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GIORNO PER GIORNO 18 giugno - Wild Thing

18 giugno 1967

 

California: si conclude con i concerti di Jimi Hendrix e degli Who (per entrambi la prima volta in USA)la tre giorni del Festival di Monterey, primo dei grandi raduni musicali di massa



Domenica 18 giugno, ultimo giorno del Monterey Pop Festival, il set musicale nell’orario serale più atteso della giornata era stato degli Who. Si erano giocati a testa o croce con Jimi Hendrix chi dovesse salire sul palco per primo, perché le due band sapevano di avere una carica energetica e una potenza simile. Pete Townshend aveva vinto la scommessa. Entrambe le band erano volate negli USA per la prima volta, invitati da Paul Mc Cartney e dall’addetto stampa dei Beatles Derek Taylor.


Al termine della strepitosa performance degli Who, Roger Daltrey e Pete Towshend avevano salutato il pubblico stremato dalla turbinante elettrica esibizione con un saluto che dava per conclusa la serata, come per dire “più di così non è possibile fare”. Era stato un concerto movimentatissimo, furioso nell’interpretazione scenica, irresistibile e concluso con la chitarra sfasciata e la batteria rovesciata sulle ultime note di My Generation.


Il suono avvolgente e psichedelico della amatissima band locale, i Grateful Dead venuti subito dopo, potevano permettere al pubblico di riprendere fiato anche se il chitarrista della band Phil Lesh ricorda così la loro esibizione: "È stato un vero disastro per noi", ha detto. “Prima di tutto, ci hanno stretto tra gli Who e Jimi Hendrix. Chi ricorderà chi è venuto tra quei due act? E davvero non abbiamo suonato tanto bene, devo confessarlo” aggiungendo però l’emozione provata per aver suonato con Hendrix durante le prove.


E poi giusto il tempo perché Brian Jones dei Rolling Stones salisse sul palco per presentare la Jimi Hendrix Experience, per avere un inarrivabile esempio di stravolgimento sonoro di ogni prevedibilità: blues elettrico distorto, improvvisazioni al limite tra jazz e funk, feedback e potenza estrema nei volumi. Tutto quello che già si conosceva della produzione di Hendrix e degli Experience, Mitch Mitchell e Noel Redding, scoperti e prodotti da Chas Chandler degli Animals, sul palco di Monterey appare ancora più nuovo e travolgente: Hey Joe, The wind cries Mary, Purple haze, Foxy lady,Like a rolling stone di Dylan. E infine Wild Thing, il bellissimo brano di ChipTaylor, portato al successo come rauca arrabbiata ballata pop dai Troggs, che suonato dal trio prende tutta un’altra forma rispetto le versioni precedenti e ben conosciute.


Al termine del brano, inframmezzato da un ironico Strangers in the night, con un feedback lancinante Hendrix poggia la chitarra Stratocaster vicino agli amplificatori e cosparsa di benzina le da fuoco in un atto liberatorio e purificatore, che racconta così: “Durante le performance non restiamo sempre all’interno degli stessi schemi. E come potrebbe andare diversamente, visto che siamo sempre alla ricerca di qualcosa e che non smettiamo mai di sperimentare e improvvisare? È impossibile. La parola chiave è SPONTANEITÀ. Acquisiamo sempre più spontaneità. E molto presto sarà sotto gli occhi di tutti. Le cose devono entrarmi dentro, e devo esprimere quello che provo appena accade. Ecco perché quando abbiamo suonato a Monterey ho deciso di bruciare la mia chitarra. L’avevo ridipinta proprio quel giorno, ed ero parecchio soddisfatto del risultato. L’ho cosparsa di liquido per accendini, e poi ne ho calpestato i pezzi in fiamme.”


Le fotografie di Jim Marshall, straordinario “reporter con la fotocamera” restituiscono ancora il senso dell’esibizione, del Festival, delle anime che movimentavano i movimenti giovanili dell’epoca: un iconico Jimi Hendrix ha un sorriso tremendamente eccitante mentre osserva la chitarra consumarsi avvolta dalle fiamme.


La tre giorni del Monterey Pop Festival era stata come una scommessa, un’avventurosa decisione di un gruppo di persone con una sconfinata fiducia nello spirito del tempo e particolarmente dentro e appartenente al mondo a cui ci si rivolgeva. L’obiettivo era quello di far riconoscere la dignità artistica della musica rock e la filosofia giovanile. In meno di un mese e mezzo erano riusciti a organizzare un incredibile raduno con le più grandi band del pianeta.


