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GIORNO PER GIORNO 1 giugno - Give Peace a Chance

1 giugno 1969

 

Give Peace a Chance



Gli studenti universitari protagonisti del film Fragole e sangue del regista Stuart Hagmann sono in sciopero e riuniti in assemblea, pacifici e intenti in discussioni quando la Guardia Nazionale fa irruzione nel campus con una violenza preparata per incutere terrore, spezzare ossa e resistenza, inibire la voglia di proseguire la lotta. Gli studenti, ritmano con le mani e cantano a squarcia gola Give Peace a Chance e davanti ai manganelli che si abbattono sulle loro teste alzano inutilmente le mani…


Dal 26 al 31 maggio 1969, John Lennon e Yoko Ono avevano riproposto il bed-in, happening di protesta d’amore e contro la guerra, convocando nell’albergo di Montreal amici musicisti e attivisti. Al termine della settimana, tutti assieme, il primo giugno registrano in presa diretta una cantilena gioiosa che entrerà nella storia dei movimenti contro la guerra: “quello che chiediamo è solamente che si possa dare una speranza alla pace”.


«Quello che stiamo realmente facendo è inviare un messaggio al mondo, principalmente ai giovani, o a chiunque sia interessato a protestare per la pace o contro ogni forma di violenza», dichiara John Lennon, «Per cose come le marce di Grosvenor Square a Londra, il prodotto finale è stato che i giornali hanno parlato solo degli scontri. Abbiamo fatto il ‘Bed-in’ ad Amsterdam e a Vienna solo per dare alla gente un'idea che ci sono molti modi di protestare, e questo è uno di questi. E chiunque potrebbe farsi crescere i capelli per la pace o rinunciare a una settimana delle proprie vacanze per la pace. Protestare contro la guerra, comunque, ma pacificamente, perché pensiamo che la pace si ottiene solo con metodi pacifici, e combattere l'establishment con le sue stesse armi non va bene, perché vincono sempre loro, e vincono da migliaia di anni. Sanno come giocare al gioco violento, ed è più facile per loro quando possono riconoscerti e spararti».


John Lennon, come il resto dei Beatles non aveva particolarmente brillato negli anni precedenti per posizioni nette: allusivi nei testi, timidi nelle dichiarazioni, mai andati oltre una generica condanna della guerra, erano passati da storie d’amore adolescenziali a invocazioni di pace e amore in sintonia con nuove tendenze pacifiste e spirituali. Capaci di interpretare molte istanze e desideri generazionali giovanili, avevano rispettato almeno sino al 1966 la consegna manageriale di indossare la maschera alquanto stretta e a lungo non sopportabile dei bravi ragazzi, estrosi ma non antisociali, diversi ma non ribelli, affidabili o almeno tollerabili. Che poi tutta la “swinging era” vivesse su equivoci e sulla rincorsa a recuperare rispetto all’America quella che lo storico Jon Savage chiama “L’invenzione della gioventù” stava nei fatti, ma era emozionante viverla o sentirsene parte. Il giovane come destinatario di consumi propri, abbigliamento, musica, spettacoli, cinema, cultura, luoghi. In questo contradditorio mondo di desideri e pubblicità, aspirazioni e consumi, desiderio di libertà e prodotti che ne assumevano i connotati, si verificavano tra risultati imprevisti e indotti, trasformazioni nei comportamenti e nelle scene che nessuno stregone sul momento sarebbe riuscito a domare una volta evocatone lo spirito.


Yoko Ono sin da giovanissima aveva potuto sperimentare e affinare uno spirito creativo e ribelle con gli artisti di Fluxus, con loro aveva sperimentato le potenzialità delle arti per veicolare messaggi sociali e politici, per muovere dubbi, sollecitare punti interrogativi, assunzioni di responsabilità e coscienza critica. L’idea di performance, dell’uso del corpo come espressione pubblica, dell’utilizzo pubblicitario dei gesti clamorosi erano una parte del bagaglio creato da quel movimento e lei ne è stata sempre bravissima interprete.


