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GIORNO PER GIORNO 15 giugno - El Greco e il gioco delle sparizioni

15 giugno 1971

 

El Greco e il gioco delle sparizioni



Il modello della Madonna Assunta di El Greco, del 1607 scomparso durante la Guerra civile spagnola riappare a New York nel 1971, intercettato dall’FBI nell’appartamento di un gioielliere. Un lungo giro di appropriazioni, sparizioni, furti, ricettazioni, fughe, accaparramenti.


Everett Fahy, già allora, nel 1971 poco più che trentenne, era uno dei massimi esperti dell’Arte Rinascimentale, dell’arte italiana ed europea del XVI secolo, e da un anno aveva iniziato a lavorare per il Met, il Metropolitan Museum of Art come curatore responsabile del dipartimento dei dipinti europei. Preparatissimo storico dell’arte e innamorato del suo lavoro che lo avrebbe spesso portato ad attriti con il nuovo direttore del Met, collezionista di libri e di dipinti, disegni e oggetti del Quattrocento e Cinquecento, rimase senza fiato quando fu chiamato ad esaminare un quadro ritrovato nell’abitazione di un gioielliere newyorchese. "Sono stato chiamato da un agente che mi ha detto, abbiamo qualcosa da farle vedere, un El Greco.”


Convocato negli uffici dell’FBI ha gli occhi che gli luccicano e il cuore che batte forte davanti al dipinto. "Sono stato qui circa 15 volte in passato per altri lavori, e per lo più si trattava di falsi allarmi", ha detto, “Non mi aspettavo che ce l'avessero davvero. Ma l'ho esaminato. È qualcosa come avvertire un battito cardiaco, come per una diagnosi di un dottore, capìì subito di cosa si trattava: un bellissimo dipinto autentico del maestro”. Non ci sono dubbi, sul retro della tela è visibile la firma dell'artista, Domenico Theotocopuli, scritto in greco, il nome del pittore cretese conosciuto come El Greco.


Si tratta del modello su tela che era servito per il lavoro destinato a finire sull’altare maggiore della cappella di Oballe, San Vincente, a Toledo. Una delle sue realizzazioni sullo stesso soggetto e uno dei suoi ultimi lavori, iniziato nel 1607 e terminato con la collaborazione del figlio e della bottega nel 1613, un anno prima di morire.


Il modello, interamente dipinto da El Greco probabilmente nel 1607 ha un valore economico stratosferico, probabilmente un milione di dollari, una valutazione che si dimezzava se collocata al mercato nero, la cui circolazione sarebbe stata affidata alle mani del gioielliere di Manhattan. Le condizione della tela sono ottime, straordinarie per le vicissitudini che ha attraversato. "Puoi vedere la pennellata del maestro e le sue impronte digitali, dove lo ha imbrattato per dargli la qualità che gli impressionisti avranno negli anni successivi", ha detto il dott. Everett Fahy, "si possono vedere tutti gli smalti e gli ultimi strati di pittura che l'artista ha applicato".


La tela era stata inserita sin dal 1966 nella lista dei “grandi ricercati” dell’Interpol su richiesta del governo spagnolo, allora ancora retto dal dittatore Francisco Franco. Si sospettava che dalla Spagna avesse varcato l’Atlantico e fosse negli Stati Uniti, ma non erano molte e tutt’altro che certe le tracce che aveva lasciato dei suoi passaggi.


Nel momento che in cui L’Fbi si era messo alla sua ricerca nel 1968 il quadro era sparito da Madrid già da trenta anni e forse più.


Sul quadro, sull’originale che attualmente si trova al museo di Toledo, abbiamo una collezione di notizie incerte, mancanti. Con tutta probabilità il dipinto era stato commissionato da una qualche famiglia nobile, ma non si sa niente a riguardo, né quale fosse la remunerazione per il lavoro o i tempi di consegna. Sappiamo che il modello,quello ritrovato a New York nel 1971, come in ogni contratto d’epoca, doveva essere dettagliato all’estremo, come il dipinto più grande, per ottenere l’approvazione del committente che per l’occasione con tutta probabilità aveva richiesto che il modello fosse realmente eseguito dal maestro e non da un suo allievo.


