GIORNO PER GIORNO 1 luglio - Quando la musica cambia
- Andrea Colombu
- 1 lug 2021
- Tempo di lettura: 6 min
1 luglio1967
“Quando la musica cambia, tremano I muri della città” (Joe Boyd)

Prime ore del mattino dell’1 luglio del 1967, ormai sabato.. La serata del venerdì all’UFO club in Totthenam Court a Londra si protrae con l’esibizione dei Tomorrow, la band che allora contendeva a Syd Barrett e ai suoi Pink Floyd la figura più riconosciuta, importante ed eccitante della scena psichedelica. Il locale, innovativo per le performance di luci ed effetti scenici, ha ripreso l’idea delle dream machine di Brion Gysing, David Woodard e William Bourroughs. Uno spettacolo che contribuisce ad avvolgere e frastornare il pubblico, lo rende in sintonia con la musica e con le vibrazioni che i musicisti creano.

“Gli anni ’60 iniziarono nell’estate del 1956, finirono nell’ottobre del 1973 e raggiunsero il loro apice poco prima dell’alba del 1° luglio 1967 durante una esibizione dei Tomorrow all’UFO Club di Londra”.
Ad affermarlo, nell’incipit del suo libro White bicycles è Joe Boyd geniale produttore,scopritore di talenti, organizzatore, discografico, tour manager e altro ancora, attivo dagli anni 60 fino ad oggi. Un uomo la cui biografia coincide sia con le epoche migliori della musica giovanile, del beat,garage, della psichedelica, del folk, la riscoperta del blues, sia con quella dei movimenti della controcultura, dell’underground, della alternativa.
L’Ufo Club è il frutto di un’intuizione di due personaggi carismatici nella Swinging London e nella Londra alternativa, Joe Boyd e John “Hoppy” Hopkins. Il primo, con all’attivo la promozione in America e in Europa dei grandi nomi del blues e del jazz, è arrivato da poco dagli Usa con l’incarico di trovare nuovi talenti, musicisti innovativi per la californiana Elektra records, che ha già Doors, Tim Buckey, Paul Butterfield blues band. Il secondo è l’ideatore del primo giornale underground inglese, It, International Times, che assieme a Oz, costituirà il punto di riferimento per la gioventù alternativa. Entrambe le testate subiranno negli anni ogni possibile forma di odiosa censura e i direttori più volte denunciati e incarcerati.

Hopkins è anche tra coloro che inventò, l'utopistica London Free school a Notting Hill, raro esempio di pedagogia sociale e libertaria, e si trova in prigione da alcuni mesi condannato da un giudice che lo ha definito “parassita”per alcune canne di erba di cui aveva rivendicato il possesso, contestando la non scientificità della legge che ne vietava l’uso. Un grande movimento di opinione si stava sviluppando in suo favore e per la legalizzazione della cannabis e la notte del 30 giugno era partito un corteo spontaneo. Trecento persone che di notte urlano il suo nome, che lo vogliono libero, che si recano sotto la sede di News of the world, uno squallido giornaletto scandalistico che aveva proprio in Hopkins il bersaglio preferito e che alla fine della manifestazione non autorizzata si riparano, o si riversano secondo i punti di vista, proprio all’Ufo Club, portando gli evidenti segni di elettricità e emotività accumulata. Vengono accolti dai Tomorrow con due dei loro classici: White Bycicle, dedicato alla rivoluzione culturale e ambientalista dei Provos olandesi e poi Revolution. L’intensità, la forza della musica come per un segnale concordato si sollevano di grado senza fermarsi, alla band si aggiunge Skip, il batterista dei Pretty Things, altra garage band amatissima lasciando che Twink, possa lasciare il suo drumming per buttarsi a cantare strisciando tra il pubblico per poi abbracciarlo e farsi abbracciare mentre tutti e tutte cantano “Revolution is my girl friend..”.

In quegli anni, racconta Joe Boyd, “si credeva che, quando la musica cambia, tremano le mura della città.” E la musica stava cambiando realmente. Non era solo intrattenimento, non era più spettacolo con artisti da una parte e pubblico osannante sotto il palco.

