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GIORNO PER GIORNO 11 luglio - Una guerra di informazioni e bugie

11 luglio 1969

 

Una guerra d’informazioni e di bugie



L’11 luglio del 1969,varie riviste underground rilanciano alcune notizie minori sul movimento contro la guerra, notizie minori che fanno notizia e controinformazione.


La guerra americana contro il Vietnam era nata e si era appoggiata su una serie di falsità, messa in scena, mistificazioni. Iniziata già negli anni Cinquanta quando gli Usa avevano fornito armi e “consiglieri” militari ai colonialisti francesi ormai in rotta, sconfitti dalla lotta per l’indipendenza nazionale dei vietnamiti, era proseguita e avviata in proprio dal presidente Kennedy, e infine aveva avuto la sua impennata, l’inizio dell’escalation, con Lindon B. Johnson, diventato presidente dopo l’assassinio di Kennedy. Nel luglio 1964 aveva organizzato prima alcune azioni provocatorie con navi militari nelle acque territoriali del Vietnam e poi si era inventato un casus belli, un attacco mai avvenuto alle proprie navi nel golfo del Tonchino. Se le dichiarazioni del Presidente e dello Stato maggiore dell’esercito avevano portato all’approvazione del Congresso americano dell’attacco al Vietnam del Nord, senza neanche una formale dichiarazione di guerra, le parole e le circostanze erano apparse più che dubbie già da subito. Ma solo a guerra conclusa (e persa) saltarono fuori le prove del piano di Johnson e del segretario alla Difesa McNamara. La guerra d’aggressione da allora veniva presentata come guerra di difesa, il governo fantoccio, ultra corrotto e dittatoriale del Sud, veniva presentato come legittimo, gli oppositori alla guerra come pochi,isolati e quando l’evidenza dei numeri lo negava si parlava di ingenui e di manovrati da potenze straniere.


A raccontare la verità sul criminale uso del napalm da parte dei bombardieri americani, delle stragi dei civili, all’inizio erano state soprattutto le pubblicazioni underground, capaci di monitorare in ogni stato americano, in ogni regione, contea, distretto, le azioni di dissenso, di mobilitazione, di rifiuto della cartolina di chiamata alle armi e avere notizie di prima mano dai soldati mandati al fronte a combattere. Ma soprattutto dal 1967 il movimento contro la guerra era cresciuto qualitativamente e quantitativamente in maniera così dirompente, da costringere anche l’editoria più convenzionale a documentare gli stessi orrori della guerra, le perdite tra l’esercito americano e l’allargamento del movimento di opposizione. Capitava che certe notizie rimbalzassero tra le testate e persino che venissero riprese nei quindicinali underground dai quotidiani dopo un certo tempo.


Alcuni giornali underground, della California, del Texas e del New Mexico, riportano la notizia della prima mobilitazione l’11 luglio in vari centri promossa da una nuovo coordinamento di organizzazioni che “hanno formato il Comitato americano per la solidarietà con il popolo vietnamita per ‘diffondere informazioni sul coinvolgimento del nostro governo in questa vergognosa guerra e sostenere la crescente richiesta di un completo ritiro.’ La nuova organizzazione per la pace afferma che la sua formazione è stata motivata dalla dichiarazione di politica estera del governo rivoluzionario provvisorio della Repubblica del Vietnam del Sud che aspira ‘a raggiungere un coordinamento attivo con la lotta del popolo americano contro la guerra di aggressione imperialista degli Stati Uniti in Vietnam’. La dichiarazione organizzativa del gruppo per la pace ha anche invitato "i cittadini preoccupati in altre aree a istituire sezioni locali’".


Ormai la mobilitazione contro la guerra trova sempre più spesso accanto ai giovani, agli studenti, ai nativi, agli afroamericani anche organizzazioni sindacali, soprattutto dei braccianti agricoli e dei lavoratori immigrati che si trovano senza diritti se non quello di essere arruolati e andare a morire. Ci sono anche organizzazioni religiose, cristiane e cattoliche e la loro presenza spesso fa più notizia e crea più allarme nelle alte sfere del potere.


In tutte le maniere il governo americano ha tenuto segreto il numero di morti tra i soldati americani, le bare e i cadaveri che tornano dentro i sacchi neri di plastica, vengono nascosti, non si sa il numero esatto di giovani fuggiti in Canada o in Europa per non andare a combattere, quanti si sono rifiutati di indossare la divisa e quanti siano i disertori in Vietnam. Una notizia in breve fortunatamente circola da alcune settimane sui quotidiani nazionali e viene ripresa dai giornali underground settimanali o quindicinali che escono l’11 luglio:


In Vietnam vengono lanciate operazioni top secret per uccidere o catturare disertori americani che combattono per l'NLF,(National Liberation Front del Sud Vietnam) secondo un articolo del London Express ristampato il 24 giugno sul New York Post. Le operazioni sono state ordinate in quanto il problema delle truppe che sbandano nelle zone di guerra diventa sempre più grave. Molti di loro sono soldati neri, che fanno sapere che stanno disertando come gesto a sostegno del movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti . Al quartier generale americano a Saigon un portavoce ha confermato che gli ultimi dati mostrano che le diserzioni in Vietnam stanno correndo a un ritmo di quasi dieci al giorno. Non è stato in grado di rivelare il numero totale di disertori, né si sa quanti si uniscano al "nemico". Nella zona di Danang, un gruppo di disertori neri ha formato un plotone di potere nero e ha tenuto regolari parate di esercitazioni vicino a un villaggio. Coloro che disertano sono estremamente utili per l'NLF. Portano con sé una conoscenza dettagliata di come funzionano le attrezzature americane e di come funzionano le unità americane. Nel delta del Mekong ci sono state segnalazioni di disertori che utilizzano radio rubate per intercettare le lunghezze d'onda dell'esercito per indirizzare male l'artiglieria e il fuoco degli elicotteri. Questi uomini sono considerati una tale minaccia che le truppe dei Berretti Verdi vengono utilizzate per cercare di rintracciarli. Ai Berretti Verdi viene ordinato di ucciderli se è impossibile catturarli vivi. Finora non ci sono state segnalazioni di una corte marziale di alcun americano che si sia unito all'NLF.”

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