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GIORNO PER GIORNO 15 aprile - Severine per sempre ribelle

15 aprile 1927

Caroline Remy, la settantaduenne Severine, la ribelle direttrice del giornale comunardo Le cri du peuple, aggiunge la sua firma alla petizione lanciata dalla rivista Europe contro la legge sull'organizzazione generale della nazione per il tempo di guerra, che abroga del tutto l'indipendenza intellettuale e la libertà d'opinione.



Il suo nome nella petizione contro la censura, affianca quelli di numerosi scrittori e intellettuali francesi allarmati per una legge apertamente liberticida. Tra i quali Louis Guilloux, Alain, Raymond Aron, Lucien Descaves, Henry Poulaille, Jules Romains.


Severine, come si firmava come giornalista, prima donna a potersi guadagnare da vivere scrivendo per un giornale, continuava ad essere un punto di riferimento per generazioni di giovani, donne e uomini che in lei vedevano la coerenza e il coraggio delle scelte, l’indomito spirito ribelle che nessuno era riuscito a piegare: giornalista, attivista, femminista e libertaria, la sua vita privata si era costantemente intrecciata con l’impegno sociale e intellettuale.


Aveva accettato a diciassette anni un matrimonio imposto dalla famiglia solo per riuscire ad affrancarsi e allontanarsene, ma aveva lasciato ben presto quel marito che non amava, scegliendo di vivere come lettrice per madame Guébhard, col cui figlio si legherà sentimentalmente e che sposerà dopo aver ottenuto il divorzio.


Ma la svolta avviene nel 1883 con l’incontro con Jules Vallès, uno dei più conosciuti e rispettati animatori della Comune di Parigi, che intende riprendere la pubblicazione del suo giornale, Le Cri du peuple, tra i fogli che circolavano di più nei mesi prima e durante i due mesi della Comune di Parigi del 1871, esperimento di autogoverno, soffocato nel sangue di decine di migliaia di morti.

Jules Vallès le comunica quel senso di urgenza nell’azione e nella diffusione delle idee di solidarietà sociale. Lei scrive il nome di battaglia di Severine. Ed è anche una formidabile organizzatrice e trova un sostenitore economico in Guébhard, il secondo marito con cui mantiene buoni rapporti dopo essersi lasciati di comune accordo. Scrive in difesa di anarchici espropriatori, prende posizioni nette in difesa degli ultimi della società e in favore delle lotte operaie. Alla morte di Jules Vallès è lei a prendere in mano la direzione del giornale che vuole aperto, impegnato e libertario, arrivando a una rottura con i colleghi maschi di rigido orientamento socialista.


“Comincio a credere d’essere troppo libertaria per poter mai scrivere in un giornale d’ispirazione socialista”, dirà nel 1888, dopo aver lasciato il giornale. Ma i suoi articoli sono ospitati da altri giornali e lei scrive a patto che in nessun caso si censuri quel che scrive. I suoi articoli appaiono su Le Gaulois, L'Éclair, Gil Blas, ecc. - cercando sempre di mantenere la sua indipendenza. Scrive stando dentro gli avvenimenti come quando era scesa nella miniera di Saint-Etienne dopo la morte di quasi un centinaio di operai per un’esplosione durante il turno di lavoro. L’indignazione e la solidarietà erano una cosa unica con il suo giornalismo.


Durante il rigido inverno 1890-1891, organizzò una mensa popolare con la collaborazione di diversi direttori di giornali parigini, ospitando i poveri "sans-feu" in una vecchia piscina, rue Rochechouart, e convinse il famoso ristorante Duval fils a fornire zuppe calde gratuite ogni sera.


Pubblica un primo libro, scrive in favore di Dreyfus, il maggiore ebreo alsaziano accusato ingiustamente di spionaggio e difeso da scrittori come Emile Zola. La sua posizione “dreyfusiana”, le aliena la possibilità di scrivere in alcuni giornali, ma ancora una volta l’urgenza di denunciare sulla stampa europea il tentativo di fare di Dreyfus il perfetto capro espiatorio di un fantomatico complotto ebraico, diventa “un pretesto per una battaglia di idee”.


Con Marguerite Durand partecipa alla fondazione di La Fronde, il primo quotidiano interamente concepito da donne, dove continua la sua battaglia per la revisione del processo di Dreyfus, che finalmente ebbe luogo a Rennes nel 1899 e che seguì per tutta la durata.


Chiuso nel 1905 per mancanza di fondi, La Fronde, Severine divenne un’ottima e richiesta oratrice, spendendosi sempre in favore delle lotte delle donne e delle classi subalterne. Si oppone alla guerra e, pur contraria all’idea del voto come forma di delega rappresentativa, nel 1914 appoggiò le suffragette. L’eco della rivoluzione russa la spinge a iscriversi prima al partito socialista e nel 1921 al partito comunista, che dopo sei anni lascia per i troppi dogmatismi, preferendo continuare la militanza nella Lega dei diritti dell’uomo che aveva contribuito a fondare.

Anche gli ultimi anni della sua vita la vedono sempre attiva. Il 15 aprile del 1927 firma la petizione contro la censura e nel luglio dello stesso anno al Cirque d’iver tiene un accorato discorso a favore degli anarchici italiani Sacco e Vanzetti, ingiustamente condannati a morte in America. Due anni dopo, a settantaquattro anni muore. Sulla sua tomba sono incise queste sue parole: “Ho sempre lottato per la pace, la giustizia e la fraternità”.


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