I Tomorrow erano stati scoperti da Joe Boyd e da lui prodotti esattamente in contemporanea con i lavori e la pubblicazione di Arnold Lane, primo disco dei Pink Floyd nato dall’inarrivabile creatività di Syd Barrett. La band con una lunga trafila di esperienze con altri nomi e una fascinazione mod per la musica nera e soprattutto per il R&B aveva spostato il suo tiro verso una sovrapposizione di stili, echi, influenze tanto da creare all’epoca una novità nel ricco panorama inglese e nella scena psichedelica che all’UFO club comprendeva, altri beniamini di Boyd, i Soft Machine. Forse tra tutte le band del momento, gli elementi dei Tomorrow sono quelli più realmente legati alle istanze alternative dei vari movimenti giovanili. Non per niente per alcuni decenni ritroveremo i loro nomi vicino o all’interno di tutti i cambiamenti musicali, estetici, comportamentali e sociali, nell’intreccio delle vicende che interesseranno International Time e Oz, e band come Deviants, Pink Faries, le produzioni di Mick Farren, le fanzine e le autoproduzioni del punk, della New wave e oltre.
Del resto anche per quanto riguarda Joe Boyd sarebbe impossibile elencare le sue produzioni e attività che oltre la musica comprendono anche letteratura,saggistica, cinema e che in campo musicale andavano da Nick Drake ai Farport Convention e John Martyn, incredibile String Band sino a Rem e 10.000 Maniacs di Natalie Merchant, e poi hip hop ecc Ma soprattutto era ed è un uomo di grande cultura e quando nell’incipit del suo White Bicycles, evidente omaggio a Tomorrow e Provos, fa iniziare gli anni Sessanta nel 1956 per finire nel 1973 sa di cosa parla. Perché?

L’estate del 1956 è quella della diffusione del rock’n’roll attraverso la trasmissione American Bandsteand di Dick Clark, compimento di quel fenomeno che lo storico ed esperto di subculture giovanili Jon Savage ha chiamato “Invenzione della gioventù”, invenzione di un soggetto per cui inventare consumi specifici, abbigliamento, motori, alimentazione, divertimento e musica. Gli anni Sessanta sono anche questo e il suo contrario, perché i giovani sono anche un soggetto capace di rovesciare subalternità e passività. E proprio a partire dall’Inghilterra.
Il 1956, quando arriva il film Rock around a clock, le cui proiezioni sono spesso accompagnate da disordini e scontri con la polizia (“rebel without cause”?)ci sono già i segni di un vero cambiamento sociale, politico, economico, culturale. L’impero britannico perde davanti a tutti la sua forza e prestigio a Suez con la nazionalizzazione egiziana del canale e il fallito piano architettato con la Francia di favorire un intervento di Israele per occupare poi e gestire il canale e i traffici marittimi che consentiva. Culturalmente è l’anno di Ricorda con rabbia, l’epocale rappresentazione teatrale di John Osborne, l’anno del Free Cinema, di Lorenza Mazzetti, Karel Reisz, Lindsay Anderson e Tony Richardson, una produzione cinematografica nuova che per tutto il decennio successivo presenterà pellicole girate con un punto di vista diverso, preso dalla strada, dalla classe operaia, dai quartieri popolari e soprattutto interno ai sommovimenti giovanili.
Mary Quant ha inaugurato la sua prima boutique nell’ultimo mese dell’anno precedente, John Lennon mentre suona con i Quarrymen a una festa scolastica incontra a inizio 1957 Paul Mc Cartney il quadro approssimativamente è questo. Ma l’estate del 1956 è anche quello di un altro Tomorrow.
Non ancora la psycho-electric band del decennio successivo,ma quello della mostra profetica e futuribile “This is Tomorrow” dove dodici gruppi diversi di architetti, urbanisti, pittori, visual artist con linguaggi diversi proponevano visioni di un domani da costruire mediante collaborazioni e visioni comuni.
Gli anni Sessanta dunque iniziano nel 1956 e terminano nell’ottobre del 1973 con la cosiddetta “crisi petrolifera”e l’embargo dei paesi produttori contro quelli che sostenevano le illegittime occupazioni territoriali di Israele. Il conseguente aumento esorbitante dei prezzi del greggio aveva posto fine al ciclo di espansione economica occidentale durato negli anni Cinquanta e Sessanta. Ma non è solo l’economia a subire crisi e depressione (che ovviamente coinvolge soprattutto operai, popolazione e classi sociali già svantaggiate. Anche l’arte, la cultura, la musica non ha più la stessa forza propulsiva, i movimenti sociali si chiudono sempre più in sé, la repressione sociale e la guerra sono sempre più furiose e insensate.

Il rock diventa sempre più mainstream e barocco, i palchi sono immensi e immersi in scenografie che nascondono altre assenze (novità, passione…). La battuta che riassume la fine di un’epoca è quella che indica in giorni cinque il tempo che ci vuole solo per montare sul palco la batteria dei Pink Floyd. Il Glam è diventato una triste barzelletta, il progressive si è esaurito e ha generato un rock sinfonico sovrabbondante e alla lunga noioso, la musica di Canterbury cerca altre forme e luoghi di resistenza, Bowie e Marc Bolan fortunatamente mostrano risorse infinite e in tante piccole nicchie sopravvivono i grandi nomi del momento, tutti vicini al mago Joe Boyd: Nick Drake, che tutti scopriranno soprattutto dopo la sua scomparsa, il talentuoso John Martyn, i rinnovatori della folk music britannica Fairport Convention e gli inebrianti Incredible String Band.
Mentre trionfa una sorta di musica che viene chiamata “Bubble gum”, qualcuno scava sotto le macerie per un nuovo sconvolgimento culturale…
Tomorrow - My White Bicycle (1967)
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