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GIORNO PER GIORNO 16 aprile - A very enchanted boy: Eden Ahbez

16 aprile 1948

A very enchanted boy: Eden Ahbez

La canzone Nature Boy raggiunge il primo posto della classifica Billboards, consolidando il crooner Nat King Cole come stella emergente della musica e puntando i riflettori sul suo enigmatico e sfuggente autore Eden Ahbez.



Nella sua prima apparizione in tv nel giugno dello stesso anno, dopo essere stato descritto dal presentatore come studente di mitologia orientale e yogi devoto, Eden Ahbez entra sul palco dello show We The People in sella ad una bicicletta, capelli lunghi e barba, vestito in modo semplice e in sandali. Negli anni Sessanta non sarebbe stato poi tanto inusuale, ma è il 1948 e nessuno si sarebbe aspettato che un autore da classifica potesse avere l’aspetto di un santone urbano. Seduto a gambe incrociate, si presenta al pubblico così: ‘Nature Boy’ è proprio la storia della mia vita. Sono nato con l’amore per la natura e col desiderio di trovare Dio. E sono arrivato a vedere la natura come una sinfonia grandiosa e l’amore come il tema portante di questa sinfonia, e improvvisamente una melodia ha cominciato a risuonare dentro di me.



Nature boy era una canzone originale nell’epoca del jazz sofisticato stile Cole Porter. La melodia orientaleggiante accompagna un testo slegato dalla canonica struttura strofe/coro. La storia è semplice, ma profondamente spirituale: un giovane sognante vagabonda per il mondo fino a che incontra un uomo dagli occhi tristi ma saggio che gli rivela: la cosa più importante che imparerai è semplicemente amare ed essere amato in cambio. Una benedizione universale che arriva vent’ anni prima del Love is All you Need dei Beatles.



La curiosità mediatica per questo bizzarro sconosciuto, che vive come un eremita ma che è riuscito a far avere la sua canzone ad una giovane stella del firmamento musicale è istantanea e gli vengono dedicati numerosi articoli e interviste. Eden Ahbez vive all’aperto, dormendo in un sacco a pelo insieme alla moglie Anna, con un figlio in arrivo. È vegetariano crudista. Fa parte dei California Nature Boys, una comunità che pratica il ritorno alla natura e l’ecologismo, vivendo nelle colline e nelle grotte nei pressi di Los Angeles. Vuole che il suo nome venga scritto tutto il minuscolo – eden ahbez (pronunciato abi) – perché solo il divino merita il maiuscolo. Abi potrebbe benissimo essere quel santone del tipo "nature Boy" con barba e sandali con cui Kerouac si sarebbe voluto fermare a parlare in On The Road. Agli occhi della stampa era una novità eccentrica, uno spostato naïf a cui riservare anche parole grossolanamente ironiche come ‘dategli delle scarpe’ o ‘aiutatelo con un taglio di capelli’. Ma lui raccontava di come un poliziotto che lo aveva fermato non poté che dare ragione alle sue parole: ‘sembro pazzo ma non lo sono. E la cosa divertente è che altre persone non sembrano pazze ma lo sono’.


L’aura misteriosa e spirituale di eden ahbez alimenta gli aneddoti su di lui, che era nato George Aberle nel 1908 da una famiglia ebrea a New York per essere adottato in Kansas e diventare George McGraw. La leggenda vuole che negli anni Trenta, con la Grande Depressione, nutrisse le fila dei vagabondi che vivevano spostandosi in treno per tutta l’America. Vero o no, approda a Los Angeles nei primi anni Quaranta e si unisce alla comunità alternativa dei Nature Boys, che gravitano intorno all’Eutropheon, ristorante di cibo organico aperto dall’esperto di filosofia trascendentale John Richter e frequentato anche da star hollywoodiane del calibro di Gloria Swanson.

Nel 1947, quando riesce a far pervenire lo spartito di Nature Boy nelle mani di Nat King Cole, eden ahbez non è certo un musicista improvvisato. L’Euthropean da anni gli offre un palco dove esibirsi e suonare le sue composizioni, nutrite di ritmi e sonorità orientali ed eseguite con flauti, percussioni e pianoforte. Trova un mentore in Cowboy Jack Patton, musicista e personalità radiofonica, che lo convince a sottoporre la sua ultima composizione, Nature Boy, a Nat King Cole. Dopo mesi di appostamenti, eden ahbez riesce a consegnare lo spartito ad un membro dello staff di Cole e così vede la luce la canzone che, con la sua originale stranezza, diventerà velocemente standard nel repertorio di moltissimi artisti.



All’incredibile successo della versione di Nat King Cole si aggiungono da subito quelle di Frank Sinatra, di Sarah Vaughan e poi di John Coltrane, Miles Davis, Grace Slick e, negli anni più recenti, David Bowie con i Massive Attack e Lady Gaga con Tony Bennett. Negli anni Cinquanta la penna di eden ahbez firma canzoni per Eartha Kitt, Bobby Darin, Frankie Laine, Sam Cooke e

altri. Le sue sonorità sono alle origini del genere exotica, e si mescolano in chiave originale con influenze musicali di vario tipo. Nel 1960 riesce a pubblicare il lavoro Eden’s Island, ideato come concept album prima di Stg.Pepper and The Lonely Hearts Club Band dei Beatles e di Pet Sounds dei Beach Boys. Non a caso, eden ahbez ebbe modo di frequentare gli studi di registrazione quando Brian Wilson stava lavorando su Smile, tra il 1966 e il 1967.


Un proto-hippy ante litteram, eden ahbez non assurse mai a vera e propria fama. La morte prematura della moglie nel 1967 e la tragedia della perdita del figlio nel 1971 lo portarono ad un crescente isolamento, lui che già seguiva un percorso di vita spirituale slegato dai beni materiali e dal successo mondano. Continuò a vivere in un van fino alla sua morte, nel 1995. Può essere leggenda che, come a volte raccontava, vivesse spendendo solo tre dollari a settimana ma è vero che utilizzò i diritti d’autore che gli venivano dall’immenso successo di Nature Boy per aiutare amici che volevano avviare attività, o comprare casa e ancora oggi il 12,5% dei diritti della canzone va alla famiglia di Otis Pollard, il valletto che aveva consegnato lo spartito della canzone a Nat King Cole.



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