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GIORNO PER GIORNO 10 giugno - Kafka in Arizona

10 giugno 1964

 

Kafka in Arizona



Gila Band, Arizona, secondo giorno di interrogatorio, terzo dietro le sbarre per il quindicenne Gerry Gault, accusato di aver detto oscenità al telefono. La terza udienza, sempre senza difesa, garanzie processuali, contradditorio, testimonianze, con la condanna a sei anni di reclusione in un carcere minorile, innesca un’azione di un coraggiosissimo e preparatissimo collegio di difesa femminile che porrà fine alla legislazione speciale per i minori e l’abuso delle condanne agli “ istituti di correzione”.


La signora Ora Cook il 6 giugno aveva ricevuto una telefonata che l’aveva inquietata, tanto da sporgere denuncia allo sceriffo della città di Gila Band. Secondo le sue parole, una voce infantile aveva pronunciato una sequela di parolacce, che precisa essere, “quelle che dicono i ragazzini”. Lo sceriffo è un segugio e ci mette solo due giorni per pescare i pericolosi autori del misfatto. Secondo lui non possono che essere Gerald Gault e Ronald Lewis. Li arresta portandoli nella prigione della contea. Li interroga, non si preoccupa di avvisare nessuno. I genitori sono sino a sera al lavoro e l’8, quando tornano nella roulotte dove la famiglia abita, preoccupati, mandano un altro figlio a cercarlo. E’ solo così che vengono a sapere dell’arresto. il 9 e il 10 il giudice McGee si occupa di definire il procedimento giudiziario a loro carico. I due ragazzi vengono più volte interrogati senza alcuno a presenziare, né avvocati e assistenti sociali. Non viene ascoltata l’accusatrice, non si cercano eventuali testimoni. I ragazzi impauriti si accusano a vicenda, si contraddicono, si riconoscono colpevoli. Il 10 giugno il giudice si limita ad informare con un biglietto le famiglie che l’udienza definitiva si terrà il 15 giugno. Ma a quel punto i “giochi” son fatti.



Gerry Gault a soli 15 anni è già per lo sceriffo e per il giudice il colpevole ideale. All’età di dodici anni pare che avesse il vizio di sollevare la cornetta del telefono, fare numeri a caso e dire stupidaggini. Ma non risulta alcun che del genere in atti ufficiali, ufficiosi e neanche in denunce, lamentele, voci di quartiere. Nello stesso periodo è risultato sospettato da un compagnetto di aver fatto sparire un guanto da baseball, ma anche in questo caso niente denuncia, neanche una lamentela o una reprimenda ufficiale. Gerry in giugno, a 15 anni, però è un sorvegliato speciale. Per sei mesi è sotto sorveglianza perché un giorno è stato visto in compagnia di un ragazzo che era stato incriminato per aver rubato un portafogli da una borsetta. Anche in questo caso nessuna denuncia, nessun reato da imputare al ragazzo. Ma tutto questo concorre per vedere in lui un’estrema pericolosità da stroncare sinché si è ancora in tempo. Se poi si aggiunge la famiglia operaia, i genitori assenti per lavoro mattina e sera, l’abitare in una roulotte, la condanna che il giudice infligge al ragazzo il 15 giugno non può che essere la più estrema: sei anni di riformatorio, sino al conseguimento della maggiore età.


La legge dell’Arizona considera grave il reato di turpiloquio se questo è fatto in presenza di donne e bambini. Un adulto per questo reato rischia una condanna massima di un mese di reclusione e una multa tra i 5 e i 50 dollari. Un adulto ha diritto ad essere interrogato alla presenza di un avvocato, avvisato che ha diritto di non rispondere e degli altri suoi diritti. Gerry Gault, come gli altri minori americani non ha nessun diritto. Finisce condannato a passare sei anni in un orrendo e violentissimo luogo di pena che l’ipocrisia fa chiamare scuola di riabilitazione.


I giudici del tribunale per i minorenni avevano un ampio margine di manovra per incarcerare o punire i bambini come ritenevano opportuno, purché le misure fossero destinate a portare i giovani sulla “strada giusta”. In riformatorio si finiva così per mille ragioni senza ragione, per mille sanzionabili situazioni che potevano comprendere l’assentarsi da scuola, bighellonare, vivere trascurati in famiglia, non averne. Istituti popolati per lo più da ragazzi afroamericani, figli di immigrati e bianchi poveri.


Ma la storia se per lo sfortunato Gerry diventa tragica, la vicenda assume man mano una dimensione nazionale inaspettata. La famiglia pur poverissima non molla il ragazzo. Le cronache e gli avvocati definiranno “incazzatissimo” il padre. Entrambi disperati ma attivissimi, mamma e babbo cercano ogni possibilità legale per farlo uscire. Sino a che raccolti gli ultimi risparmi, un centinaio di dollari, che neanche bastano per affrontare le spese burocratiche, si rivolgono agli avvocati che si occupano di diritti civili. Avevano esaurito gli appelli legali per il rilascio, i soldi, le speranze. Ma anche la pazienza.


Tra gli assistenti dei legali a cui si erano rivolti in un primo momento per la presentazione dei ricorsi c’era l’avvocata Amelia Lewis che studia il caso e capisce che deve agire sull’iniqua disparità di trattamento giuridico tra minorenni e adulti, a lei si affianca spontaneamente un’altra avvocata, come lei aderente all’ACLU, l’Unione Americana per le Libertà Civili. Si chiama Gertrud Mainzer, viene da New York ed è una sopravvissuta al campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen. Sono due donne energiche, resolute, ostinate e sicure che una soluzione positiva per Gerry Gault avrebbe potuto cambiare l’intera procedura penale minorile.


"Traute [il soprannome di Gertrud Mainzer] è stata la persona più interessante e stimolante che ho incontrato in tutte le mie ricerche", afferma il giurista David S. Tanenhaus., autore de I diritti costituzionali dei bambini: ‘in re Gault’ e giustizia minorile, “Ha portato la sua prospettiva di sopravvissuta, ed era l'unica che potesse parlare del ruolo e delle condizioni che la detenzione ha sui bambini. Potrebbe discutere del danno a lungo termine in un modo che penso abbia fatto la differenza".


La perseveranza dei genitori di Gerry, Marjorie e Paul Gault, la passione e l’acutezza delle due avvocate attivano un meccanismo che coinvolge altri giuristi, studiosi, avvocati, costituzionalisti, giornalisti e attivisti per i diritti civili, sino ad appellarsi alla Corte Suprema degli Stati Uniti. L’enormità del caso fa il resto.


Con il ragazzo rimesso fortunatamente già in libertà, quasi tre anni dopo i fatti, il 15 maggio del 1967 viene emessa una sentenza storica dalla Corte Suprema che cambia il diritto penale minorile: stabilisce che la pena di Gault rinchiuso per sei anni nel riformatorio (la State Industrial School) era stata una violazione del sesto emendamento poiché gli era stato negato il diritto a un avvocato, non era stato formalmente informato delle accuse contro di lui, non era stato informato della possibilità di non rispondere e non aveva avuto l'opportunità di confrontarsi con i suoi accusatori.

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