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GIORNO PER GIORNO 17 aprile - garbage to garbage

17 aprile 1970

 

garbage to garbage



17-24 aprile, settimana della Terra. Ad Atlanta il nascente movimento ecologista invita a ripulire case e strade e portare tutto agli spacciatori di imballaggi: tutti con sacchi di lattine alla Coca Cola!

Atlanta, stato della Georgia, da alcune settimane un intrecciarsi di lotte, iniziative e mobilitazioni con motivazioni diverse stanno producendo una (elastica) saldatura tra il movimento contro la guerra, le mobilitazioni studentesche, l’attivismo sociale afroamericano nei quartieri e il movimento operaio e di tutti i salariati. Da metà marzo i dipendenti dei servizi della città sono in sciopero, per i salari e contro ogni discriminazione. La lotta si è estesa a tutta la città e a tutti i servizi in particolare quelli legati alla pulizia delle strade, trasformandosi in una sorta di sciopero generale programmato per il 18 aprile. Gli studenti e i comitati per il boicottaggio lavorano perché anche i dipendenti del settore commerciale e di altri servizi si possano unire. Gli operai dei servizi pubblici, prevalentemente neri, trascinano tutti alla manifestazione. Nonostante i vertici sindacali fossero molto titubanti in principio, il giorno dello sciopero gli operai si riversano in strada contemporaneamente al corteo contro la guerra in Vietnam e s’incontrano, si fondono, si abbracciano. Davanti a certi negozi e servizi che non hanno aderito allo sciopero si accumula a sfregio l’immondezza portata in strada in grandi sacchi neri. Nei cartelli degli addetti alla pulizia un chiaro saluto rivolto al sindaco: questi sacchi sono per te!


Non conosciamo l’origine di una nuova proposta che nasce negli stessi giorni. Non sappiamo se sia stata questo uso alternativo dell’immondezza, per altro lanciata in abbondanza anche contro i poliziotti che nelle settimane precedenti erano intervenuti contro i picchetti, a suggerire una doppia riflessione su pulizia e rifiuti.


In tutto il mondo il nascente movimento ecologista si è dato un appuntamento, il primo, per una giornata della Terra. In tantissime città si svolgono, il 22 aprile, iniziative che mettono al centro la lotta all’inquinamento, dibattiti, manifestazioni, azioni diverse e diffuse.


Ad Atlanta l’idea è quella di dedicare un’intera settimana di iniziative con due giornate alla pulizia autogestita di alcune zone della città. La riflessione parte da alcune domande. Cosa sono i rifiuti, perché ce ne sono tanti in certi quartieri e cosa farne. La società delle merci produce i suoi scarti, gli imballaggi, le confezioni. E se si raccogliessero tutti questi scarti e si riportassero a chi li spaccia insieme alle merci?


L’idea è semplice e deve avere un senso esemplare. Portiamo le lattine di Coca Cola alla sua fabbrica! La scelta del bersaglio è facile. Cosa c’è di più americano, di più simbolicamente connesso con la mercificazione e il consumismo della corporation che ha assunto il vecchio San Nicola trasformandolo nel proprio testimonial con la rossa veste di Santa Claus/Babbo Natale? La bibita dal contenuto misterioso e ammiccante si propone come stile di vita, consumare per esistere, esistere con una vita identica a quella del tuo vicino e a quella della pubblicità. La Coca Cola è dappertutto, nei manifesti pubblicitari e nelle fotografie dei soldati in Vietnam, nei quadri di Andy Warhol e nelle rivisitazioni più o meno ironiche delle immagini più iconiche della storia e della vita americana dalla bandiera con “Enjoy” issata a Iwo Jima alle tante statue della libertà con bottiglietta in mano.


Chi si assume il compito di mostrarsi quale simbolo, che ne paghi le conseguenze! Più o meno possiamo presumere che questo sia stato il ragionamento che sta dietro ai volantini che circolano ad Atlanta per convocare una delle tante azioni dimostrative di pulizia autogestita.