L’Assunzione e l’Immacolata Concezione erano tra i soggetti ricorrenti della pittura della Controriforma e lo stesso pittore cretese ci si era dedicato più volte, anche in questo caso replicando i simboli ricorrenti che avevano caratterizzato i dipinti precedenti.


Sappiamo anche che El Greco proprio negli anni in cui accettò di lavorare a questa nuova Vergine Assunta, era dentro un contenzioso piuttosto aspro con precedenti committenti per questioni di promesse di pagamento solo parzialmente onorate, che mettevano in difficoltà il suo tenore di vita, abbastanza dispendioso.


El Greco era arrivato in Spagna dopo il soggiorno italiano, dove alla scuola di Venezia, aveva risentito dell’influenza di maestri come Tintoretto, rielaborando i concetti dell’arte rinascimentale, aumentando i volumi e la rappresentazione dei soggetti in forme sinuose e allungate, in contrasto con l’estetica aristotelica. L’uso del colore aveva alle spalle l’influenza di Tiziano, e il suo manierismo risentiva soprattutto di un alto dosaggio di ambizione e di fiuto che l’avevano portato a criticare Michelangelo e la cappella Sistina proponendo al Papa Pio Vi di affrescarla seguendo con più rigore i dettami della dottrina cattolica e dell’arte come arma della Controriforma.


Stabilitosi a Toledo contava di poter arrivare in breve tempo alla corte del re Filippo II e stabilirsi a Madrid, ma i primi due lavori per il sovrano l'Allegoria della Lega Santa e il Martirio di San Maurizio non incontrarono la sua piena approvazione. Svanita la speranza del salto economico, sociale ed artistico, sfruttò al massimo le sue altissime capacità artistiche e quelle dei collaboratori, facendo diventare il suo laboratorio richiestissimo da ecclesiastici e nobili sia per opere di pittura che di scultura.


La Madonna che si prepara a dipingere nel 1607 è un riassunto visivo dei suoi decenni di studio e lavoro: la figura di Maria, allungata per dare l’idea di uno sguardo dal basso che ne sottolinea l’elevazione verso il cielo, annunciata dal frusciante drappeggio delle vesti dentro uno scenario cupo, fermo, zeppo di simboli mariani, mentre un San Giovanni pare presentarla al mondo con la supervisione della colomba divina.


Ora il 15 giugno del 1971 il modello è nelle mani del dott. Everett Fahi che studia le pieghe della tela che era stata recentemente attaccata a un’altra tela e poi montata con chiodini da tappezziere su un pezzo di compensato, senza recare danni rilevanti all’opera che L’FBI in quel momento decide di chiudere nel proprio caveau al 201 East 69th Street, in attesa di capire chi ne sia legittimamente proprietario.


Molti dei passaggi di proprietà legittimi, legittimati da conquista, o illegittimi sono infatti in parte solo ipotizzabili. Sia durante gli anni seguiti alla sollevazione militare contro la legittima Repubblica nel 1936, sia prima e soprattutto dopo il 1939 con la vittoria dei fascisti di Francisco Franco appoggiato dai bombardieri di Hitler e Mussolini.


La tela probabilmente era appartenuta fin dagli ultimi decenni dell’Ottocento alla famiglia di Albuerne Fortunato Selgas, ricchi proprietari terrieri e amanti dell’arte, il cui successo economico era cresciuto enormemente grazie agli investimenti immobiliari nella nascente zona residenziale di Salamanca a Madrid e poi nelle tenute di Cudillero, nelle Asturias e a Jutiva. Proprietà così grandi che comprendevano la caserma della Guardia Civil, Chiese, parchi, giardini, vari immobili, tra cui un ristorante, un albergo, un distributore di benzina.


In quegli stessi anni l’intera famiglia, sette fratelli, inizia a ricercare e collezionare opere di periodi e scuole diverse, italiane, fiamminghe, francesi, spagnole, tra cui Goya, El Greco, Luca Giordano , Vicente Carducho e Corrado Giaquinto. Centinaia di opere di inestimabile valore che vengono custodite nelle diverse tenute e palazzi di loro proprietà.


