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GIORNO PER GIORNO 12 marzo

Aggiornamento: 13 mar 2021

12 marzo 1955

Muore Charlie Parker. Gregory Corso scrive Requiem per “Bird” Parker, musicista; Julio Cortazar gli dedica il breve romanzo l’inseguitore nel 1959, cinquanta anni dopo viene pubblicato in Spagna con le illustrazioni di Josè Munoz, proposto nel 2016 in Italia


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“Impara tutto sulla musica e sul tuo strumento, poi dimentica tutto sia sulla musica che sullo strumento e suona ciò che la tua anima detta. Non suonare il sassofono, lascia che sia lui a suonare te. La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento”

(Charlie Parker)

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Era il 1949, sul palco della Salle Pleyel a Parigi, dove Charlie Parker ha appena finito di ammaliare il pubblico con le note del suo sax, arriva una rosa lanciata dalla platea. Il musicista, felice, sorride, la bacia, osserva il pubblico e la mangia, petali, gambo e spine.

“(…) a poco a poco si estraniava e continuava a fare allusioni al tempo, un argomento che lo preoccupa da quando lo conosco. Ho visto pochi uomini così preoccupati da tutto quello che ha a che fare col tempo, un argomento che lo preoccupa da quando lo conosco. È una mania la peggiore delle sue manie, che sono tante. Ma lui la sviluppa e la spiega con una grazia a cui pochi possono resistere.

-Questo lo sto suonando domani-”

“La gente pensa che certe cose sono il colmo della difficoltà, e perciò applaudono i trapezisti, oppure me. Io non so che cosa immaginano, che uno si stia spaccando a pezzi per suonar bene, oppure che il trapezista si rompa un tendine ogni volta che fa un salto. In realtà le cose difficili per davvero sono altre e ben diverse, tutto quello che la gente crede di poter fare ad ogni momento: guardare, per esempio, o capire un cane o un gatto. Queste sono le difficoltà, le grandi difficoltà. Ieri sera mi è venuto in mente di guardarmi in questo specchietto, e ti assicuro che era così tremendamente difficile che per poco non mi getto giù dal letto. Immagina che stai vedendo te stesso: solo questo basta per sentirsi il freddo in corpo per mezz’ora. Realmente quel tipo non sono io, fin dal primo momento ho sentito chiaramente che non ero io. Lo afferrai di sorpresa, lo colsi di sbieco, e seppi che non ero io. Questo lo sentivo, e quando si sente qualcosa… Ma è come a Palm Beach, sopra un’onda te ne cade una seconda, e poi un’altra… Appena hai sentito, arriva già il resto, arrivano le parole… No, non sono le parole, è quel che sta dentro le parole, quella specie di gomma da incollare, quella bava. E la bava viene e ti copre, e ti convince che sei tu quello dello specchio. Ma sono proprio io, coi miei capelli, questa cicatrice. E la gente non si accorge che l’unica cosa che accettano è la bava, e per questo gli sembra tanto facile guardarsi allo specchio. O tagliare un pezzo di pane col coltello”.

“Soprattutto non accetto il tuo Dio, - mormora Johnny. - Non venirmi fuori con quello, non te lo permetto. E se davvero sta dall'altra parte della porta, accidenti se me ne frega qualcosa. Non c'è nessun merito nel passare dall'altra parte se la porta te la apre lui. Sfondarla a calci, questo sì. Romperla a pugni, eiaculare contro la porta, pisciare un giorno intero contro la porta. Quella volta a New York io credo che riuscii ad aprire la porta con la mia musica, finché dovetti fermarmi e allora il maledetto me la richiuse in faccia solo perché non l'ho pregato mai, perché non lo pregherò mai, perché non voglio aver nulla a che fare con quel portinaio in livrea, quell'apritore di porte che aspetta in cambio una mancia, quel…”

(Illustrazioni di Josè Munoz, in corsivo i testi di Julio Cortazar : L’inseguitore Edizioni SUR 2016)


Requiem per “Bird” Parker, musicista di Gregory Corso

(traduzione di Steve Piccolo)


la profezia arrivò per posta: / dopo lo sterminio finale degli uccelli / resterà un uccello balordo / che non saprà gridare / e l’uccello balordo sarà un uccello lento / lungo lungo / da qualche parte c’è un locale / in un locale / dove un vecchio contralto / gettato in un angolo / come un pugno di riso / si chiede che fine ha fatto BIRD /


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voce prima / hai sentito, amico? BIRD è morto / e hanno messo il suo sax sotto chiave / in un angolo, chissà dove / dico dove sarà quel sax, dove cazzo è? /


voce seconda / al diavolo il sassofono / dov’è BIRD, piuttosto? /


voce terza / andato / BIRD era già andato oltre / il muro del suono, con il tubare del sax / era più alto della luna / BIRD si sporgeva dal tetto / piegato come un monaco stralunato / strumento in mano, guardava / la gente dall’alto in basso / con i suoi strani occhi socchiusi / borbottando tra sé: «già, già» / come se niente avesse un minimo di significato /


voce quarta / la sbronza serale già avviata / solo nella sua gabbia dorata all’ultimo piano / BIRD, un fiore nero nella nera mano / suonava per il cielo / facendolo felice! e nel bel mezzo / del logorato uso delle cose / BIRD, pifferaio, dava fiato a una farfalla screziata / a un topo ritmico e irritato / come se le stelle non sapessero il fatto loro / ma in quel momento è arrivato un uccello balordo /


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voce terza / già, un uccello del cazzo – – / BIRD stava cantando / e un altro uccello è apparso dal nulla / un uccello fasullo / un uccello balordo, con le ali che strisciavano per terra / BIRD non gli dava retta, continuò a suonare / ma l’altro, il cafone, non mollava /


voce prima / sì, anche a me hanno raccontato / che quell’uccellaccio lento si è posato / proprio di fronte a BIRD e si è messo a fissarlo / BIRD gli ha detto: «piantala» / e ha continuato a suonare /


voce seconda / bravo BIRD! / ha dato una bella lezione a quell’uccello noioso /


voce prima / ma non è bastata, amico / all’uccello balordo è venuta la bava al becco / riempiva la stanza di cacofonia / «amico, non puoi farlo altrove?» BIRD implorò / ma l’uccellaccio andava su e giù / come un vecchio spilorcio che medita un tiro mancino /


voce terza / già, a quel punto BIRD aveva capito che l’impostore / era lì per rompere / BIRD stava per andarsene, quando a un tratto / l’uccello balordo ha ficcato la testolina dura / nella campana del sax / seccato, BIRD ha emesso una nota lunga, esasperata /


voce prima / era la sua ultima nota, amico, l’ultima / quell’uccello noioso è riuscito a ficcargli la morte in gola / e tutto il palazzo si è messo a tremare / quando BIRD ha lasciato cadere il suo sax / e il cielo è diventato scuro, sempre più scuro / e l’uccello balordo ha preso BIRD tra le ali infangate / l’ha trascinato giù / giù fino in fondo.


voce quarta / BIRD è morto / BIRD è morto


voci prima e seconda e terza / già, già


voce quarta / piangete per BIRD / perché BIRD è morto


voci prima e seconda e terza / già, già


La musica è la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza. Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento


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