umani che Cohen ha trasfuso nella sua arte, hanno per un magico istante preso una forma precariamente perfetta. Ancora nel 1993 la poesia Days of Kindness si nutre di quella perfezione: What I loved in my old life/ I haven’t forgotten/ It lives in my spine/ Marianne and the child/ The days of kindness/ It rises in my spine/ and it manifests as tears/ I pray that loving memory/ exists for them too/ the precious ones I overthrew/ for an education in the world (Ciò che ho amato nella mia vita passata/ Non l’ho dimenticato/ Mi vive nel midollo/ Marianne e il bambino/ I giorni della gentilezza/ Mi cresce nel midollo/ e si manifesta in forma di lacrime/ Prego che quell’amorevole ricordo/ esista anche per loro/ gli amatissimi che ho abbattuto/ nel nome di un’educazione nel mondo).

Quando Marianne muore nel 2016 Leonard compone Moving On, che troverà posto in Thanks for the Dance, uscito postumo perché due mesi dopo la morte della sua musa anche Cohen se ne andrà da questo mondo terribile e bellissimo.
Leonard Cohen – Bird On The Wire
Comments