Il 18 luglio del 1936 quando il Tercio, il famigerato battaglione proveniente dal Marocco si ribella alla Repubblica dando vita alla sollevazione militare appoggiata dai falangisti e dai proprietari terrieri, la Resistenza si attrezza nelle città e nelle campagne per una risposta armata. A Madrid, come in altre città, vengono confiscate proprietà dei fascisti e di quanti appoggiano il generalissimo Franco.



Nel quartiere Salamanca il palazzo della famiglia di Don Juan de Selgas y Marin, in Calle de Jorge Juan 7 viene sequestrato per diventare l’avamposto di una formazione di ispirazione socialista. Nel palazzo c’è il quadro di El Greco, il modello dell’Immacolata concezione. Erano state proprio le formazioni dei sindacalisti socialisti dell’UGT e gli anarchici della CNT a opporsi in diecimila, sin dal primo momento e a sconfiggere l’ammutinamento delle guarnigioni asserragliate nella caserma Montana e a tenere il controllo della città per tre anni, sino al marzo del 1939, con la caduta e la sconfitta repubblicana.


Data che coincide con la sparizione del quadro, già messo al sicuro durante i mesi dei bombardamenti e dell’assedio fascista, prima che il distretto di Salamanca rientrasse tra i primi occupati dai golpisti. Con qualche probabilità qualcuno della formazione sindacale socialista in fuga verso l’esilio l’aveva con sé in viaggio verso il confine francese e poi in Messico e da qui negli Stati Uniti.


Una copia del dipinto riappare nel 1953, ma si pensa sia un falso ben fatto o almeno per tale passa quando viene venduto a un ricco affarista che lo porta nella sua proprietà a Los Angeles. E’ un uomo dalle mille risorse, che sconfinano nell’illegalità, quando assume dei ladri per svaligiare la propria casa per truffare l’assicurazione. In quel momento l’autentico El Greco, ritenuto falso, diventa autentico nella descrizione dei beni sottratti dai ladri. Il quadro è comunque al sicuro da un vicino, in una villa di un complice anche lui disonesto il tanto che basta per tradire l’amico, o secondo un’altra ottica, timoroso di essere scoperto con un quadro ritenuto falso ma dichiarato vero, dichiarato rubato ma solo custodito. Comunque sia il quadro passa di mano di nuovo, svalutandosi sempre più. L’ha comprato una donna francese che lo porta con sé a New York. Quanto tempo esattamente ci metta per ricomparire sul mercato clandestino non è dato sapere.


Chi ha fatto la soffiata che ha incastrato infine il gioielliere prima che terminasse una nuova illecita transazione? Era ancora ritenuto un falso di ottima qualità? Il quadro rivendicato dal governo spagnolo come parte del patrimonio nazionale deve finire in un museo o essere ridato alla famiglia Selgas, proprietaria a Madrid? In certi momenti le memorie si risvegliano, però non sino al punto di ricostruire il percorso fatto dall’opera di El Greco da Toledo nel 1607 alla casa di Madrid di Don Juan de Selgas.


Ma la cronaca frizzante del fatto sul New York Times riporta la notizia, probabilmente confidenziale di un poliziotto dell’FBI, di stanza in Germania subito dopo la fine della guerra nel 1945 che ricorda con nitidezza un ordine che i comandi avevano dato e che un’unità dell’esercito aveva detto di essere alla ricerca di "il de Selgas scomparso", come veniva comunemente chiamato allora.


C’era il sospetto che il quadro di El Greco potesse far parte del bottino di guerra con cui il generalissimo Franco aveva pagato uno degli alleati, il compulsivo trafugatore di opere d’arte Adolf Hitler?


Un vento impetuoso ispirato da El Greco travolge tutto e tutti intorno alla figura della Madonna, spazzando le torbide nebbie. Vorticosi abiti drappeggiati sottolineano la presenza di angeli e gigli. E per ora ci basta.


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