GIORNO PER GIORNO 14 aprile - Orgogliosamente nera
- Andrea Colombu
- 14 apr 2021
- Tempo di lettura: 4 min
14 aprile 1934
Fredi Washington: orgogliosamente nera

Fredi Washington, futura organizzatrice del Negro Actors Guild of America ha appena interpretato la parte di Peola nel film Imitation of Life, accanto a Claudette Colbert e Warren William; il film non è ancora in sala e lei è già stanca di rispondere se, come nel film, ha intenzione di passare per una donna bianca. Ha la pelle chiara, gli occhi grigio-verdi, è bella, affascinante, è stata definita dal Los Angeles Examiner “Una splendida giovane attrice” e ha già un’ottima carriera alle spalle. Ed è orgogliosamente nera. In un’intervista al settimanale The Pittsburgh Courier del 14 aprile 1934 dichiara in maniera chiara e risoluta:

“Non intendo passare per bianca. Non sopporto insincerità e falsità. Sono ‘Negro’ tanto quanto le altre persone che vengono identificate come tali per la razza”. E dopo l’uscita e il successo del film, le critiche positive per la sua recitazione, sarà ancora più esplicita: “Non ho mai provato a passare per bianca e non ne ho mai avuto alcun desiderio, sono orgogliosa della mia razza. In 'Imitation of Life', stavo mostrando come potrebbe sentirsi una ragazza in quelle circostanze ma non stavo mostrando me stessa, come mi sentivo".
Il problema con le produzioni di Hollywood sono sempre gli stessi, e sempre gli stessi sono i pregiudizi razziali. Fredi Washington ha la pelle troppo chiara per interpretare una cameriera, una persona di rango inferiore. Ma è pur sempre nera per cui non può neanche prendere parte da protagonista in film sentimentali. Se avesse una relazione con un nero, si potrebbe equivocare e sarebbe ancora peggio se la relazione fosse con un bianco. In entrambi i casi sembrerebbe suggerire la possibilità di coppie miste e Hollywood negli anni Trenta del Novecento non può di certo farlo.

Gli anni Trenta sono gli anni della Grande Depressione, il periodo più buio per l’economia e la società americana e il boom del cinema hollywoodiano ha radici nel bisogno di massa di consolazione e di rassicurazione. Rassicurare, confermare, vuol dire assecondare ruoli che si vuole immutabili. Quando più viene elargita una visione fiduciosa del futuro, quanto più si afferma che passerà la miseria che ha toccato i bianchi, impoverendo i già poveri, ma anche i ceti medi, i piccoli proprietari, quanto più si mostrano sorgere arcobaleni dopo la pioggia, tanto più bisogna lasciare la società così com’era prima del crollo di Wall Street del 1929.
Attrici e attori afroamericani possono ballare, cantare, servire a tavola, possono avere parti secondarie o anche avere ruoli in film dove il mistero e l’orrore si nascondono tra foreste e riti woodoo, ma non c’è sceneggiatore che voglia andare oltre.

Fredericka Carolyn "Fredi" Washington ha ventun anni quando terminati gli studi a New York, inizia a lavorare a un musical di Broadway Shuffle Along, un incredibile successo con 504 repliche e un cast che comprendeva anche una giovanissima Josephine Baker, lo straordinario Paul Robeson e attrici come Adelaide Hall e Florence Mills all’inizio di una splendida carriera. E l’amicizia con Josephine Baker le aprirà la strada come attrice di teatro, cinema, intrattenitrice e ballerina. Lavora in teatro e al cinema con Paul Robeson, partecipa a un documentario con Cab Calloway.
Crede nelle sue capacità, vede intorno a sé talenti sacrificati, sottostimati, relegati a seconde parti. Lavora in radio, va in tour anche fuori dall’America. Il suo maggior successo è l’interpretazione di Peola, la ragazza nera che sceglie di essere scambiata per una ragazza bianca per riuscire a schivare almeno una parte delle doppie disgrazie che la società riserva a una persona che nasce donna e nera. Dopo quella parte in Imitation of life, si dice soddisfatta se gli spettatori hanno creduto che fosse realmente bianca, o che avessero preso la sua interpretazione come vera, voleva dire che era stata convincente, aveva interpretato al meglio il suo ruolo. Ma non vuole più ripetere quella parte.

Uscire dagli stereotipi, valorizzare i talenti, infondere fiducia tra la comunità artistica nera. Tutto era sempre più urgente e il clima culturale, artistico, letterario, musicale sembrava spingere in quella direzione. L’eredità del pionieristico New Negro Movement e gli artisti dell’Harlem Renaissance da un decennio avevano dato un nuovo sviluppo ai fermenti culturali afroamericani. New York era diventato il centro di attrazione dei neri del sud in fuga dalle discriminazioni istituzionalizzate dalla legge Jim Crow. Si univano, si confondevano e s’intrecciavano culture diverse, quelle francofone di New Orleans, quelle rurali con quelle urbane. Speranze sociali, alimentate dagli echi della rivoluzione russa e dalla conflittualità operaia avevano reso possibile costruire un solido supporto alle nuove istanze artistiche orgogliosamente nere.
Nel 1937 assieme a Paul Robeson, Ethel Waters, Marianne Anderson, Noble Sissle, Fredi Washington fonda Negro Actors Guild of America nel tentativo di eliminare le rappresentazioni stereotipate degli afroamericani nelle rappresentazioni teatrali e cinematografiche. Al momento della fondazione aveva sottolineato la necessità di attribuire ruoli più realistici agli afroamericani. L’associazione doveva contribuire a promuoverne le abilità e sviluppare maggiori opportunità di recitazione per gli attori neri.

Dalla sua fondazione Fredi Washington, dedica all’associazione buona parte delle sue energie e del suo tempo. Parallelamente a impegni teatrali come drammaturga e consulente (anche per Porgy and Bess di George Gershwin), recitazione in alcune pellicole, il suo impegno si divide tra l’attività dell’associazione che ben presto conta su oltre settecento membri e quello di scrittrice, giornalista e attivista nella National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), che avrà un ruolo decisivo nella lotta per i diritti civili tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
In un’intervista del 1945 Fredi Washington riassume così il suo impegno e il suo pensiero: “Sono una cittadina americana e per Dio, tutti abbiamo diritti inalienabili e ovunque questi diritti vengano compromessi, non resta altro da fare che combattere... e io combatto. Quante persone pensi che ci siano in questo Paese che non hanno sangue misto, ce ne sono pochissime o nessuna, ciò che ci rende ciò che siamo, sono la nostra cultura ed esperienza. Non importa quanto bianca sembro, dentro mi sento nera. Per dimostrare che non accetto la superiorità dei bianchi, ho scelto di essere un negro” .
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