Due anni prima a New York, durante lo sciopero dei netturbini, l’attivista e artista neo dada Ben Morea e il gruppo Up Against the Wall, Motherfucker, avevano portato la spazzatura al Lincoln Center, dove era prevista un gran gala per una mostra d’arte, e scaricata nella fontana. Questo evento, filmato dal collettivo Newsreel, con il nome Garbage, nasceva dalla constatazione che nonostante lo sciopero i quartieri ricchi della città venivano ripuliti e la spazzatura ritirata mentre nelle zone come la Lower East Side si accumulava:


“Sì! E abbiamo chiamato l’azione Cultural Exchange / garbage to garbage. La spazzatura per la spazzatura della cultura. Questo tipo di eventi non erano rigidi. C’era del gioco e della gioia. Non erano rigidi, cioè non era: ora andiamo ad attaccare. Era un modo di voler mostrare qualcosa. Volevamo precisare un punto. La chiamavano propaganda of the did. In altre parole: fare qualcosa che mostra qualcosa. Insegnare qualcosa nel fare qualcosa. Quindi c’è una connessione tra ciò che fai e ciò che trasmetti, su che cosa è il messaggio che vuoi dare. Non pensavamo che tirare la spazzatura in Lincon Center fosse un atto che fa una rivoluzione. I professionisti della politica ci chiedevano perché avevamo tirato la spazzatura. Dicevano: così non cambierai il mondo! Ma per noi non tutti gli eventi devono cambiare il mondo. Ogni evento mostra una direzione” (intervista di Mattia Pellegrini a Ben Morea per Qui e ora: https://quieora.ink/?p=2067 ).


L’azione di rimozione della spazzatura e il suo spostamento nei quartieri ricchi aveva anche un altro robusto precedente nell’anno precedente. Sempre a New York, sempre nella Loisada, la gergale riduzione dei nuyorican per Lower East Side, gli Young Lords, l’organizzazione sociale e politica dei portoricani negli USA, aveva iniziato le sue azioni dentro la comunità e a favore di tutti gli emarginati del quartiere, organizzando in proprio la pulitura delle strade, rimuovendo anche le sostanze tossiche vicino a officine e laboratori, perché le autorità se ne disinteressavano. Anche in questo caso, la spazzatura accumulata prendeva un’altra direzione: una maniera per denunciare l’abbandono in cui versava il quartiere e la studiata trascuratezza delle autorità, finalizzata a una gentrificazione della zona.


E sempre nell’anno precedente era uscito il film di Arthur Penn Alice’s Restaurant, un film che fotografava con ironia e partecipazione la controcultura, il movimento contro la guerra e le nascenti comuni. Ispirata all’omonimo brano tratto dal primo album di Arlo Guhtrie, cantautore figlio di Woody Guthrie, la pellicola raccontava tra l’altro l’esilarante scena autobiografica di Arlo che dopo una festa nel Ristorante di Alice, nel giorno del Ringraziamento, si era offerto di portare col suo mezzo la spazzatura e, trovando la discarica chiusa, aveva buttato tutto in una piazzola di passaggio a bordo strada. Beccato dallo sceriffo e condannato, il ragazzo che aveva già salutato con tristezza la sua comunità perché richiamato sotto le armi a combattere in Vietnam, se la scampava perché “L’esercito non arruola persone con condanne penali”.


Con tutti questi precedenti era inevitabile che l’operazione spazzatura degli attivisti di Atlanta assumesse comunque un significato politico. In perfetto stile dada e ispirato alle azioni del gruppo dei Diggers di San Francisco, l’annuncio dell’azione alla Coca Cola, rilanciata dai giornali underground e circolata con apprensione nella parte perbenista della città, era solo una scherzosa ma minacciosa indicazione di responsabilità delle strategie comunicative delle grandi aziende per incentivare consumismo e spreco.


Per chi volesse sapere come è andata la raccolta autogestita di rifiuti ad Atlanta per la prima edizione della Giornata della Terra, lasciamo la parola a Perry Treadwell, del G.S. Bird: “Una tonnellata di rifiuti è stata rimossa dal sottopasso ferroviario a North Decatur e Clairmont venerdì pomeriggio e sabato intorno alle Durand Falls a Peavine Creek. Questa azione, in preparazione per la Settimana della Terra, è stata portata avanti da gruppi di adolescenti che si erano incontrati a Quaker House. Ti aspettavi bicchieri di carta e barattoli di latta? Hanno trovato frigoriferi, scaldabagni, una macchina per predire la fortuna, grondaie, luci e neon, bombole del gas, golf cart, pneumatici per auto e accessori. Chi se ne frega? Alcune persone hanno mostrato il loro apprezzamento per l'abbellimento con i loro segni e sorrisi. Altri erano spaventati dagli ‘hippy’ e dagli ‘agitatori comunisti’”.


Neil Young - Mother Earth (Live at Farm Aid 1990)

 

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