In marzo avevano trasformato il viaggio di nozze in un’azione pubblica contro la guerra, con il primo bed-in ad Amsterdam, «ma per noi era importante anche il gesto artistico», racconta Yoko Ono, «era importante il modo in cui lanciavamo il messaggio, il modo più pacifico di tutti, stando in un letto, mettendo in scena soltanto l'amore. E il clima attorno a noi era davvero fantastico». Poi erano stati a Vienna convocando una conferenza stampa e parlando chiusi dentro un sacco, erano apparsi nudi sulla copertina del loro disco Unfinished Music No.1: Two Virgins, come per spogliarsi di tutto quanto fosse loro attribuito e da cui potessero essere stati condizionati e avevano mandato a capi di stato di tutto il mondo pacchettini contenenti ghiande da seminare per un futuro pacifico e naturale. Nel maggio del 1969 avevano deciso di ripetere l’azione del bed-in dedicandola al pubblico nordamericano più direttamente coinvolto nella protesta contro la guerra in Vietnam. Non potendo ottenere un visto d’ingresso negli Stati Uniti, per una precedente pendenza di John per possesso di marijuana, avevano deciso di intercettare la stampa americana durante un soggiorno alle Bahamas e preferendo dopo un primo giorno di trasferirsi nel più fresco Canada, a Montreal, all’Queen Elizabeth Hotel stanza 1742.


Tra gli invitati Allen Ginsberg e Timothy Leary, l’attore e attivista Dick Gregory e il dj Murray the K, la cantante pop Petula Clark e l’addetto stampa dei Beatles Derek Taylor, il chitarrista Tommy Smothers e altri musicisti e amici. Dalle nove del mattino alle nove di sera ricevono i visitatori, giocano con Kyoko, la figlia di Yoko e con altri bambini, cantano con rabbini e Hare Krishna discutono con il disegnatore Al Capp, creatore del popolarissimo fumetto Lil Abner e schierato contro i pacifisti, parlano di tattiche per affrontare i media con posizioni guerrafondaie, parlano di impegno, di sporcarsi le mani ma anche di piccole cose da cui partire per rivoluzionare la vita di ciascuno perché il vero lavoro dell'umanità inizia a casa, nelle camere da letto e nelle relazioni personali e forse, soprattutto, con se stessi. «Non combattere contro il mostro, combatti te stesso, la tua ignoranza», ha dichiarato Ono a un giornalista.



La mattina del 1° giugno la camera d’albergo si trasforma in una caotica sala di registrazione. Andrè Perry, un tecnico del suono locale ha portato una consolle quattro piste per la registrazione. Il testo e la melodia sono nati nei giorni precedenti, parole semplici che contengono scioglilingua e parti trasformabili e soprattutto parti da cantare tutti assieme come da sempre avevano indicato i Fugs per trasformare le loro canzoni in inni di strada. Il centro sta in quel ripetuto e ripetibile all’infinito Date una possibilità alla pace.


La canzone, pur creata da John e Yoko, per motivi contrattuali esce il mese successivo a firma Lennon Mc Cartney, e inizia a circolare, viene adottata nelle manifestazioni e in ogni manifestazione pacifista. «Pensiamo che funzionerà», ha detto Lennon a proposito dell'impatto della campagna durante uno degli eventi. «Tutto ciò che dobbiamo fare è far capire alle persone che hanno il potere». Potere di farlo, di cambiare le cose.


Il 15 novembre del 1969 la più imponente manifestazione del decennio per porre fine alla guerra vede cinquecentomila persone a Washington D.C., il popolare cantautore e attivista Pete Seeger è sul palco, lancia uno dei suoi canti, ma non è facile coinvolgere la folla. A lato sente una ragazza ritmare con le mani Give Peace a Chance. Confessa di non essere stato troppo attento alle uscite discografiche e di conoscere vagamente il testo, a fianco ci sono altri musicisti e provano a intonarlo, a mo’ di inno, aggiungendo un tono da marcetta, si uniscono anche i componenti di un’altra formazione molto amata, Peter Paul and Mary, le persone a migliaia iniziano a seguire il tempo battendo le mani a ritmo, cantando il ritornello e muovendosi a ritmo, migliaia, decine di migliaia, la folla intera. Impressionante come racconta Pete Seeger: «Se riesci a immaginare diverse centinaia di migliaia di persone che muovono i loro corpi. I genitori avevano i loro bambini piccoli sulle spalle. Ed è stata una cosa tremendamente commovente rendersi conto che la sua canzone stava finalmente arrivando, dove nessuna altra canzone del giorno aveva davvero convinto le persone a partecipare».


Nel gennaio 1991, Yoko Ono, alla vigilia della nuova disastrosa guerra americana, questa volta nel Golfo Persico, in Iraq, convoca decine e decine di musicisti di ogni tendenza musicale per ricantarla ancora. Ci sono Flea e Jack Frusciante, Cindy Lauper e Bonnie Raitt, Ofra Haza e Peter Gabriel, Little Stevens, Felix Cavaliere e i Run, Iggy Pop e Tom Petty, Randy Newman e L.L. Coll J, Little Richard e Lenny Kravitz, e poi ancora un elenco incredibile di nomi.


Give Peace A Chance - The Peace Choir


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