Avevano inventato il più efficace degli spot pubblicitari per un oggetto interamente nuovo: Papa John Philips e Mama Michelle, ideatori assieme ad un altro pugno di avventurosi esploratori del possibile, in un tempo breve e psichedelicamente misurato, cioè tenendo conto delle dilatazioni temporali, avevano ideato un raduno di massa, musicale e sociale in California, in prossimità della Summer of Love organizzata dai Diggers a San Francisco. I due musicisti dei Mamas and Papas, folk rock band dagli hit mondiali California Dreaming e Monday, Monday, assieme al produttore Lou Adler avevano composto il brano San Francisco (Be Sure to Wear Flowers in Your Hair), affidandone l’interpretazione a Scott McKenzie per spiegare in musica il progetto del Monterey pop festival. Un raduno di tre giorni di pace, musica e armonia con la partecipazione dei più conosciuti musicisti e delle band più amate, preannunciate dal brano, uscito il 13 maggio il cui testo diceva:


Per quelli che vengono a San Francisco/l’estate sarà un (grande) love-in/nelle strade di San Francisco/tanta gente garbata con fiori tra i capelli./Attraversa tutta quanta la nazione/una strana vibrazione/gente in movimento/c’è un intera generazione/con una nuova spiegazione/gente in movimento, gente in movimento


Per quelli che vengono a San Francisco/ricordatevi di mettere dei fiori tra i capelli/se vieni a San Francisco l’estate sarà un grande love-in.


John Philips disse che la canzone, il più grande successo commerciale dell’anno, era venuta su da sola, in soli venti minuti. Ma le ragioni non erano solo pubblicitarie. Occorreva tranquillizzare le autorità di Monterey, che prima di allora avevano ospitato i più prevedibilmente tranquilli concerti jazz e che temevano l’arrivo di hippies, invasioni di drogati e fuori di testa. ma soprattutto dei più politicizzati militanti dei movimenti controculturali, della contestazione studentesca e dell’opposizione alla guerra.


Gli organizzatori, da bravi attori si presero il compito di rassicurare le autorità "Ricordo che John e Lou hanno detto molto sinceramente: 'Non ci saranno assolutamente droghe'", racconta Mama Michelle Philips."Avrebbero dovuto ricevere tutti gli Academy Awards" .


Ma la paura per l’establishment non è tanto per il concerto, ma l’insieme delle cose che si possono creare quando migliaia di persone si incontrano. Intanto A Berkeley c’è il coprifuoco i minorenni (sotto i 21 anni) non possono stare in strada oltre le 22, a San Francisco l’amministrazione sta studiando come restringere, controllare e ingabbiare in una programmazione prestabilita gli eventi che porteranno in città centinaia di migliaia di giovani e che già affollano Haight Ashbury. A Los Angeles la polizia ha attaccato con violenza la manifestazione di protesta indetta per la giornata nazionale contro la guerra in Vietnam . Ma ci sono cose che mettono in allarme l’intero sistema di potere. La California sta diventando un brutto esempio per tutti gli Stati Uniti: solo il mese precedente gruppi di hippies si erano uniti ai dipendenti in sciopero della grande distribuzione unendosi ai picchetti dei lavoratori per settimane di seguito e in centinaia avevano supportato le lotte per migliori condizioni di vita dei braccianti agricoli latinos. Tutti i soggetti di quel fermento si contagiano a vicenda.


A San Francisco è tutto un fiorire d’iniziative. Si susseguono i concerti benefit delle band più amate, tra cui gli onnipresenti Country Joe and the Fish, per finanziare i free store e free bus dei Provos, le mense popolari gratuite, l’ospitalità a quanti arrivano per l’estate dell’amore.


Anche in questo caso due anime del montante movimento controculturale sembrano contrapporsi. Nella realtà l’unica contrapposizione sta tra gli uomini di potere, municipio, contea, stato e governo centrale e apparati di polizia su come arginare un movimento che appare inarrestabile.


Gli organizzatori del Festival di Monterey vogliono che sia un colossale esperimento di convivenza tra i giovani hippies e gli abitanti della zona, vogliono creare le possibilità di far crescere un modello di vita più essenziale, armonioso, divertente e rispettoso dell’ambiente, dei luoghi e delle persone. Occorrono alcune condizioni per poterlo fare. Racconta Mama Michelle che quando mesi prima alcuni organizzatori musicali si erano rivolti ai Mamas and Papas per organizzare un grande evento, le era sembrato tutto impossibile, coi loro metodi e motivazioni. Ma quando loro presero in mano l’idea, trasformandola tutto era sembrato possibile.


Innanzitutto nessuno doveva lucrare sul festival, le band si sarebbero esibite a titolo gratuito con il solo viaggio pagato e l’offerta della migliore ospitalità, il biglietto doveva essere accessibile a tutti, a tutti doveva essere assicurato uno spazio libero dove accamparsi e un’adeguata assistenza medico-sanitaria sull’esempio delle free clinic impiantate dai Diggers a San Francisco e che stavano nascendo nelle comunità afroamericane e dei latinos. Come spiegherà al termine del Festival Lou Adler uno degli organizzatori: “L’idea per Monterey era quella di fornire il meglio di tutto – apparecchiature audio, alloggi per dormire e mangiare, trasporti – servizi che non erano mai stati forniti all'artista prima di Monterey ... sapevamo che sarebbe stato necessario un controllo medico e che avremmo incontrato problemi legati alla droga. Non volevamo che le persone si mettessero nei guai e avessero bisogno di cure mediche e non venissero curate. Né volevamo che i loro problemi rovinassero o disturbassero in alcun modo altre persone o disturbassero la musica ... La nostra sicurezza ha lavorato con la polizia di Monterey. Le forze dell'ordine locali non si sarebbero mai aspettate di apprezzare così tanto le persone con cui sono venute in contatto. Non si sarebbero mai aspettati che lo spirito di ‘Musica, amore e fiori’ prendesse il sopravvento al punto da permettersi di essere addobbati con fiori.”


Si erano contattati Mick Jagger, Brian Wilson, Paul Simon, Donovan, Smokey Robinson e Paul McCartney, come consulenti, per aiutare nell’organizzazione e per riuscire a proporre una panoramica di quanto di nuovo maturava nella scena rock mondiale, dall’Europa all’America con l’Africa rappresentata da Hugh Masekela e l’Asia da Ravi Shankar.


I Rolling Stones e Donovan non potevano avere il visto d’ingresso in USA per i recenti guai giudiziari per possesso di marijuana, I Beatles ormai erano orientati a non esibirsi più in pubblico, impossibilitati a riproporre i nuovi suoni ottenuti in sala di registrazione diedero comunque il loro contributo alla riuscita del Festival, in particolare Paul Mc Cartney e Brian Jones presente a Monterey.


Per tutte le band c’era il problema di confrontarsi con un pubblico nuovo e con le sonorità che dalla California si erano sviluppate ovunque. Se Brian Wilson aveva più di un problema con le dipendenze, la sua band, I Beach Boys stavano affrontando il passaggio dalla popolarità come gruppo surf, giovanilistico, con le divise da bravi ragazzi con camicie a rigoni color del mare, a esploratori di nuovi suoni di Good Vibration , Pet sound. La proverbiale insicurezza di Wilson aveva portato la band a rinunciare al Festival.


Molto più a loro agio le collaudatissime band californiane o spesso presenti nello stato, i Byrds, i Buffalo Spriengfield, i Jefferson Airplane, gli Association, Country Joe, Simon e Garfunkel e soprattutto Janis Joplin, strepitosa al suo debutto davanti al grande pubblico con I Big Brother and the Holding Company.


Il programma del Festival, diviso in tre giorni è un successo incredibile, con una presenza stimata intorno alle centomila persone. Senza problemi, senza incidenti, come scrive il giornale underground Berkeley Barb: “Il primo (annuale?) Festival Internazionale del Pop è stato un enorme successo.All'ultimo minuto la maggior parte dei problemi previsti sono stati risolti e risolti bene. I Grateful Dead e Chel Helms sono riusciti a convincere il Monterey Peninsula College ad aprire il suo campo da calcio per il campeggio. Gruppi come Country Joe and the Fish ed Eric Burdon and the Animals si esibirono liberamente fino alle prime ore del mattino. Il Festival ha aperto i suoi parcheggi e lo stesso quartiere fieristico per il campeggio. Ovunque si guardasse, c'era la maggioranza di belle persone, dai portici (che rappresentavano ogni artigianato necessario per trasformare istantaneamente chiunque in un hippy) alle strade fuori. I poliziotti sembravano diminuire di numero e aumentare di cortesia di giorno in giorno. FANTASTICO E i concerti sono stati fantastici, al punto da essere difficili da descrivere con precisione. È persino difficile parlare delle cose luminose, c'erano così tante esibizioni eccezionali ammassate in un così breve lasso di tempo.”


Jimi Hendrix - wild thing, Live at Monterey Pop festival, 1967








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